La dama con l’ermellino
- Autore: Daniela Pizzagalli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
Ne La dama con l’ermellino. Vita e passioni di Cecilia Gallerani nella Miano di Ludovico il Moro (1 ed. Rizzoli 1999, 1 ed. BUR 2003, 1 ed. Best BUR 2015) leggiamo:
“Leonardo, Ludovico il Moro, Milano: come nei vertici di un triangolo magico propiziato da un’irripetibile congiunzione astrale, la combinazione tra la versatilità del genio, l’orgoglio del principe e il pragmatismo della città ha sprigionato una forza creatrice dai riverberi inesauribili”
Il punto di partenza dell’autrice, Daniela Pizzagalli, giornalista, psicologa e autrice di altre biografie storiche (La Signora del Rinascimento. Vita e splendori di Isabella d’Este”; La Signora di Milano. Vita e passioni di Bianca Maria Visconti”) è la storia di Cecilia Gallerani, inscritta entro paradigmi certi e storicamente documentabili: l’arte (Leonardo), il potere (Ludovico il Moro) e la realtà socio/economica (il Ducato di Milano).
Chi è Cecilia Gallerani, individuata nel personaggio ritratto ne “La Dama con l’ermellino” di Leonardo? Quali qualità possiede? Qual è il suo ruolo nella corte sforzesca per il breve periodo tra 1489 e 1494? Come riesce a restare nelle grazie del Moro?
La scrittrice, attraverso documenti d’archivio e letterari, ne delinea il profilo e le doti che, sicuramente, possiede; infatti, anche quando la sua bellezza è ormai sfiorita, viene celebrata e ricordata anche da poeti e novellieri restando sempre nelle grazie del suo potente protettore.
Cecilia appartiene a una famiglia di nobili giuristi ghibellini provenienti da Siena, i Gallerani, presumibilmente. Sua madre le permette di studiare insieme ai fratelli minori, è in grado di scrivere anche in latino e, da maritata, organizza serate culturali a Palazzo dal Verme.
Il vero colpo di fortuna per Cecilia è la conoscenza di Ludovico il Moro. Con una petizione la famiglia Gallerani chiede la restituzione di possedimenti confiscati alla morte del loro padre. Sigero, legale e astuto fratello di Cecilia fa pronunciare il discorso di perorazione proprio dalla bella e sedicenne sorella Cecilia. Ludovico ne resta folgorato. È la svolta! Da quel momento Cecilia viene alloggiata prima presso il Monastero Nuovo e poi presso la corte ducale. È la nuova cortigiana del Moro.
Essere una cortigiana e poi sposarsi è una condizione assai diffusa nelle corti rinascimentali, anzi sono proprio i Signori protettori a trovare una collocazione onorevole per le loro amanti che hanno apprezzato maggiormente; questo accade a Cecilia. Intorno al 1494, quando tra la legittima moglie del duca Beatrice d’Este e la cortigiana non c’è più un rapporto sereno e le due donne entrano in competizione per lusso e, come diremo oggi, la visibilità sociale, Ludovico decide di allontanarla dalla corte non senza una cospicua dote e un onorevole marito, il fedele conte Bergamini. Cecilia ha avuto un figlio da Ludovico, Cesare, che rimarrà a corte con il padre dopo il matrimonio della madre.
Torniamo al dipinto che Ludovico richiese a Leonardo per immortalare la bellezza di Cecilia. Non sfuggono una serie di elementi-simbolici cari a Leonardo presenti nel dipinto, che, non solo sono utili a definire le tecniche compositive del genio leonardesco, anticipatori della Gioconda, ma che permettono di conoscere e indagare su molti aspetti della Milano di fine Quattrocento:
- l’abbigliamento e acconciatura: camora con sbernia (mantello) “indossato asimmetricamente sopra una spalla che veniva definito alla spagnola”;
- i capelli pettinati alla spagnola ma “rivisitata al gusto lombardo…divisi al centro in due bande aderenti a la testa e si riuniscono sul dietro raccolti in una lunga coda (coazzone) inserita nel trenzado” (guaina).
Qualche difficoltà si ha nell’identificare il materiale della lunga collana indossata: ambra nera? Agata? Onice? Corallo nero? O semplicemente grani odoriferi molto alla moda?
La donna ha in braccio un ermellino, animale doppiamente simbolico, che potrebbe indicare Ludovico entrato a far parte del “prestigioso Ordine dell’Ermellino”, ma più semplicemente potrebbe nascondere il cognome della giovane, in greco “galè” cioè “donnola, furetto”.
La storia di Cecilia si intreccia con la vita e la fine del Ducato di Milano: l’ascesa di Ludovico Sforza sul debole nipote Giangaleazzo Visconti, erede al trono; la vita turbolenta e passionale di Ludovico; le trame oscure per conservare il potere; la “calata di Carlo VIII”in Italia; l’invasione di Luigi XII; la prima fase delle guerre d’Italia con Francesco I e il suo esilio.
Questa biografia è illuminante per indagare i complessi rapporti di potere nella corte signorile degli Sforza e sulla vita molto precaria delle favorite.
Se la vita di Cecilia fu diversa, fu per benigna sorte o per la sua personalità?
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