La fortuna dei Wise
- Autore: Stuart Nadler
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Bollati Boringhieri
- Anno di pubblicazione: 2013
“Nella primavera del 1947, quando avevo dodici anni, un aereo passeggeri si schiantò vicino a Narraganset Bay. Era un piccolo jet, praticamente nuovo che operava per una neonata compagnia aerea chiamata Boston Airways”.
Tutto nella storia della famiglia Wise dipendeva in un modo o nell’altro da quello schianto. L’avvocato spaccone e demagogo Arthur Wise, il quale finora era stato uno di quegli avvocati che stazionano negli ospedali a caccia di infortunati, aveva accettato di rappresentare dieci delle famiglie colpite. Era nata in tal modo la prima class action, azione legale collettiva, che allora sembrava una cosa rivoluzionaria e che era stata l’artefice della fortuna dei Wise.
“Famoso negli anni Cinquanta e Sessanta per cause contro l’industria dell’aviazione diventate pietre miliari”.
Se per Arthur “un grande avvocato era come un abile generale sul campo di battaglia”, il processo era stato un duro combattimento durato anni, la tenuta di Bluepoint acquistata nel 1951 a Cape Cod nel Massachusetts in quella penisola protesa sull’Atlantico era la celebrazione della sua vittoria. Non era da tutti possedere un pezzo di spiaggia, ammirare i delfini, osservare un falco a caccia sospeso in cielo o uno stormo di oche canadesi schierate a punta di freccia e guardare le balene di passaggio che migravano a nord o a sud, ovunque andassero mentre la radio trasmetteva la voce di Billie Holiday cantare Pennies from Heaven.
“È morta della gente e lui è diventato ricco. È così e basta”.
Hilton Samuel Wise, soprannominato Hilly, non era mai riuscito ad accettare il cambiamento di status della famiglia: l’adolescente osservava suo padre diventare schiavo delle convenzioni sociali mentre sua madre cercava di assomigliare alle signore della buona società dell’epoca. L’unica persona che sembrava comprendere Hilly era Lem Dawson, il tuttofare di colore il cui compito principale era quello di recapitare messaggi e documenti tra le due case della tenuta, una delle quali abitata da Robert Ashley, il socio di Wise l’eterno secondo. “Hai un angolo di mondo tutto per te, eh?”. Fatale era stato per Hilly l’incontro con la bella Savannah, nipote di Lem, della quale il ragazzo si era innamorato perdutamente, sentimento che avrebbe condizionato tutto il resto della sua esistenza futura.
“Il suo spettro inquinava tutte le mie relazioni sentimentali. Era impressa nella mia memoria”.
Ma su quell’orlo estremo del continente stava per accadere qualcosa di irreparabile.
“... i miei peccati e i miei errori erano stati commessi in gioventù, quando non sapevo niente della vita, quando avevo fatto quello che avevo fatto per insicurezza e paura...”.
La fortuna dei Wise (titolo originale del volume: Wise Men, Bollati Boringhieri, 2013, traduzione di Costanza Prinetti) è il primo romanzo dell’autore americano incentrato sulla storia di una famiglia “oppressa” da una grande fortuna. Nel romanzo, ambientato tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Settanta, Nadler mette in scena un conflitto generazionale tra un padre e un figlio destinati a non comprendersi mai, venato da tensioni razziali in un’America quanto mai ipocrita e perbenista.
“Ogni volta che mi parlava non potevo fare a meno di pensare che mi vedesse come un avversario in aula”.
Sembra quasi che il giovane ma talentuoso scrittore nel volume, simbolo dell’eterna illusione di felicità che alberga in ciascuno di noi, si diverta a tratteggiare la figura di Arthur Wise spesso ripreso dai cinegiornali dell’epoca, uomo arido e insensibile giacché
“il vero talento di mio padre non era l’abilità oratoria, o quella di trattare con la stampa ma la capacità di umiliare chi non era d’accordo con lui, chi lo ostacolava”.
Bellissime le pagine dedicate alla storia d’amore tra Hilly e Savannah, un faro nella notte per il protagonista divenuto adulto “tutte quelle arrivate dopo Savannah perdevano forma, diventavano confuse. La paragonavo a tutte le donne che avevo incontrato”. Del resto come recita l’esergo di questo splendido romanzo tratto da Wilderness della scrittrice statunitense Marilynne Robinson:
“ogni amore è in gran parte afflizione”.
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