La forma dell’anima. Il cinema e la ricerca dell’assoluto
- Autore: Andrej Tarkovskij
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Anno di pubblicazione: 2012
“Quando scoprii il primo film di Tarkovskij, fu per me un miracolo. Mi trovavo spesso davanti alla porta di una camera di cui allora non possedevo la chiave. Una camera dove io avrei voluto penetrare e dove lui si trovava perfettamente a suo agio. Qualcuno era riuscito a esprimere quello che io avrei voluto penetrare e dove lui si trovava perfettamente a suo agio. “
Andrej Tarkovskij, nato a Mosca, è stato uno dei più grandi registi della cinematografia moderna. Ha utilizzato un linguaggio cinematografico originale ed innovativo, tanto da essere definito il poeta del sogno e dell’immagine. Un autore apprezzato già dal suo primo lungometraggio, L’infanzia di Ivan, che vinse il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia nel 1962, e che ha firmato grandi capolavori quali Solaris, Andrej Rublev, Stalker. In disaccordo con le politiche del regime comunista, in Italia trovò sostegno alle sue opere ed una nuova vita. Il volume La forma dell’anima. Il cinema e la ricerca dell’assoluto raccoglie le Lezioni di regia e riporta le conferenze che il regista tenne tra il 1967 e il 1981 presso i corsi di specializzazione postuniversitari di Mosca. Amato da autori e registi che nelle sue opere hanno trovato ispirazione, come Wim Wenders, i suoi film sono ancora oggi sorprendentemente attuali: comunicano un lirismo intimista con il quale il regista russo affrontava la ricerca del senso della vita, dell’esistenza. Nel suo cinema, la realtà reale diviene una visione di tale bellezza che conduce alla profondità dell’essere, dove regnano il vivere vissuto e il sognato, da dove affiora l’autentica dignità dell’uomo. Tarkovskij sostiene che l’immagine non può essere interpretata perché ha molteplici legami con l’infinito. La sua ricerca è partita dal concetto di tempo e, poiché il tempo è la realtà, la specificità del cinema non è altro che una scultura del tempo. È questa la sua idea di immagine cinematografica. Le immagini, quindi, esprimono la singolarità, l’irripetibilità di un fatto.
Attraverso la contemplazione della realtà fatta di tempo e spazio si manifesta nell’artista l’istinto spirituale dell’umanità e nella sua opera l’aspirazione dell’uomo verso l’eterno, il trascendente, il divino.
È la sua definizione di arte, una dichiarazione d’amore nell’autentico significato della vita. Un progetto non semplice, quello di custodire la propria idea originaria del film nel suo complesso e renderla facile ai collaboratori, macchinisti, attori, compositori. Un vaso dove attingerla, scrive Tarkovskij, affinché il cammino del film diventi una delle forme artistiche più complesse. L’autore ci invita alla riflessione e nelle sue parole c’è la grandezza della sua visione del cinema e cosa rappresentasse per lui: la ricerca del tempo, quello passato, perduto e il futuro. Colui che va al cinema cerca un’esperienza di vita, perché il cinematografo,
come nessun’altra forma di vita, allarga, arricchisce e concentra l’esperienza effettiva dell’uomo.
In Sussurri e grida di Ingmar Bergman, afferma Tarkovskij, le tre sorelle non riescono a perdonarsi a vicenda, tormento e odio non si placano neanche di fronte alla morte di una di loro, eppure lo spettatore ha l’impressione di uno slancio della loro anima. Un’immagine artistica è tale se non muore nei confini ideologici ed è per questo che rimarrà sempre valida, come La dolce vita, un film dalla bellezza eterna perché Fellini si concentra sulle vicende personali senza farne una morale.
“L’immagine è un’impressione della verità sulla quale ci è concesso gettare uno sguardo con i nostri occhi ciechi … Tutti i miei film, in un modo o nell’altro, parlano del fatto che gli uomini non sono soli e abbandonati in un universo vuoto, che essi sono legati da un’infinità di fili al passato e al futuro, che ogni uomo col proprio destino realizza un legame col destino generale degli uomini …"
In questa raccolta il grande regista racconta la sua personale ricerca esistenziale attraverso l’occhio della macchina da presa, andare oltre il limite alla ricerca del vero e profondo significato della vita. Un’opera imperdibile per chi ama il cinema contemporaneo e la sua evoluzione concettuale e filosofica.
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