La lingua salvata
- Autore: Elias Canetti
- Casa editrice: Adelphi
Canetti (1905- 1994) disse una volta:
“Ho moltissime religioni”.
Ma ha avuto anche moltissime lingue; l’ebraico dei sefarditi, il bulgaro, il tedesco, lo studio del francese e dell’inglese si sono intrecciati nella sua giovinezza, fino a dare il primato proprio alla lingua di Goethe, faticosamente imparata e poi fatta propria nella scrittura di romanzi e saggi. Canetti nasce nell’attuale Ruse (ora cittadina della Bulgaria) che allora faceva parte dell’Impero Turco; la famiglia era di origine sefardita. In casa si parlava quindi una lingua simile allo spagnolo; i dotti genitori, formatisi a Vienna, comunicavano in tedesco. Da loro verrà un decisivo impulso verso la cultura, mentre in generale le tendenze della famiglia erano state rivolte verso l’attività commerciale. I domestici invece erano di lingua bulgara; Canetti in questa lingua ascoltò a bocca aperta tante truci favole. A distanza di molti anni, noterà con sorpresa di ricordare bene quelle favole, ma non i termini ascoltati al tempo dell’infanzia; era come se nell’inconscio fosse avvenuta una traduzione dal bulgaro al tedesco.
La famiglia di Elias si sposterà in varie città europee; Parigi, Manchester e soprattutto Vienna. Il padre muore improvvisamente e i Canetti si trasferiscono nella capitale austriaca. Qui la madre, donna vigorosa e indomita, lo obbliga a imparare il tedesco in modo da potersi iscrivere alle scuole cittadine. Lo studio, matto e disperatissimo, prosegue sotto l’impulso spesso aspro della donna. Il metodo non prevede nelle fasi iniziali l’uso di libri o di materiale scritto; il ragazzo deve imparare e ripetere a memoria le frasi date dalla madre. I progressi sembrano lentissimi. Varie volte lei lo rimprovera duramente, mostrando di non credere nelle sue capacità. Tra i due il confronto è serrato. Elias alla fine riesce a iscriversi superando a fatica l’esame di ammissione. Nulla lasciava presagire che il giovane avrebbe scritto proprio in tedesco le opere che gli avrebbero fatto ottenere nel 1981 il Premio Nobel per Letteratura.
La lingua salvata è quindi un omaggio alla pluralità, allo studio, alla memoria, all’impegno per costruire la propria identità che Elias Canetti fa propria dopo una dura lotta con se stesso e con la forte personalità della madre. Ci viene mostrato anche uno spaccato di un mondo perduto, quello dell’ebraismo dell’Europa Centro-Orientale che seppe esprimere, soprattutto nell’area asburgica, grandi talenti come Kafka e Zweig.
La lingua salvata. Storia di una giovinezza
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