La carità
- Autore: Pasquale Di Palmo
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2018
Questa nuova raccolta poetica di Pasquale Di Palmo (Lido di Venezia, 1958) si compone di testi per lo più scritti tra il 2015 e il 2017, contigui pertanto alla stesura di un prezioso libretto dedicato alla sua città ("Venezia", editrice Unicopli, collana "Le città letterarie", 2017). Ad accomunarli, la stessa attenzione per gli "irregolari", le anomalie invisibili in un paesaggio familiare, l’emersione, sotto la superficie del chiaro e distinto, di un’alterità che cambia la percezione delle cose. Ma soprattutto, un movimento peculiare della scrittura che recupera le movenze di un colloquio con tutto ciò che si ostina a vivere dietro le apparenze, tra le pieghe sfilacciate del Nulla.
Una necessità assoluta si impossessa della voce e del ricordo, come nelle divaganti passeggiate del libro veneziano, annodando per sottrazione la trama dei versi, con rapidi fotogrammi, flashback, anacronismi verbali e memoriali, confondendo luoghi e personalità celebri a figure anonime e informi che si sovrappongono, nell’attimo della risoluzione, in un’unica immagine carnale. L’opera della poesia è per Di Palmo la costruzione di un luogo della memoria, intimo e al contempo aperto, da rivisitare infinitamente con uno sguardo fotografico, che fissando un dettaglio ne dilata il campo visuale per esplorarne il tempo e lo spazio celato, la zona d’ombra del non finito, attivando l’immaginazione e sollecitando lo sguardo a farsi voce, a interrogare. I versi si alternano a brevi prose, in questo libro-sponda, come linee di una terra estrema che delimita e fiancheggia il corso di una superficie equorea in cui tutto, anche la memoria, si perde per restare intatto in un altrove.
Non a caso uno dei testi più significanti è intitolato "Fotografia di un argine":
Che posto è questo? Dove porta l’acquache travolge, deforma, trascina,la vita come fosse la mia vitasottile foglia in bilico sul gorgo?E dove immette quella portasigillata da grate di metalloimperlature riflesse in quest’acqua cavernosa?Villa, discarica? O qui esistono cantieri?
Quante domande, assertive e struggenti, quanti interrogativi sospesi nell’incavo di un vuoto, di un’attesa da colmare con a-sparizioni caproniane ("La Salamandra"), nomi imponderabili, fantasmi fuggenti eppure immobili nel tempo (il vecchio Mattia che torna dal passato nella sagoma di uno sconosciuto che pare dipinto con "i suoi stracci accostati/a una colonna" e chiede, nel testo eponimo della raccolta, al poeta che gli offre due euro "con occhi più azzurri/di un limpido cielo autunnale/se potevo donargli una radio."). La "Carità " evocata nel titolo è una domanda innocente, una nudità che non teme di esporsi nel degrado di una "vita che diventa sempre più invivibile." (Parlare ai sassi). Forse che "interrogare" (come ci sussurra l’etimo del verbo latino) significa ancora "pregare"?
La carità
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