La casa delle vergini
- Autore: Ami McKay
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2012
“Sono Moth, una ragazza della zona bassa di Chrystie Street, nata da una chiromante dei bassifondi e da un uomo che in seguito le avrebbe spezzato il cuore”.
Il Dottore in Medicina S. F. H., nelle pagine introduttive del romanzo d’esordio dell’autrice statunitense, avverte il lettore che questa è la storia di una bambina di dodici anni, Moth, raccontata con le sue stesse parole “accompagnata di quando in quando dalle mie note”.
New York 1871. La Guerra Civile Americana era terminata da sei anni ma a Chrystie Street le mogli dei soldati che non erano ancora tornati a casa dal conflitto facevano pubblicare sull’Evening Star annunci nella speranza di ritrovare i mariti perduti. “Mio carissimo John, torna a casa, ti prego. Ti stiamo aspettando”. Il padre di Moth era scappato quando la figlia aveva tre anni proprio nel giorno in cui gli strilloni annunciavano per le strade “Vittoria a Shiloh!”. Moth (“era stato mio padre a decidere il mio nome”) era rimasta a vivere insieme alla madre in una misera camera all’interno di una fila di caseggiati a quattro piani chiamati i mattatoi. Nel cortile, che ospitava cinque latrine e una pompa che perdeva, le donne spettegolavano e i piccoli “imploravano di attaccarsi alle tette della mamma”. I fratelli più grandi se erano maschi diventavano borsaioli e bulli prepotenti, se femmine dapprima vendevano fiammiferi e spille, poi fiori e pannocchie calde. Infine se stesse, perché “la cosa più preziosa posseduta da una ragazza era nascosta fra le gambe, in attesa di essere venduta al migliore offerente”. Ragazze spesso orfane, abbandonate, reiette, “cenci sporchi” com’erano chiamate da Mr. Alsop il pescivendolo. Era questa la sorte di Moth venduta dalla madre nell’estate del suo dodicesimo compleanno alla crudele Mrs Wentworth in cerca di cameriere giovanissime da brutalizzare. “Più attenzioni le offrivo, più ne pretendeva”.
Fuggita dalla fastosa dimora di Mrs Wentworth, Moth si era ritrovata a Bowery Street zona di New York affollata di sale da ballo, alberghi di terza categoria, teatri di varietà, sale da concerto e molte altre attrazioni. Costretta a mendicare per sopravvivere l’adolescente era stata soccorsa da Mae O’Rourke una delle “cinque giovani signorine il cui allegro temperamento tende a scacciare la malinconia” ospiti della pensione gestita da Miss Emma Everett situata al 73 di East Houston Street. La casa delle vergini era con salotti e stanze da letto, riscaldata e ben illuminata, arredata in modo confortevole e alla moda dove gli uomini vi si recavano in cerca di ragazze fresche, perché ciascuna era certificata come virgo intacta. La stessa Miss Everett sosteneva con orgoglio che “il mio ruolo è quello di una madre protettiva”. In questa scuola per l’infanzia Moth avrebbe incontrato la dottoressa Sadie che avrebbe esortato la ragazza a cercare altrove il suo destino. ”Avevo sempre avuto la sensazione che il futuro mi attendeva altrove, lontano, oltre Manhattan”.
Pubblicato in Italia da Neri Pozza nel 2012, il bestseller internazionale La casa delle vergini (The Virgin Cure, titolo originale del volume) è un c’era una volta in America di quel Grande Paese che spesso deludeva i sogni e le speranze di tutti quegli uomini e quelle donne che cercavano una vita migliore di là dall’Atlantico. L’autrice descrive i bassifondi newyorkesi che si trovavano oltre le immagini di lusso della Seconda Avenue avidamente respirate dalla protagonista dal “viso deciso, spontaneo e pieno di promesse”. Dietro Greater New York, scenario dei romanzi di Edith Warthon, nel quale spiccavano le più antiche e ricche famiglie discendenti dai Padri Pellegrini del Mayflower, vi era un’altra città “sui tetti, nei sottoscala, dietro i fienili, tra le scatole di vecchie scarpe e di mele”. Qui la Falena Moth sola al mondo, lottava per la salvezza della sua anima.
“Ero sicura che la mia vita offrisse grandi promesse, anche se trovare la mia strada era tutta un’altra faccenda”.
La casa delle vergini
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