La dirompente illusione. Il cinema italiano e il Sessantotto 1965-1980
- Autore: Alberto Tovaglieri
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Rubbettino
- Anno di pubblicazione: 2014
Cinema e società stanno fra loro in relazione intrinseca: andata e ritorno tra emittente e ricevente, se mi passate la parafrasi. Riandando al cinema del Sessantotto (cosa diversa dal cinema sul Sessantotto, e anche dai film del Sessantotto) viene dunque da chiedersi quanto di rivoluzionario (di rivoluzionario sessantottesco) c’è stato nel cinema di quell’anno (e ampi dintorni); fino a che punto le istanze sessantottine hanno cioè intagliato di loro quel cinema. Al netto di demonizzazioni e/o agiografie a posteriori, l’anno mirabilis - e la sua filmografia d’autore di rimando - ha inciso in modo pregnante sulla storia – sociale e cinematografica – a venire. Prova ne sono le ricadute politico-sociali del lungo Sessantotto (almeno un decennio), e i film di estrazione civile dell’epoca di cui si dibatte anche oggi.
Sei di questi, sono passati al vaglio del monumentale (514 pagine) “La dirompente illusione. Il cinema italiano e il Sessantotto 1965-1980”, edito da Rubbettino in anticipo (2014) non sospetto sul surplus celebrativo cui si assiste in questi giorni. A firmarlo è Alberto Tovaglieri, storico e storico del cinema, che muovendo proprio dal presupposto autoriale dei film presi in esame, individua sei percorsi cinematografici sul periodo. Ciascuna analisi filmica si accompagna così all’istanza ideale (ideologica?) da cui ha tratto movente. Si passa dai prodromi contestatari de I pugni in tasca (Marco Bellocchio), al milieu climatico della contestazione studentesca di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (Elio Petri). Dal femminismo e il ribellismo intellettuale di La cagna (Marco Ferreri), alle lotte operaie dell’autunno caldo di La classe operaia va in paradiso (sempre Elio Petri). Per arrivare all’apologo sulla dicotomia-tormentone personale/politico di Allonsanfan dei fratelli Taviani, e al terrorismo rosso dell’omicidio Moro nel visionario Buongiorno notte di Marco Bellocchio.
“La dirompente illusione” è dunque un saggio ampio, abile e bifocale: da un lato la storia ideologica del Sessantotto, dall’altro sei film che l’hanno in qualche modo metaforizzata. Il titolo suona quasi da ossimoro, nel senso che se la rivoluzione è stata probabilmente mancata ab origine, resta comunque innegabile il suo slancio ideale dirompente. Secondo l’autore infatti:
“Con il passare del tempo le carenze e i limiti del Sessantotto sono diventati sempre più evidenti, al punto che oggi risulta addirittura difficile comprendere come sia stata possibile una simile infatuazione ideologica. Non avrebbe quindi molto senso riconfrontarsi con il Sessantotto da questo punto di vista (…) Ciò che invece con il passare del tempo ha attirato sempre più il mio interesse è stato un aspetto molto esplicito e visibile del Sessantotto, ossia la riscoperta della politica a partire dalla vita personale dell’individuo (…) A mio avviso, l’estremo interesse di quest’utopia consiste nel fatto che, pur essendosi rivelata ben presto un’illusione, esso ha conferito tuttavia una straordinaria dirompenza al Sessantotto: non solo alla contestazione studentesca, ma anche a tutti gli altri movimenti collettivi in cui esso si è articolato (…) che sembravano voler negare la rilevanza della ribellione esistenziale, conferendo un primato assoluto alla lotta politica” (pp. 9-10).
Alberto Tovaglieri si conferma lucidissimo anche nell’anamnesi dei film, conferendo al suo lavoro un’aura di accademismo non sentenziante e nemmeno pretenzioso, che ne fa un saggio indispensabile per gli appassionati di cinema quanto quelli di storia più recente. Da recuperare.
La dirompente illusione: Il cinema italiano e il Sessantotto 1965-1980
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