La casa delle sirene. I Morelli, una famiglia napoletana
- Autore: Valeria Galante
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2023
Valeria Galante è lo pseudonimo dell’autrice che ha scritto La casa delle sirene (Mondadori 2023), sottotitolo I Morelli, una famiglia napoletana, traendo ispirazione dalla storia della sua famiglia, ritrovata nelle pagine del diario della nonna e poi ricostruita attraverso documenti d’archivio e racconti orali.
È la bellezza struggente di Napoli la vera protagonista di questo bellissimo romanzo, splendida saga al femminile composta da Elvira, Angela e Giuseppina Morelli, lungo un arco temporale di cinquant’anni che va dal 1850 al 1900. Napoli con le sue contraddizioni, luci e ombre. Napoli con la vista del “formidabil monte Sterminator Vesevo”, come narra ne La Ginestra Giacomo Leopardi. Napoli che quest’anno proprio il Time, ha incoronato “Capitale della bellezza”.
Nel romanzo dedicato “A mia madre”, straordinario esordio letterario di un’autrice di sicuro talento, Valeria Galante descrive la miseria e la nobiltà di chi detiene il denaro e il potere e di chi per necessità e per atavica fame si occupa del benessere dei padroni. Tutto questo mentre le donne sono costrette a soffocare ancora una volta le loro aspirazioni e desideri e l’Italia faticosamente ma orgogliosamente si libera dall’oppressore.
Il libro cattura l’interesse del lettore anche perché l’autrice ha scelto di narrare una giornata di ogni anno. Ripercorre così cinquant’anni di immagini indelebili nell’Italia che cambia e si affaccia al Novecento, al cui centro vi sono loro, le Morelli e chi ruota intorno alle loro esistenze.
Tutto ha inizio nel giugno del 1850 sulla spiaggia di Chiaia, dove da poco distante una giovane ventiduenne, Elvira, osservava i corpi abbronzati dei pescatori che si asciugavano al sole insieme alle loro reti, spiava le risate delle ragazze, che alzavano le gonne sulla spiaggia di Chiaia per bagnare solo i piedi, mentre si raccontavano segreti, scrutava le movenze delle giovani novizie in abito grigio che camminano a testa bassa, per poi sollevare lo sguardo tutte assieme su un giovanotto, ma senza sorridere.
Napoli si mostrava in tutta la sua bellezza, ma Elvira si sentiva preda di un avvilimento e di un torpore senza speranza. Il suo destino era ormai segnato, anzi blindato. Lo testimoniava la mano di suo marito, Giuseppe Morelli, che si era posata sulla sua mentre si trovavano sulla carrozza scoperta.
Dunque era questo il matrimonio e così sarebbe stata la vita d’ora in poi. Una gabbia dorata, ma pur sempre una gabbia. Per esempio Elvira avrebbe desiderato lavorare, ma no.
Le signore non lavorano, Elvira. A casa Morelli non lavorano.
A casa di Elvira, invece, dopo la morte di suo padre e le vendite degli immobili per pagare i debitori, i suoi fratelli si erano messi tutti a faticare sodo, chi in un modo e chi nell’altro. Lei, Elvira, unica femmina, bella, chiara di capelli e di occhi, aveva trovato subito un buon partito, il secondogenito della famiglia Morelli, amici di suo zio, che era stato un ispettore del re. Sei mesi di fidanzamento, le domeniche a Melito nella grande casa, il matrimonio a Santa Chiara, poi il viaggio a Torre del Greco e adesso eccoli lì, in carrozza verso il futuro. Certo, Giuseppe, sedici anni più di Elvira, era un brav’uomo, di buon carattere. Però l’amore era un’altra cosa.
Per non parlare di quell’unica terribile immagine che la signora Morelli aveva visto poco dopo essere entrata per la prima volta nel palazzo dei novelli sposi.
Un’unica immagine che le sarebbe rimasta nella testa per sempre, e che l’aveva convinta:
Una maledizione, in casa c’era una maledizione.
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