La New Woman nella letteratura vittoriana
- Autore: Debora Lambruschini
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
La seconda metà dell’Ottocento britannico, sotto il regno della regina Vittoria, ha coinciso con grandi trasformazioni storiche, culturali ed economico-sociali e, come accade, anche di feroci contraddizioni ed è stata talmente importante per la società nel suo complesso che la si può considerare un’epoca del tutto distinta.
Questa è la base da cui prende le mosse il saggio di Debora Lambruschini, dottoranda in Letteratura inglese presso l’Università di Genova, intitolato “La New Woman nella letteratura vittoriana” (Flower-ed, 2017, pp. 200, euro 15,00).
Il mercato letterario, in particolare, è quello che ha subìto i maggiori cambiamenti, anche in conseguenza di una legge, la Elementary Education Act, del 1870, che ha incrementato la platea dei lettori con la diffusione di riviste e giornali; mentre, sul versante degli scrittori, ha visto la nascita della figura professionale dell’agente letterario e della Society of Authors che avrà invece l’obiettivo di difendere la categoria. Inoltre entra in crisi il romanzo in tre volumi e il sistema delle biblioteche circolanti (imprese commerciali che acquistavano i romanzi e poi li davano in prestito a coloro che sottoscrivevano un abbonamento). Sarà così che prenderà piede una nuova forma narrativa nata dal desiderio del nuovo e di superamento dei codici vittoriani considerati ormai desueti: la “short story”, storia breve, con un intreccio nel finale che dia una certa “intensità emozionale”. Alcuni critici individuarono in Walter Scott con il racconto The Two Drovers il primo esempio moderno.
Debora Lambruschini affronta nel dettaglio questa tematica, utilizzando molti estratti in inglese e numerose note, lasciando comunque che il suo testo risulti una lettura scorrevole e d’interesse per tutti, soprattutto per gli amanti della lingua e della cultura d’oltremanica. L’autrice, dal titolo lo si intuisce, si concentra sulla condizione della donna all’interno del dibattito in esame:
“Due differenti modelli femminili si contrappongono al tradizionale angelo del focolare di stampo vittoriano: la ‘femme fatale’, simbolo di una femminilità misteriosa e affascinante e la ‘New Woman’, una donna istruita, indipendente ed emancipata”.
Questo termine verrà coniato da Sarah Grand nel 1894 e identifica un nuovo modo di essere donna, per l’appunto moderna, preparata e quindi più consapevole, dettato dalla voglia di imporsi nella vita pubblica e sociale e di non essere vista solo come moglie e madre. Come evidenziato nel testo, non mancano similitudini con la nostra epoca: argomenti come gli stereotipi di genere, la maternità, la sessualità femminile, una più equilibrata distribuzione dei ruoli nella coppia, sono infatti oggetto di riflessione ancora adesso.
Oltre Grand, Debora Lambruschini individua anche altre scrittrici che hanno dato un prezioso contributo nella produzione letteraria esaminata e che meriterebbero un approfondimento anche nell’ambito della critica femminista. Sono: George Egerton, Mona Caird ed Ella D’arcy. Tutte decisamente poco conosciute e ognuna con delle caratteristiche personali e letterarie diverse: ad esempio, significativo è il fatto che le ultime due rappresentarono nelle loro opere il punto di vista maschile dando luogo ad un equivalente modello di “New Men”. Dalle conclusioni di “La New Woman nella letteratura vittoriana” emerge quindi l’importanza attuale dello studio della forma breve anglosassone per poterne dare un giusto valore nella contemporaneità.
La New Woman nella letteratura vittoriana
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