La guerra delle Due Rose. La nascita dell’Inghilterra moderna
- Autore: Roberto Chiavini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
Una guerra dei trent’anni, sempre nel medioevo ma in terra britannica. Lo scontro fratricida tra inglesi, sul suolo inglese, che infuriò con fasi alterne a metà del XV secolo, per il possesso del trono di Londra. In campo, le casate degli York e dei Lancaster, rappresentate da una rosa bianca e una rossa. Non è solo un saggio di storia quello firmato dal ricercatore Roberto Chiavini, La Guerra delle Due Rose. La nascita dell’Inghilterra moderna, pubblicato nel 2019 da Odoya (186 pagine), un bel volume molto illustrato, allestito con cura dalla casa editrice di Città di Castello, ricco di foto in bianconero, immagini d’epoca, schede incorniciate, capitoli di approfondimento in appendice.
È il complesso delle vicende nell’Inghilterra (e nella Francia) del 1400 al centro di un lavoro originale, moderno, un prodotto riuscito, accattivante, col suo mix di storiografia e di cultura in senso ampio, un tocco di narrativa e opportuni sconfinamenti in campo letterario, cinematografico, televisivo, fino ai giochi da tavolo. Anche letteratura, perciò, fiction, giochi, puntualizzazioni storiche, siparietti multidisciplinari e soprattutto spazio e riferimenti al mitico blockbuster televisivo Il Trono di Spade, nato dalla saga delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, bestseller del barbuto scrittore americano di fantasy-horror George R.R. Martin.
Roberto Chiavini, il curatore, è a sua volta un mix di antico e modernissimo. Dottore di ricerca in storia antica, appassionato conoscitore di fantascienza e fantastico, autore di saggi e articoli in tema di storia-letteratura-cinema-televisione, lavora in un negozio di giochi di ruolo.
A suo parere, considerate le scarne citazioni nei testi scolastici - al più, poche righe - la curiosità per quella guerra civile inglese ingentilita dal riferimento floreale nasce nei giovani d’oggi soprattutto dal fenomeno mediatico mondiale amplificato dal successo della “più grande saga fantastica di questo primo scorcio di millennio”, quella di Martin, coi suoi personaggi, le Case (non altro che famiglie), gli intrighi, le battaglie, i duelli, gli amori, i tradimenti, la violenza esponenziale.
Se poi da un a parte Chiavini cita correttamente l’ambientazione storica del romanzo d’avventura epica La freccia nera di Stevenson, l’età non lo aiuta a ricordare l’enorme successo di pubblico riscosso 52 anni fa dall’omonimo sceneggiato televisivo, andato in onda sulla rete principale RAI dal 22 dicembre 1968 al 2 febbraio 1969. In sette puntate, per la regia di Anton Giulio Majano, veniva liberamente interpretata la sanguinosa guerra dinastica combattuta in Inghilterra tra il 1455 e il 1485-87 tra due rami della casa regnante dei Plantageneti, i Lancaster e gli York, con una chiara dimostrazione delle precarie alleanze e dei rovesciamenti di fronte nelle varie fasi: successo iniziale della Rosa Bianca, riscossa dei Lancaster, lunga ripresa degli York, caduta e successivo ritorno tra il 1470 e il 1483, fino alla pacificazione ad opera dei Tudor, che ancora regnano a Londra, col ramo Windsor.
Il libro, spiega l’autore, vuole “fornire un tramite fra la fiction e la storia accademica”, raccontando una guerra da noi poco conosciuta e ininfluente, che invece è alla base dell’Inghilterra moderna. Partendo dalle origini dello scontro fra le casate e quindi dalla pretesa dinastica di Riccardo II da Bordeaux - una delle figure più affascinanti e misteriose del tardo medioevo inglese - ricostruisce lo sviluppo del conflitto, l’intensificarsi delle tensioni, il divaricarsi delle ramificazioni che portarono al trentennio di scontri dal 1455.
“Una lunga, faticosa e a tratti ‘cattiva’ faida familiare tra consanguinei, progredita per strappi e scoppi di violenza improvvisi, grandi personaggi e oscure controfigure annebbiate dalla storia”.
Accanto alla realtà storica c’è quella “amplificata” dal cantore di quella guerra, William Shakespeare. I suoi drammi storici, che riprendono “la sequenza di scontri e battaglie, di folli, di eroi e di scherzi della natura”, sono stati la fonte per altri scrittori, soprattutto scrittrici, prima delle tante declinazioni moderne, dalla fiction, alla soap opera romanzesca, al mystery deduttivo.
E tra gli enigmi della guerra civile, spicca il destino di Edoardo e Riccardo, i giovanissimi figli di Edoardo IV, rinchiusi dallo zio Richard nella Torre di Londra. Non se ne ebbero più notizie. Per Shakespeare, il re non avrebbe esitato a far uccidere i nipotini - da un cavaliere di nome Tyrell, curioso legame col Trono di spade - ma è perfino possibile che li abbia fatti eliminare lo stesso Enrico VII, una volta usurpata la corona, per rimuovere pericolosi contendenti.
Nella guerra delle Due Rose raggiunse il massimo la tecnologia delle armature dei cavalieri. Gli artigiani tedeschi e italiani erano cercati dai nobili dell’intero continente. Erano invece più spartani e meno costosi i modesti corsetti dei fanti, per non dire delle semplici protezioni imbottite di miliziani e arcieri, questi ultimi addestrati lungamente all’uso del micidiale arco lungo, il longbow, l’arma che più di ogni altra ha segnato la storia militare inglese nell’ultimo medioevo. Non a caso, si insisteva sull’allenamento costante di migliaia di uomini in tutto il regno, che portarono ai trionfi nelle grandi battaglie della guerra dei Cent’anni. Più volte le cocciute avanzate dei cavalieri corazzati francesi vennero arrestate dalle migliaia di frecce scagliate con rapidità da masse di “semplici” arcieri.
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