La grande battaglia musicale e altre avventure sonore di Carlo Boccadoro

Si fa musica nella scuola italiana? Poco e male, se si pensa che il tempo dedicato al suono di uno strumento è relegato quasi sempre alla buona volontà di qualche maestro convocato talvolta come tappabuchi. Alla scuola superiore poi manca completamente la musica, che non ha mai avuto lo status di materia curriculare neppure nei licei classici.

Carlo Boccadoro ha scritto delle favole musicali, in ricordo di Luciano Berio che glielo aveva chiesto espressamente , che ora vengono pubblicate in un insolito delizioso volume “La grande battaglia musicale e altre avventure sonore” edito da Marcos y Marcos (2015).

“La città di Notina è molto piccola, non sempre compare sulle carte geografiche o sui mappamondi, ma basta tendere l’orecchio per riconoscerla perché a Notina la musica è sempre nell’aria.
Dalle finestre di una casa arrivano le note d’argento dei campanelli di qualche bambino….vicino alla scuola di musica appaiono gli svolazzi di flauti, trombe, clarinetti e violini…..”

Ecco allora una serie di originali personaggi che la fervida fantasia dell’autore fa muovere: il fattore Ostinato a cui piace la musica da banda, Clarone, così chiamato per via dell’amore per il clarinetto e sua moglie Melody, genitori del piccolo Pirulì, un bimbo di nove anni che suona l’ottavino; il suo amico Giancarlo è soprannominato Fortissimo, perché sa parlare solo con un tono di voce altissimo; il signor Mezzoforte inventa e costruisce strumenti musicali. Anche gli animali amano la musica: il gallo Decibel ha un chicchirichì capace di svegliare tutto il paese, un canguro ospitato nella fattoria comunale ha il nome di Saltato e una passione per la musica Rock, le mucche si chiamano Campanelina e Solfeggina: insomma in tutto il paese la musica domina la vita di grandi e piccoli, giovani e vecchi, giudici e commercianti, maestri e postini.
Note musicali, veri spartiti, pagine illustrate che cambiano di colore, passando dal blu al verde al viola, illustrazioni rigorosamente bicolori e, alla fine delle storie, un concertino in classe, diretto dal maestro Massimo Gong, un

“tipo originale ma simpatico a tutti”: ecco che in mancanza di veri strumenti Gong organizza per i bambini un vero e proprio concerto facendoli suonare con l’aiuto di un metronomo: battendo le mani sui banchi, pestando con i piedi per terra, soffiando nei fischietti colorati, battendo sui banchi i cucchiaini di metallo, sbattendo i quaderni uno contro l’altro: un vero e proprio evento musicale, con enorme divertimento dei bambini e dello stesso maestro, “ che si agitava come un matto, sembrava un direttore d’orchestra impazzito, ma non aveva ancora finito di dare istruzioni: - Adesso voglio che tutti quanti facciate un verso, il primo che vi viene in mente, all’inizio di ogni battuta, però FORTISSIMO, mi raccomando! Non dovete cantare, basta fare la prima cosa che vi passa per la testa, forza. Uno, due, tre, via!”

La scuola italiana avrebbe bisogno di più numerosi maestri come Gong, visto che siamo il paese del bel canto e della musica, e non riusciamo troppo spesso a farla amare ai bambini fin dalla prima infanzia.