L’uomo di nessun colore
- Autore: Christine Dal Bon
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2012
La vera storia dello Smemorato di Collegno
"Se l’è Bruneri, va coi carabinieri, se l’è Canella, ’è và con la su’ bella!" mi canticchiava mia nonna, ricordando come la tagliente ironia dei fiorentini, a volte fuori dalle righe per quanto pur sempre basata su di un fondo affettuoso, non avesse certo risparmiato un fatto di cronaca che, durante l’epoca fascista, aveva diviso l’Italia, tanto da ispirare libri, film, sceneggiati (non tutti esattamente rispettosi e graditi ai protagonisti del fatto), e tanto che l’espressione "sei per caso lo smemorato di Collegno?" faceva già, e fa ancora, parte del lessico comune anche di chi non ne conosce l’origine.
Bruneri o Canella? Nel 1926, un uomo in stato confusionale e con tendenze suicide fu trovato vagare per le strade di Torino. L’uomo non ricordava il suo nome ne’ il suo passato, ma dava prova di grande cultura, sembrava essere un filosofo, sicuramente una persona che avesse studiato. L’uomo trascorse un anno in manicomio prima che gli fosse proposto di pubblicare la sua foto su una rubrica giornalistica che trattava di persone scomparse. Da quella foto, lo sconosciuto venne riconosciuto come Giulio Canella, professore, da parte del fratello Renzo. Il Capitano Giulio Canella era stato dato per disperso in Macedonia, durante la prima guerra mondiale. Una visita al manicomio confermò Renzo nella sua convinzione e lo spinse a parlarne alla cognata Giulia. Da lì, le visite dapprima "casuali", poi il riconoscimento e finalmente il ricongiungimento alla famiglia. Sembrava un caso felicemente risolto, quando, pochi giorni dopo, alla questura di Torino fu recapitata una lettera anonima che informava che lo sconosciuto non era Giulio Canella ma il tipografo Mario Bruneri, un furfantello senza fissa dimora con varie pendenze con la giustizia. Moglie e figlio del Bruneri riconobbero nel presunto Canella il loro congiunto. Questo portò all’arresto dello smemorato e a un lungo processo che finì per dichiarare che si trattava di Bruneri, disconoscendo i figli nati dopo il ricongiungimento con la Canella. Malgrado questo, lo sconosciuto si considerò Canella fino alla fine dei suoi giorni, emigrando in Brasile con la famiglia ritrovata. Nel 1970 la Chiesa riconobbe nello sconosciuto Canella, legittimando così matrimonio e figli.
La psicanalista Christine Dal Bon, partendo dai propri studi sulla perdita della memoria, si è interessata al caso, effettuando accurate ricerche e parlando con Julio Canella, nipote dello smemorato. Il risultato è questo libro, una specie di "saggio narrato", nel quale si immaginano i pensieri e lo stato d’animo di Giulia Canella nel ricordare la vicenda. La Dal Bon parte dalla profonda convinzione che lo smemorato fosse nessun altro che Giulio Canella. Il racconto parla di prove non considerate, perizie negate, testimonianze influenzate, con il solo scopo di trovare un capro espiatorio che fungesse da monito per l’opinione pubblica, e accusa non tanto velatamente il regime di allora di avere causato la morte civile di Canella e di sua moglie, considerata dai media nient’altro che una vedova vogliosa e smaniosa di riprendersi in casa un marito, o anche solo la sua parvenza, pur di non restare sola.
Pubblicato da Iacobelli nel 2012, questo libro non segue una cronologia esatta e i vari elementi che fornisce non sempre possono essere confermati, ma ha l’indubbio merito di riportare l’attenzione su questa vicenda. Per forza di cose non si arriva a una conclusione definitiva: ma ci si arriverà mai?
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’uomo di nessun colore
Lascia il tuo commento