L’utopia dei miliardari. Analisi e critica del lungotermismo
- Autore: Irene Doda
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Edizioni Tlon
- Anno di pubblicazione: 2024
C’è una élite di miliardari che, sul lunghissimo periodo, fa previsioni affinché il mondo non scompaia. Per ora, si tratta solo di chi sta bene economicamente e passa del tempo a visualizzare i possibili scenari futuri.
Ma, mentre questi “nuovi ricchi” si fanno arrivare cibo in consegna dai migliori ristoranti delle città dove si trovano, il futuro prossimo vedrà l’uno per cento della popolazione spartirsi quel poco che è rimasto sul Pianeta. Nel frattempo i miliardari sono impegnati a organizzare le loro conoscenze tecnologiche per trovare il modo di trasferirsi su un altro pianeta e, pace, se restano indietro miliardi di persone letteralmente “affamate”; si cercherà poi il modo di tenere buona questa marea immensa di uomini e donne e bambini, dando loro quel minimo necessario per avere la coscienza a posto.
Questa è, in sostanza, la trama di un libro disturbante come L’utopia dei miliardari. Analisi e critica del lungotermismo (Tlon edizioni, 2024) di Irene Doda. Che cosa è in soldoni il “lungotermismo”?
La scrittrice ironicamente scrive che in un libro di solo cento pagine si può smontare questo nuovo - ismo. Non avendo il coraggio del pessimismo e del realismo del “qui e ora”, dove ogni anno che passa sembra si avvicini il biglietto per arrivare all’Inferno: pandemie, guerre, un possibile uso del nucleare, una povertà assoluta che significa non poter mangiare più di 500 calorie al giorno per miliardi di persone che non possono lavorare non solo a causa di una disoccupazione ormai cronica, ma perché sono troppo deboli per fare alcunché. Chi scrive sa bene qual è la replica dei nuovi miliardari: non ce la fanno nemmeno a zappare una terra arida e brulla, ma hanno otto o nove figli che sopravvivono a stento e molti muoiono già nel primo anno di vita, mentre in Italia si fanno proclami per allargare le famiglie con almeno due figli per coppia, prima che il multiculturalismo prenda piede e i bambini provenienti da altri paesi diventino la maggioranza.
In questo guazzabuglio, il “lungotermismo” è la risposta di un gruppo elitario autoreferenziale e soprattutto scollegato dalla realtà, che individua nei lunghi tempi, dopo aver migliorato le conoscenze tecnologiche per l’Intelligenza artificiale, la scoperta di nuovi pianeti per una realtà multiplanetaria, idilliaca e piena di risorse.
Irene Doda trova irresponsabile che grazie all’esistenza degli altri pianeti, con la Terra non più pressata da miliardi di persone, una parte dei lungotermisti si schieri contro l’aborto con istanze che l’autrice trova “ridicole”, perché non sono legate né da una moralità né da un’idea di stampo religioso. Questi nuovi “padroni dell’universo-mondo” sono talmente narcisi da pensare che possa esserci un Dio ultraterreno con cui collaborare per la costruzione dei nuovi pianeti e in altre galassie (c’è da dire che la stessa Irene Doda, spesso, scrive che più studia il fenomeno, più le sembra ridicolo).
Sulla quarta di copertina è richiamata l’affermazione della stessa autrice:
Più le persone accumulano potere, più hanno difficoltà a limitare le loro manie d’onnipotenza.
E non è vero che non facciano nulla questi miliardari per gli altri, stanno lavorando per un altruismo efficace, di cui il lungotermismo è una costola.
L’altruismo efficace assomiglia molto al vecchio utilitarismo, è bene ciò che è utile e dà il maggior grado di piacere e assenza di dolore per più persone possibili.
Sul sito di “Effectivealtruism” c’è scritto che c’è chi lavora per trovare il modo per aiutare gli altri. Scrive la studiosa che è molto vago questo concetto, capace di proporre ricette che di fatto non sa come realizzare.
Tra i seguaci c’è anche Sam Bankman-Friend, famoso per lo scambio di cripto valute, che è fallito, da pochi mesi, mandando in fumo i risparmi di migliaia di persone. Il problema è anche squisitamente etico.
Come fa un miliardario a capire che gli investimenti fatti da pensionati, impiegati, sono soldi che, accettando un rischio, forse, non li mette per strada, dove si trovano i lavoratori precari, i disoccupati, le famiglie numerose. Si corre il rischio di pensare che questi “ultimi della terra” non riguardano affatto questi uomini potenti perché non c’è più niente che li tiene in comune, anche da un punto di vista estetico (tutti maschi bianchi, pochissime le donne, che hanno studiato nelle scuole di élite, dove hanno scoperto che le loro idee avrebbero cambiato l’esistente).
Scrive Irene Doda:
Abbiamo inquinato, dicono i Bezos e i Musk del mondo, abbiamo lavorato contro i sindacati e le organizzazioni dei nostri dipendenti, abbiamo contribuito al consumo di suolo, al riscaldamento globale, alla desertificazione - ma abbiamo un piano per farvi sopravvivere tra un milioni di anni, fidatevi di noi.
E non solo, date fiducia all’intelligenza artificiale, ma dovete capire che potete fidarvi avendo però preferibilmente la pelle bianca, di aver studiato, di non essere vissuti vicino a inferni domiciliari, dove la gente sopravvive solo con lo spaccio di droga.
Quindi si dovrebbe mettere da parte la morale e l’etica. Dunque questo ipotetico futuro in cui scorrazzano gli esseri digitali che assomigliano un po’ agli angeli e dove tutto è calmo, pacifico e sereno non sembrerà di essere in una sorta di paradiso tech?
L’utopia dei miliardari è un libro interessante, ma che alimenta scenari mostruosi, dove gli uomini saranno divisi tra “utili” e “inutili”. E, a quanto pare, i cosiddetti “superflui” saranno miliardi di uomini e donne.
L'utopia dei miliardari. Analisi e critica del lungotermismo
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