L’imperatore tiranno
- Autore: Henry Venmore-Rowland
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2019
Finalmente i romani di oggi possono leggere le imprese del machiavellico Aulo Cecina Severo.
Traspare una certa sicurezza nei propri mezzi narrativi, dal commento di Henry Venmore-Rowland alla notizia della pubblicazione in Italia del suo primo romanzo storico e primo titolo in carriera. È il giovane autore britannico che ha esordito, nel 2012, con un’avventura nella turbolenta età romana della seconda metà del primo secolo, ora proposta nel libro L’imperatore tiranno, disponibile in Italia dall’estate 2019, per i tipi Newton Compton (320 pagine 9.90 copertina cartonata, 4.99 in edizione digitale).
Nelle fotografie che girano nel web, per un verso la fisionomia dello scrittore ragazzino rivela l’età giovanile, per un altro lo sguardo intelligente fa luce sulle qualità di questo inglesino del Suffolk, contea rurale dell’Inghilterra orientale. Divora da sempre volumi di storia militare antica e alimenta con i viaggi nel nostro Paese la curiosità per le complesse vicende storiche dell’Italia dei Cesari. Entrare idealmente nella storia è del resto l’unica distrazione dall’avvolgente e fin troppo riposante paesaggio bucolico che lo circonda a casa.
La passione per l’epica lo ha portato a studiare storia antica e moderna nel prestigioso St. John’s College di Oxford, prima di trasferire il tutto nei suoi romanzi. Ed il suo non è stato di certo un esordio in sordina. La rete mondiale di appassionati di fiction storiche lo considera già “un autore di grande talento”. Prestigiosi colleghi hanno salutato il suo romanzo come “un avvincente esordio”, “una lettura splendida”: complimenti che arrivano da grandi narratori di storia, Anthony Riches e Douglas Jackson, che hanno accolto con favore anche Aulo Cecina Severo, reso da Henry protagonista delle sue trame e narratore in prima persona delle vicende raccontate in maniera tanto efficace e fluente.
“Cecina è un fine stratega, un Machiavelli del suo tempo” (Jackson). “Intrighi, l’eco di una rivolta e uno straordinario eroe che combatte per la sopravvivenza” (Riches). “Cospirazioni, tradimenti, ribellioni, è pronto a tutto per la gloria di Roma” (dalle note sulla copertina Newton Compton).
Quando Aulo si presenta ai lettori in questo libro è certo di stare per morire sul campo di battaglia, in Britannia, dove le tribù ribelli guidate dalla regina icena Boadicea hanno bloccato la ritirata di due legioni. Diecimila romani sono stretti tra due fitte foreste, con davanti centomila selvaggi col volto striato di fango blu.
Aulo Severo ha vent’anni e comanda i reparti della XX Legione, posti dal generale Svetonio Paolino alla disperata avanguardia centrale. Lui è venti passi indietro rispetto ai suoi e in posizione elevata, per osservare i britanni che indifferenti alle perdite stanno per travolgere la pur strenua linea rossa sottile.
Un uomo a cavallo gli viene a comunicare l’ordine di ritirata (disperata, vista la pressione del nemico): il disarcionamento del messaggero nella confusione offre al giovane comandante l’opportunità di una fuga. Sarebbe certamente disonorevole e forse non basterebbe nemmeno a salvarlo, ma per un caso o per il volere degli dei, l’animale ha uno scarto e si spinge in avanti, verso i britanni.
Prima di finire senza scampo in mezzo all’orda, Cecina scivola dalla sella, imbraccia il gladio e chiede uno scudo ai soldati alle sue spalle, che hanno assunto il solo schieramento possibile: a cuneo. A quel punto, l’unica cosa che possono fare è spingersi con slancio verso il nemico, seguendo quel ventenne e sperando nella sorte.
Il vertice della “testa di maiale” è la posizione più pericolosa ed occorre che gli uomini ai lati restino saldi, combattivi e con loro ciascuno degli altri, fino in fondo allo schieramento.
Ed ecco che d’improvviso, alle spalle, i corni romani suonano l’assalto. I fianchi malconci delle Legioni hanno visto il centro caricare forsennatamente e hanno preso coraggio. Tutte le corti di Paolino si sono trasformate in un cuneo che travolge e schiaccia l’enorme schiera avversaria.
Aulo racconta di questa battaglia vinta, inserendola nel vivo della sua vicenda personale, 820 anni dopo la fondazione di Roma, in un’epoca di opportunisti e cospiratori oltre che di guerrieri. È l’età dell’ultimo dei Cesari. Ci tiene a raccontare la verità ai posteri, perché teme che i lacchè la raccontino invece attribuendo ogni merito all’imperatore (Nerone) e oscurando i suoi. Cecina infatti è un uomo vanitoso, ma lo spinge anche l’intenzione di offrire un punto di vista il più possibile oggettivo sul proprio protagonismo negli eventi, che da Nerone (sul trono dal 54 al 68) condurranno da una dinastia imperiale all’altra, con l’intermezzo di alcune ribellioni.
Si potrà così seguire il suo cursus honorum, come veniva chiamata a Roma la carriera di un patrizio, questo Aulo Cecina, giovane senatore sotto Nerone, poi ufficiale nelle legioni, idealista, coraggioso e soprattutto un buon uomo, soggetto come tutti ai capricci del fato. Ha sposato Salonina, figlia di un commerciante, senza nemmeno conoscerla e per sua fortuna si è rivelata se non altro una ragazzina graziosa, “in una sua leggiadra maniera”. Hanno un bambino.
Dopo la guerra contro Boadicea, ritrova la moglie più matura ed anche lui è cresciuto nei due anni in Bretagna. Riparte da questore della Betica, un incarico niente affatto scomodo in provincia, ma i tempi e i tradimenti non lo lasceranno in pace, sarà costretto a misurarsi con ogni tipo di evento e incertezze, cercando di restare degno dell’onore di Roma.
Scopriremo perché suo nome cambierà in Aulo Cecina Alieno (straniero).
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