La danza delle mozzarelle
- Autore: Wolf Bukowski
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2015
“La danza delle mozzarelle” (Edizioni Alegre, 2015), ultima fatica di Wolf Bukowski tratta di un consumatore sempre più schiacciato dalla distribuzione organizzata. Al contempo narra del fallimento dello Slow Food pensiero:
“sogno tramutato in incubo turbocapitalista fatto di ipermercati, gestione privatistica dei centri cittadini, precarietà per i lavoratori, cibo sano per ricchi”
Nessuno viene risparmiato della sinistra italiana: dal Gambero Rosso alla Coop, per finire con Oscar Farinetti a cui dedica la copertina. L’idea di Facchinetti di realizzare una Disneyland del cibo a Bologna è duramente bocciata, d’altronde Facchinetti, forte di un importante sostegno politico, non avrebbe i problemi dei contadini a trovare gli spazi per la vendita o semplicemente a far tornare i conti, come la maggior parte di coloro che lavorano la terra. Il dito è puntato verso quella classe politica che si rifiuta di vedere la lampante contraddizione: dallo sfruttamento del lavoro, allo strapotere della distribuzione; dal ruolo limitatissimo in cui è relegato il consumatore, a quello in cui sono schiacciate le piccole imprese. La preoccupazione è che ci stanno preparando a spendere molto di più per il cibo. Negli anni ’50 si destinava infatti un’enorme fetta del reddito al cibo. Ma non si può riavvolgere il nastro e far sparire elementi che cinquant’anni fa non esistevano. Si provi a fare a meno ora di trasporti o tecnologia. Sarebbe impossibile recarsi al lavoro o anche trovarlo un lavoro, in assenza di telefonino. La sinistra dovrebbe invece chiarire quali sono le realtà che si celano dietro un piatto, non si può per esempio far finta che in certi ambienti non esista il caporalato, in Italia come all’estero.
Nel “Bukowski pensiero” i caporali sarebbero però persone crudeli ma esse stesse strumenti di chi governa un gioco più ampio, in un meccanismo in cui i profitti vanno alla distribuzione, il guadagno dei singoli anelli della catena non sarebbe possibile se non ci fosse una compressione delle fasce più deboli. Della richiesta del prodotto di prezzo si vorrebbe fare una colpa al consumatore ma anch’egli, nella condizione di precariato, non può che orientarsi verso cibi a basso costo e chiedere ai meno abbienti di condizionare i processi sarebbe inutile. Così come sono armi spuntate il boicottaggio e la filiera equo-solidale, come potrebbe chi fa due o tre lavori e non ha tempo alcuno, rincorrere il contadino fuori città per un mazzo di lattuga? E’ più logico che chi ha finito il turno alle 10 di notte, vada a comprare alla Coop che è l’unica struttura a quell’ora ancora aperta. Anche chi qualche volta spreca, lo fa per l’incapacità di gestire il tempo ed amministrare il cibo, quel buon cibo che nella pessimistica visione di Bukowski sarà sempre più un lusso delle classi abbienti. Gli Ogm non solo non sfameranno il pianeta, ma creeranno un problema di qualità nei Paesi occidentali e in quelli poveri saranno volàno di ulteriore miseria.
Bukowski non teme di chiamare le cose con il loro nome anche quando può essere sconveniente. Sfrontato ed insolente, “La danza delle mozzarelle” sembra lo stralcio di un trattato comunista del secolo scorso. Impatta con la solita lagna della sinistra radicale che non si arrende alle idee della sinistra riformista. E’ sotto certi aspetti retrogrado e poco calato nella realtà, ma offre un punto di vista differente, che ha il merito di aprire una riflessione.
La danza delle mozzarelle. Slow food, Eataly, Coop e la loro narrazione
Amazon.it: 13,30 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La danza delle mozzarelle
Lascia il tuo commento