La donna che dipingeva il vento
- Autore: Giulia Dal Mas
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Tre60
- Anno di pubblicazione: 2024
La donna che dipingeva il vento (Tre60 Ed. 2024) di Giulia Dal Mas, autrice di numerosi romanzi le cui storie hanno appassionato migliaia di lettori, laureata in Giurisprudenza, è nata a Pordenone ma vive a Maniago con il marito e tre figli.
Cavalese, Tarda primavera 1914. Trentino.
“Non era ancora giorno, quando arrivò alla Piana. Camminò fra le sterpaglie, sfiorando il tronco dell’abete sotto alle cui fronde la cavalla brucava quieta: la corteccia, percorsa dai segni del fuoco, portava in sé la bellezza e l’atrocità della natura. Eva rallentò: un’aura rosata avvolgeva la radura, i primi raggi del sole cominciavano a filtrare tra i rami degli abeti, che svettavano fitti tutto attorno, lungo le pendici della montagna”.
Eva Lindberg, proveniente dalla Svezia, si trovava in Trentino insieme al padre Jonas, grande esperto di alberi, avendo ricevuto l’incarico dalla Magnifica Comunità della Val di Fiemme di curare la foresta dei violini, gravemente danneggiata da un incendio avvenuto l’estate passata.
Fin da piccola Eva era stata istruita a conoscere e apprezzare gli alberi dal padre, che spesso le diceva:
“Gli alberi sono vivi, Eva. Le foglie sono i loro polmoni, i rami le loro braccia, e il tronco… il cuore”.
La figlia aveva davvero compreso che cosa significasse sussurrare agli alberi, quando aveva visto Jonas inginocchiarsi a saggiare la profondità di una crepa nel tronco di un esemplare di abete rosso. Però la grande passione della giovane era la pittura con cui intendeva dipingere le emozioni del mondo per raccontare ciò che sentiva. I colori, la loro consistenza e il modo in cui si spargevano fra i contorni impregnando le fibre di una nuova anima, erano un richiamo a cui sentiva il desiderio di abbandonarsi.
Uno scenario straordinario come la Val di Fiemme, con i suoi boschi e foreste, dove dimora in abbondanza l’abete rosso, non poteva che catturare l’occhio estetico e sensibile della talentuosa ragazza.
“Sospirò, desiderando di avere con sé una tela e i suoi pennelli per dare forma e sostanza alle sensazioni che provava”.
Nubi scure si muovevano lontane, l’Impero Austro-Ungarico si preparava a entrare in guerra e nessuno sapeva che cosa sarebbe accaduto nei mesi a venire.
Leggendo l’appassionante romanzo sarà difficile non avvertire il desiderio di visitare gli splendidi luoghi ben descritti dalla brava autrice anche per respirare il fresco e aromatico profumo degli arbusti.
Tra passato e presente le vite di due ardite donne si intrecciano suscitando curiosità mentre sembra di ascoltare la voce suadente del vento, che muove le fronde degli alberi, spesso prima impetuoso per poi calare, fino a placarsi.
“Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima. Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo. Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.” (Alda Merini)
La donna che dipingeva il vento
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