La grande guerra a piedi. Da Londra a Trieste sui luoghi del primo conflitto mondiale
- Autore: Nicolò Giraldi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
“Da Londra a Trieste con buone scarpe sulla linea europea delle trincee.”
Passo dopo passo, lungo il fronte occidentale della prima guerra mondiale, dall’Inghilterra al nord Adriatico: l’idea nasce dopo un secolo, ora che i testimoni diretti non ci sono più a raccontare. All’idea è seguito un viaggio e al viaggio un libro, “La Grande Guerra a piedi. Da Londra a Trieste sui luoghi del primo conflitto mondiale,” pubblicato dalla casa editrice Biblioteca dell’Immagine di Pordenone, 208 pagine 14 euro.
Quando ho deciso di partire, le cose stavano più o meno così - si presenta l’autore, il trentenne Nicolò Giraldi - avevo una collaborazione con il giornale della minoranza italiana in Slovenia e Croazia, una laurea in storia moderna, un master alla London School of journalism e un lavoro che mi impegnava come barista in una catena di caffetterie qualche giorno a settimana.
Ha pure una ragazza a Londra, Giulia, è figlio di esuli istriani e pronipote di un altro Nicolò Giraldi, di Pirano, fante austriaco partito da Pola per le pianure della Galizia, a far la guerra dell’imperatore Francesco Giuseppe contro i russi. Sul fronte orientale, nei primi combattimenti, i cosacchi lo avevano fatto prigioniero col suo reparto ed era cominciata una prigionia protratta quasi tutto il conflitto, con un difficile ritorno in Istria, durato tre mesi, quando la rivoluzione bolscevica aveva dissolto l’impero dello zar.
È al bisnonno che si ispira il viaggio di Nicolò e fa costantemente rimando il libro, raccontando in parallelo la vicenda centenaria di questo serio soldatino austroungarico di etnia italiana.
Un secolo dopo, un discendente sicuro dei suoi mezzi decide di attraversare sette Paesi europei,
“con sette visioni diverse e uguali di intendere il passato, la memoria, la storia.”
A piedi, con uno zaino pesante dieci chili, venti di meno di quelli che il bisnonno e gli altri soldati di tutti gli eserciti portavano sulle spalle nel fango. Con un ottimo paio di scarpe, le compagne di due mesi interi, scelte accuratamente. E con un lungo elenco di contatti, fondamentali, per gli incontri, le visite, gli approfondimenti, per farsi ospitare, alloggiare, per dialogare. Viaggiare è condivisione, cibo, sonno, pensieri, tutto.
Partenza il 10 maggio 2014, da un monumento ai caduti della Grande Guerra ad Dartford, nei sobborghi di Londra. Ha con sé un diario, aperto alla prima pagina. Arrivo il 9 luglio, nel porto italiano dell’ex impero asburgico. Alla domanda perchè sei partito?, riassume ai giornalisti le tre ragioni principali: il viaggio a piedi di Patrick Leigh Fermor da Londra a Istanbul nel 1933, la voglia di farsi largo nel mondo del giornalismo con una storia diversa e il ricordo del bisnonno Nicolò.
Prendete un atlante, cercate i luoghi della Grande Guerra, studiate a tavolino le tappe, contattate le persone che su quella guerra mondiale ci lavorano ogni giorno, spulciate tra i volumi pubblicati, mettete assieme i contatti, poi quando vi sentite pronti chiudete tutto quanto, prendete delle bottiglie d’acqua e andate. E cercate di raccontare quello che vedete.
In cammino, nel Sud dell’Inghilterra, sui luoghi dai quali tanti sono partiti e molti non sono tornati, perchè nemmeno le salme dei caduti sono state rimpatriate, a parte il Milite Ignoto.
In Francia, Belgio e Lussemburgo le tappe lo portano tra l’altro a Ypres, Vimy, Bligny, Verdun, nei cimiteri di guerra, quelli del Commonwealth con i prati verdi e i cippi bianchi ordinatissimi, quelli francesi, monumentali, quelli tedeschi, più gravi; sconfina anche in Germania, tocca il campo di prigionia di Dachau, per parlare con la gente e cercare i segni della memoria, da quell’altra parte delle trincee e del filo spinato.
In Italia entra dall’Alto Adige, passa da Trento e poi attraversa il Cadore, per girare lungo l’arco carnico, l’alto Isonzo, il Carso, le dodici linee di difesa fatte costruire da Cadorna sul Monte San Michele, per difendere lo sbocco in pianura nella dannata ipotesi...
“Il viaggio nel passato passa inevitabilmente dalla memoria dei contemporanei e diventa necessariamente un viaggio nell’oggi, ponendo delle domande sull’Europa,”
osserva Paolo Rumiz, altro grande viaggiatore, nella prefazione.
“Nicolò aveva chiesto in giro, prima, se qualcuno volesse partire con lui. Nessuno. Perchè parti allora? E perchè no?”
La grande guerra a piedi. Da Londra a Trieste sui luoghi del primo conflitto mondiale
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