La felicità è a portata di trolley di Marta Perego

Alzi la mano chi non è irresistibilmente attratto dai viaggi. Siete in tanti, vero? Quasi tutti probabilmente e quello che frena la maggior parte di noi dall’essere sempre con la valigia in mano sono puri e semplici motivi economici e di organizzazione pratica. Il viaggio non è solo un momento di riposo e di stacco dalla routine quotidiana, ma anche un’occasione di crescita, non solo attraverso l’arricchimento che ci procura la conoscenza di nuovi Paesi e nuove realtà, ma anche crescita interna, dialogo con noi stessi e opportunità di cambiamento, sia pure a piccoli passi.
Questo lo sa bene Marta Perego, giornalista, felicemente costretta dal proprio stesso lavoro a una vita on the road. Nessuno meglio di lei avrebbe potuto scrivere questo libro, La felicità è a portata di trolley (De Agostini, 2017), a metà strada fra il trattato e il manuale di self-help, corredato da qualche simpatico “esercizio pratico”. Sebbene evidentemente e ovviamente, declinato al femminile, i concetti che esprime sono tranquillamente applicabili anche alla vita di un uomo, certamente escludendo tubini neri e calze a rete.

In un continuo mix fra consigli pratici e metafora, la valigia di Marta, come quella di tutte noi, diventa non solo un insieme di indumenti e accessori da razionalizzare al massimo, ma anche e soprattutto, l’espressione delle noi che siamo in quel momento e di quelle che vorremmo essere o diventare durante il viaggio che ci apprestiamo a fare. Quante volte, da ragazzine, ci è capitato di partire per il mare riempiendo il bagaglio di vestitini sgargianti che mai e poi mai ci saremmo sognate di indossare in città? Ecco, in quel caso la valigia non è un bagaglio, ma diventa aspettativa, sogno, speranza: una sorta di mappa della nostra vacanza che stiamo disegnando prima di partire.
Razionalizzare, evitando di intasare valigie pesantissime di indumenti che mai e poi mai ci serviranno una volta arrivate a destinazione, o cercando di impostare il guardaroba di viaggio su colori abbinabili fra di loro, è sinonimo di alleggerire anche la nostra vita, evitando di portarci dietro tutto quel bagaglio di pensieri inutili, preoccupazioni e ostacoli mentali dei quali non abbiamo alcun bisogno. Per lo stesso motivo è essenziale imparare ad abbandonare: lasciare nella stanza d’albergo il libro già letto o quel vestito che, dopotutto, non ci si adatta più come prima, con la speranza che la cameriera che lo troverà lo gradisca, o gettare nel cestino le mutande e il reggiseno irrimediabilmente rovinati ci aiuta a liberarci di parti di noi che, ormai, ci creano soltanto ostacoli.
Ci sono, poi, le valigie dolorose, le valigie degli addii, che magari dimentichiamo a casa degli ex o che, come nel caso di Marta, spariscono con tutto il loro contenuto di ricordi. Sono valigie dalla simbologia molto forte, passaggi obbligati della vita, che rimangono ancorate con le loro rotelle rotte, mentre noi, con determinazione venata di tristezza, andiamo avanti.

Ecco, adesso che avete fra le mani La felicità è a portata di trolley, potete leggerlo in vari modi. Potete fare tesoro dei consigli pratici: rimettere a posto gli abiti sgualciti dalla permanenza in valigia, sistemare gli accessori in modo da non dover disfare ogni volta tutto per ritrovarli, eccetera. Potete divertirvi con le varie avventure spicciole di Marta nel suo peregrinare per aeroporti. Oppure, potete considerarlo un’utile guida per riflettere su voi stesse e imparare a viaggiare e, soprattutto, a tornare.
Ma non si tratta solo di saper tornare, ma anche e soprattutto di saper ripartire... Perché la vita è una sequela di valigie. Fate tesoro dell’ultimo capitolo e buone avventure!

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