La Santuzza è una rosa
- Autore: Giuseppina Torregrossa
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2023
La Santuzza è una rosa (Feltrinelli, 2023) di Giuseppina Torregrossa è il nuovo romanzo della scrittrice siciliana, che è nata a Palermo ma vive tra la Sicilia e Roma, dove ha lavorato più di vent’anni come ginecologa. È stata già autrice di “Cortile nostalgia”, “Il figlio maschio” e di “Panza e prisenza”, “Al contrario”, “Il basilico di Palazzo Galletti”, “Il sanguinaccio dell’Immacolata” dedicati alla figura del commissario Maria Teresa Pajno, detta Marò, del Commissariato del quartiere Politeama di Palermo.
“Non si può spiegare Palermo, proprio come non si può spiegare Dio”.
È un mirabile dipinto la Palermo seicentesca ritratta con ironia (con al centro un intrigo) da Giuseppina Torregrossa, vista attraverso gli occhi del giovane artista fiammingo, allievo di Rubens, Antoon van Dyck (Anversa, 22 marzo 1599 – Londra, 9 dicembre 1641), sbarcato a Palermo nel marzo del 1624 per fare un ritratto di Santa Rosalia che sarà “Santa Rosalia in gloria, intercede per la fine della peste a Palermo” (1624 – Metropolitan Museum of Art, New York).
La Santuzza, venerata dal popolo, non era ancora diventata patrona della città che allora aveva quattro sante patrone: Sant’Agata, Santa Ninfa, Santa Cristina e Santa Oliva, ma alla popolazione non importava nulla di loro. Il vecchio provinciale dei gesuiti Padre Giordano Cascini, il quale aveva intuito che a restituire fiducia nell’autorità ecclesiastica sarebbe servita anche una santa aristocratica, stava scrivendo da anni una “Hystoria Sanctae Rosaliae”, ma nel frattempo occorreva rappresentare la Santuzza, serviva un ritratto, giacché “l’arte, si sa, non vuole limiti”, e chi meglio di van Dyck, una promessa della pittura? La rappresentazione visiva di Rosalia sarebbe stata determinante, anche perché per diventare Santo patrono, ci voleva l’iscrizione al martirologio romano e la strada era piena di ostacoli.
Van Dyck era giunto a Palermo in una gloriosa giornata di primavera, quando il sole già spargeva la sua magia, e il paesaggio ammaliava.
“Avete fatto una scorpacciata di bellezza”.
Quella “città felicissima” riempiva gli occhi all’artista, ma tutta quella magnificenza di colori e atmosfere non riusciva a nascondere la corruzione, che era un vero flagello e il degrado delle istituzioni imbelli e ignoranti. Gli spagnoli, che dominavano la città, erano prepotenti e ladri e non rispettavano i siciliani. Ecco perché nominare una nuova santa patrona era un atto rivoluzionario, le vecchie patrone non funzionavano, le preghiere rimanevano spesso disattese e la gente si stancava di pregare a vuoto. Un santo nuovo invece riaccendeva la speranza. Principessa o “puvirazza”, erano secoli che Rosalia si occupava dei palermitani, la “fimminedda” di Palermo era quella che correva quando c’era bisogno. Lo sapeva bene Viciuzza, nata in condizioni di disagio nel basso di via degli Schioppettieri, madre prostituta e padre ignoto, violentata da ragazzina, rimasta incinta e spedita come postulante per espiare il suo “peccato”, nel convento delle Repentite. Il ricongiungimento della neonata Liuzza con la madre era stato un vero miracolo, grazie alla Santuzza e anche a Padre Cascini. Vincenza, non più Viciuzza, un tempo considerata una “babbasunazza” e anche “inturdunuta”, da anni era stata accolta (insieme a Liuzza) con amore e pazienza nella casa della pittrice Sofonisba Anguissola (Cremona, 2 febbraio 1532 – Palermo, 16 novembre 1625) e di suo marito Orazio Lomellini, che desiderava un bambino da crescere. Nel frattempo nel monte Pellegrino erano state ritrovate le ossa della Santuzza proprio quando la peste imperversava in città. Palermo era stata dichiarata città infetta, una processione con le ossa della Santuzza avrebbe sicuramente spazzato via il morbo.
“Principessa o stracciona, Rosalia una è. Vossia fa la processione, altrimenti ci pensiamo da sole, gliel’ho già detto”.
Sperse, zitelle, signore e serve marciarono insieme in processione. Il nome di Rosalia risuonava per il Cassaro, l’eco arrivava fino al mare. I canti si levavano commossi, le preghiere erano un coro armonioso. S’era formata una sorta di brigata. Ancora una volta le donne avevano fatto la differenza.
“Rosalia, Rosalia, libertà e santità”.
La Santuzza è una rosa
Amazon.it: 9,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La Santuzza è una rosa
Lascia il tuo commento