La città e la città
- Autore: China Miéville
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fanucci
- Anno di pubblicazione: 2024
Nel miévilliano La città e la città di China Miéville (nuova edizione Fanucci, 2024. Traduzione dall’inglese di Maurizio Nati) il canone della detective-story interseca quello della fantascienza di denuncia sociale.
Va dunque affermato in premessa che il romanzo sfugge a inquadrature di genere univoco, suggerendo il suo nucleo tematico attraverso differenti stratificazioni.
Una delle sotto-tracce più interessanti è quella relativa all’atto del vedere, inteso tanto come azione sociale del guardare (l’)altro; quanto per antitesi della sua negazione imposta dal Sistema.
Sotto la patina del polar fantascientifico, il romanzo di China Miéville restituisce, infatti il quadro di un’attualità urbana ottundente e alienata. Non mi pare c’entri molto Kafka, e nemmeno la distopia politica di George Orwell: in poco più di trecento pagine Miéville frastaglia una plausibile inquadratura in campo lungo del nostro presente politico-sociale.
Un’attualità claustrofobica, edificata su visioni relative e muri invisibili, insieme simboli e dispositivi divisori per volere governativo.
Rackhaus disse qualcosa che ignorai. Mentre mi voltavo guardai oltre i margini del complesso immobiliare alla fine di GunteStràsz, in mezzo ai luridi palazzi di mattone. Il vento faceva svolazzare la spazzatura. Poteva essere dovunque. Una donna anziana si stava allontanando lentamente da me con un’andatura caracollante. Voltò la testa e mi guardò. Fui colpito da quel movimento e incrociai il suo sguardo. Mi domandai se volesse dirmi qualcosa. Con un’occhiata valutai i suoi vestiti, il modo di camminare, di comportarsi e di guardare. Ebbi un sussulto improvviso quando mi resi conto che non era affatto di GunteStràsz e che non avrei dovuto vederla.
Per allargare ulteriormente il discorso: fate uno sforzo immaginativo e pensatevi camminare lungo un’arteria affollata (o di viaggiare all’interno di un vagone della metro). Fate caso come, quasi sempre, i passanti (o i passeggeri della metro) inciampino nel nostro sguardo senza incidervi, se non per qualche secondo.
Automi solitari in cammino (o in viaggio) a loro volta per chissà dove. La differenza con la realtà estremizzata da China Miéville è che nel suo romanzo la “disvisione” (così è definito il divieto di guardare l’altro), più ancora che ontologica, è imposta per legge: a nessuno, in nessun modo e per nessun motivo è consentito il contatto visivo con individui estranei al proprio confine residenziale.
La Vigilanza (un’entità poliziesca quasi metafisica) controlla capillarmente, e la minima infrazione è punita in maniera esemplare. Ad aggrovigliare il contesto del romanzo, il fatto che Besźel e Ul Qoma sono due città-nazioni istituite nella stessa città. La frase che inaugura la narrazione:
Non potevo vedere la strada né gran parte del complesso abitativo.
Risulta dunque riassuntiva della teleologia claustrofobica del libro: la città-una-e-bina ipotizzata da Miéville è lo specchio deformato delle attuali società multietniche e in realtà monadiche.
Società costituite da individui deprivati di senso collettivo, le società che i nuovi Sistemi politici edificano e poi reificano in feudi economici di controllo e perpetuazione del potere. Ma La città e la città, si è detto, è anche un romanzo poliziesco. Succede dunque che l’omicidio di una giovane donna - in apparenza, e contro ogni disposizione di legge, collegata a entrambe le città - viene a intorbidare l’ordine apparente, costringendo il detective Tyador Borlù a indagare a valicare i confini invisibili tra le due città.
Ordito all’abbrivio del poliziesco esistenziale alla Raymond Chandler e del focus visionario-paranoide di Philip K. Dick, un ottimo fanta-thriller metropolitano che non si dimentica. Meglio ancora, che sarebbe bene non dimenticare: gli scenari claustrofobici del presente distopico di La città e la città potrebbero infatti anticipare gli scenari urbani a cui saremo costretti in un futuro a noi molto prossimo.
La città delle navi
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La città e la città
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