L’ombra della fenice - Pino
- Autore: Branco
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2015
L’ombra della fenice è un piccolo e particolarissimo volume sui libri e sulla ricerca dei libri perduti, quelli inesistenti che non sono mai stati scritti. In Italia si legge poco, nonostante l’editoria destini ai potenziali lettori numerose offerte. Tanti libri, pochi lettori e non solo: il cinquanta per cento dei libri pubblicati, scrive l’autore, finiscono al macero entro i primi tre mesi dalla pubblicazione e spesso sono alcuni tra quelli più venduti. Da queste considerazioni ha inizio L’ombra delle fenice, un viaggio nei libri, in quelli veri e in quelli mai esistiti e nella storia che li accompagna. Una personale e accurata ricerca di Pino di Branco, nato a Roma, scrittore, traduttore e bibliofilo, già chimico-fisico al Centro di ricerche dell’Unione Europea di Geel (Anversa), oggi informatico a Milano, città nella quale vive.
“Esistono quindi libri senza lettori ma è più raro anche lettori senza libri, quei lettori che recensiscono o parlano di libri inesistenti creando in questo modo una storia propria intorno.“
Libri introvabili che conducono ad una categoria, chiamata pseudobiblia , il cui tema molto affascina gli appassionati e i bibliofili; libri inesistenti di una biblioteca sconfinata ed immaginaria, così cara a Borges. Una delle caratteristiche dei libri immaginari è che sono così persuasivamente reali da divenirlo. A oggi gli studi specifici sugli pseudobiblia e sulle biblioteche immaginarie sono talmente numerosi da costituire un vero e proprio genere letterario.
L’ombra della fenice è un piacevole e originale romanzo- saggio, di amabile lettura. Un libro interessante su alcuni saggi, romanzi, racconti mai scritti ma citati, come se fossero veri, in altri libri e quindi diventati famosi. È il caso del famoso Trattato dei tre impostori, ipotizzato come un atto d’accusa, se fosse stato scritto realmente, dal Papa Gregorio IX all’imperatore Federico II, e definito nei secoli il libro maledetto perché poneva l’ebraismo, il cristianesimo, l’islamismo e i loro enunciati teologici sullo stesso piano. Un trattato di cui, fino al diciassettesimo secolo, non se ne trovò copia nonostante molti giurarono di averlo visto: un argomento di grande interesse la cui sola forza dell’idea aveva scritto il libro. Un altro libro immaginario del quale l’autore narra le traversie e le varie vicende è Naples without sun, Napoli senza sole. La storia vuole che a parlarne, senza averlo mai visto, sia lo scrittore inglese Norman Douglas. Lo descrive come una guida per chi volesse visitare la città senza esporsi troppo al sole, camminando tra vie e vicoli poco soleggiati. Successivamente nel 1918, in un suo libro di viaggi in Italia, lo definisce una guida utilizzabile anche per la città di Roma che, rispetto a Napoli, è più esposta al sole. Negli anni trenta e quaranta Pietro Paolo Trompeo, scrittore romano e docente di Letteratura francese all’Università La Sapienza, si mette alla ricerca della famosa guida, completa, in grado di condurre lo straniero nei punti più caratteristici e più artistici della capitale.
“La Roma più nascosta in uno dei suoi momenti più interessanti, prima dell’arrivo dei piemontesi, degli sventramenti, delle speculazioni, della fine necessaria e malinconica del potere temporale della Chiesa, la Roma di Piranesi e di Giuseppe Gioacchino Belli.“
Una ricerca vana. Il libro come un’araba fenice era destinato a morire e a rinascere nel corso dei decenni, a rimanere per tutti una chimera, un libro fantasma. La storia che circonda l’opera Napoli senza sole e la sua ricerca è descritta meticolosamente dall’autore, dagli scritti nel corso dei secoli frutto di voci raccolte, ad Alexandre Dumas, che fece credere di averlo avuto tra le mani. Dagli studiosi e bibliofili napoletani quale Bartolomeo Capasso, noto storiografo dell’Ottocento, all’illustre Benedetto Croce. La genesi e l’immaginario di questa famosa guida, come una fenice risorta dalle sue ceneri, che lascia Napoli per riapparire a Roma, stimolò anche Massimo Bontempelli che ne volle scrivere un racconto, L’ombra e il sole. Una breve descrizione della Roma del 1911, nella quale Bontempelli assume le sembianze di un turista innamorato che si muove nel cuore della città antica, città che sceglierà in seguito per viverci. Il volto di Roma è quello di una nuova città, in un anno straordinario per l’Italia, con l’Expo a Torino, e in un Paese che unanimemente festeggia i suoi cinquant’anni di unità nazionale.
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