L’ultimo soldato di Napoleone
- Autore: Celso Gallenga
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
“Di fronte al plotone di esecuzione c’è posto per due”: il giovane sottotenente resta gelato dalla risposta del generale Bonaparte alle sue obiezioni sulla fucilazione di un ufficiale prigioniero. È un esempio di quanto si può apprendere su Napoleone e sulla vita di un militare dei suoi eserciti, in un libro che è tante cose allo stesso tempo: L’ultimo soldato di Napoleone di Celso Gallenga, pubblicato nel 2015 dalla Tipografia-Editrice Baima & Ronchetti di Castellamonte (Torino), nella collana Biblioteca degli scrittori piemontesi (168 pagine, 15 euro). Un diario, un libro di memorie delle campagne napoleoniche, un documento di storia, che offre uno spaccato della società di fine 1700, un prodotto editoriale di buona fattura, che in copertina riproduce una carica di cavalleria con le giubbe sgargianti degli ussari che spiccano rosse sui pantaloni neri.
A 22 anni, figlio di una famiglia nobile del Canavese, Celso era fuggito dal seminario di Torino e aveva raggiunto le truppe francesi, entrate in Piemonte dai passi alpini per affrontare i Savoia e gli austriaci nella prima campagna d’Italia, nel 1796, al comando di un promettente condottiero ventisettenne, Napoleone Bonaparte.
Arruolato all’istante dal generale Massèna nel VII Ussari, il ragazzo di Castellamonte è già pochi mesi dopo sottotenente e combatterà nelle due spedizioni in Italia, a Ulm, ad Austerlitz, nelle Campagne di Spagna e di Russia, finendo la carriera napoleonica da colonnello, nel Granducato di Parma, ufficiale d’ordinanza dell’imperatrice Maria Luisa, figlia dell’imperatore d’Austria e moglie di Napoleone.
Leggibile come un bel romanzo d’avventura, è un testo che ha una storia curiosa, lunga due secoli. Il diario in francese è stato tradotto in inglese e pubblicato nel 1915 dal nipote, Guy Hardwin Gallenga, che aveva ereditato il manoscritto di Celso dal papà Antonio, patriota risorgimentale poi andato a vivere in Gran Bretagna.
In un’istantanea prefazione, il discendente affida le memorie del nonno ai lettori nell’auspicio che il pubblico, sommerso dalle avventure dei soldati immaginari di Napoleone narrate nei romanzi, potesse accedere ai ricordi di un vero combattente dell’imperatore. Aggiunge - ed è un passaggio curioso - di temere che Celso si possa
“distinguere solo per una fedeltà degna di un cane e un’immensa capacità di sopportazione dello sforzo fisico”.
Una copia del libro di Hardwin Gallenga è stata ritrovata in una libreria antiquaria di Berkeley, in California e ha suggerito all’Associazione culturale Terra Mia del Canavese di curare la traduzione in italiano, a opera di Sergio Musso, e la pubblicazione, a cento anni esatti dalla prima edizione inglese.
Il giovane Celso spiega le ragioni della sua adesione, pur da nobile, agli ideali moderni e libertari della Rivoluzione francese del 1789. Sette anni dopo, una corda di copriletto annodati lo aiuterà a evadere dal seminario (con la promessa di tornare a “liberare” il fratello). Il papà aveva voluto avviarli alla carriera ecclesiastica.
Nel giro di pochi giorni è volontario negli Ussari, come portaordini e interprete, grazie alla conoscenza del francese per i buoni studi. Entra presto in contatto con Bonaparte, che gli ordina di andare a sciogliere l’impegno col fratello e apprezza l’entusiasmo dei due giovani italiani. Lo seguiranno per anni. L’altro Gallenga, Teodoro, a sua volta ufficiale in un Reggimento di cavalleria, morirà nella ritirata da Mosca del 1812, in circostanze che sono rimaste ignote.
L’episodio citato della fucilazione risale ai primi mesi della Campagna d’Italia del 1796. Un drappello al comando di Celso ha catturato un giovane austriaco di nobile aspetto, che una volta circondato si è affrettato a ingoiare il dispaccio che portava. Condotto al cospetto di Napoleone, rifiuta di rivelare il segreto, da qui l’ordine del generale di fucilarlo, per trarre il messaggio dallo stomaco. Alle rimostranze del luogotenente Gallenga, cavallerescamente responsabile dell’incolumità del “collega” nemico che gli si era arreso, Bonaparte replica seccamente che la disposizione è irrevocabile. Più della minaccia della fucilazione, è lo sguardo del generale a gelare il giovane sottoposto, che nelle memorie insiste ancora sulla crudeltà dell’ordine, equivalente a un assassinio. Il dispaccio, avvolto in una pallina di cera, rivelò particolari importanti sulla direzione assegnata a una colonna austriaca.
Interessanti gli aspetti caratteriali di Napoleone. A Gallenga, che gli presenta in rassegna un nuovo Reggimento di cavalleria pronto al suo servizio dopo un lungo addestramento, risponde con un laconico “Si metteranno in marcia domani”.
Celso Gallenga ha servito per 18 anni Bonaparte e la Francia. Non si contano le battaglie. Nove le ferite riportate (dieci, perché quella di Ulm si era riaperta ad Austerlitz) e tuttavia si dice fortunato, perché raramente erano state una cosa seria e mai lo avevano messo in pericolo di vita. Già nella prima campagna d’Italia aveva meritato una decorazione prestigiosa: la legion d’onore.
Significative le pagine sulla Campagna di Russia. Entrando in Vienna le armate francesi erano incuriosite, a Madrid entusiaste, a Berlino ricevute con ostilità, a Mosca non accolte affatto. Nessuno era rimasto, a parte pochi franchi tiratori. I russi avevano fatto sparire secchi e cordame dei pozzi, è così impossibile spegnere gli incendi appiccati dovunque. Grande bottino nelle case distrutte, ma niente cibo, inevitabile abbandonare la capitale, mentre sia approssima il terribile inverno russo. Nella ritirata, il gelo si alternava alla neve: difficile marciare, lo faceva ordinatamente solo la Guardia, di cui ora faceva parte.
A Waterloo non c’era, si era fermato a Parma, presso l’imperatrice, avrebbe seguito Napoleone in una campagna successiva. Non ce ne furono più.
L'ultimo soldato di Napoleone
Amazon.it: 12,75 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’ultimo soldato di Napoleone
Lascia il tuo commento