L’infinito nel cuore
- Autore: Antonino Raspanti
- Genere: Religioni
- Anno di pubblicazione: 2013
Non è impresa da poco discendere nell’anima di un libro e risalirvi con delle riflessioni in grado di orientare il lettore a leggerlo. A maggior ragione se si tratta di un volume in cui l’autobiografia interagisce con il discorso sul divino. In tal caso, la palpitante realtà esistenziale, il racconto e il sogno si intrecciano in un singolare percorso, dove la ricerca agostiniana è il dato costante per andare oltre la fragilità e la precarietà della condizione umana.
E’ possibile verificare tutto questo ne "L’infinito nel cuore. Dialoghi sulla spiritualità" (ed. Di Lorenzo, Alcamo 2013). Il titolo è davvero intrigante, evoca la nostalgia dell’ origine a dirla con Mircea Eliade e ha già in nuce quel sentimento del metafisico che si concretizza nella scoperta del Dio vissuto, del suo silenzio, della sua voce “che chiama e riecheggia”: nell’ossimoro del “silenzio che parla”. Né psicologismo né fideismo ingenuo nella visione religiosa che si riscontra nel libro, quanto l’esigenza del recupero del lessico filosofico e mistico (espressamente indicato nello stato di preghiera, nella Filocalia del pellegrino russo). E tutto questo inquadrato nell’interazione della ragione, fondante un sistema concettuale, con la rivelazione come comunicazione con l’Essere supremo, vincolo di trascendenza e di immanenza.
Massimo Naro e Baldo Carollo, che ne sono i prefatori, mettono in luce, muovendo da punti di vista diversi ma complementari e convergenti, la storia di una ricerca che si manifesta attraverso il metodo dell’intervista. Siamo nella confessione pubblica, la quale si rivela con la massima trasparenza e senza reticenza alcuna. L’intervistato è il vescovo di Acireale (il “pastore che guida”): monsignore Antonio Raspanti, nativo di Alcamo (cittadina della provincia di Trapani). Autobiografico è l’incipit delle molteplici trame che si snodano a seguito delle calibrate domande di Carollo. Siamo negli anni Settanta che videro sulla scena l’agitazione del mondo studentesco, anche se nella periferica cittadina di un’ovattata provincia di Sicilia ne furono vissuti solamente i riflessi. Da studente liceale, la sua scelta di giovane cattolico è quella dell’impegno responsabile (come non ricordare la pedagogia di don Milani e l’esperienza della scuola di Barbiana?). Egli ama raccontare aneddoti, riferisce di esperienze teatrali, cita gli autori che allora si leggevano, tra cui "Siddharta" di Hermann Hesse, nonché "Eros e civiltà" di Marcuse. Ma è la lettura del Vangelo, oltre alla guida dei maestri spirituali ricordati con una punta di orgoglio, a immetterlo in un cammino di fede “fondamentalmente lineare, graduale, senza salti”. Appena il dato dell’individualità, ancorché necessaria, si eclissa, ecco l’apertura della narrazione ai grandi problemi del bene e del male, della testimonianza nel dolore, del nascere e del morire, sulla genesi, la funzione e il destino dell’anima. Gli schemi interpretativi destano interesse, risultano modulati sul linguaggio dell’ossimoro e dell’ambiguità del reale (a partire dall’analisi di Gianni Vattimo), e individuano la connotazione essenziale della post-modernità nella “rinuncia ai grandi orizzonti di senso”.
Intense, degne del pensatore acuto che spazia dalla letteratura al sapere scientifico-antropologico, nonché del religioso attratto dall’esperienza dei mistici, le pagine sul dolore come “prova” e sulla “gioia” che, vista nel mattino di Pasqua, “cambia di segno” il senso della sofferenza. Soltanto alcune tracce, queste, che potrebbero bastare a stuzzicare l’attenzione alla lettura di questo godibilissimo libro sul cristianesimo e la sua fede: potrebbe sicuramente porsi come supporto della costruzione di una cultura “meno debole”, più decisamente schierata dalla parte di ineludibili prospettive escatologiche.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’infinito nel cuore
Lascia il tuo commento
grazie, sono onorato
Avevo dato, qua e là, una lettura sommaria e casuale al libro “L’infinito nel cuore”,mossa soprattutto dalla curiosità dopo la sua presentazione svoltasi ad Alcamo sabato scorso.
Mi ero ripromessa di cominciare a leggerlo presto e con la dovuta attenzione, ma avevo già per le mani un altro libro “Il maestro e Margherita”di Bulgakov, che stavo leggendo con vivo interesse. Non mi era mai capitato d’ interrompere una lettura piacevole per passare ad un’altra. Così è stato: l’interesse già esistente si era rafforzato subito dopo aver letto alcune domande che Baldo Carollo nel libro intervista poneva, con acutezza e con ricercatezza di pensiero. Non mi ha sorpreso più di tanto la sua abilità di scrittore, la sua capacità d’espressione( ho avuto modo di leggerlo altre volte) né la sua ricca cultura capace di interloquire senza difficoltà su temi di così alto spessore. Non mi ha sorpreso neanche Nino... o meglio, sua eccellenza Nino Raspanti…Nessuna sorpresa quindi,il libro in fondo era come me lo aspettavo: interessante, istruttivo, molto chiarificatore su tanti punti sui quali da sempre ognuno di noi (credo) si sia soffermato a riflettere ponendosi mille interrogativi: Dio, anima,dolore, morte ecc.
Non è pane mio fare recensioni, non ci proverò nemmeno, soprattutto dopo aver letto quella del prof. Federico Guastella, rischierei solo di fare brutta figura, ma mi sento di dire loro “Bravi” per quest’opera colta che tanto chiarisce in modo relativamente semplice, certi aspetti insoluti dal nostro limite umano.