La mappa
- Autore: Vittorio Giacopini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Il Saggiatore
- Anno di pubblicazione: 2015
Napoleone: prima la mappa, indi l’azione
Prendere la collina di faccia a Tolone, da lì calare sui due porti inespugnabili e da quelli rivolgere i cannoni contro i velieri inglesi. Una volta spinati a riparare nella rada piccola, saranno in trappola e la città reazionaria che resiste alla Rivoluzione non potrà che cadere. È un capitano corso piccoletto a suggerire all’inviato del Direttorio come risolvere l’assedio impossibile, ma il piano viene da un tenente del Delfinato, Serge Victor, esperto in cartografia. Contagia Bonaparte con la sua fiducia nella superiorità della rappresentazione cartografica della realtà: prima viene la mappa, indi l’azione. La buona stesura di una carta rivela come trasformare gli ostacoli in occasioni.
Una mappa perfetta è l’immagine del mondo, di ciò che ci circonda, ma in quanto copia supera l’originale, lo surclassa.
La cartografia come strumento di equilibrio, di ordine logico, un concetto di Cartesio. Napoleone è ufficiale di artiglieria, sa di numeri, nutre ambizioni smodate. Il tenente Victor è di poco più giovane, non ha neanche vent’anni e crede nei Lumi, confida sull’intelligenza, sulla razionalità. Sono il Corso tracagnotto e il Delfinese, come li definisce Vittorio Giacopini, nel suo stile originale, con la sua prosa complessa, insolita, nel romanzo storico “La mappa” (Il Saggiatore, 332 pagine, 18 euro).
Qualche giorno dopo, N. - così si firma - illustra il piano di Serge a Robespierre e ottiene il sì della Francia giacobina:
A voi il comando, cittadino capitano, restituite Tolone alla Rivoluzione.
La città cade e comincia il sodalizio tra due meridionali, uno nativo della Corsica, l’altro di Grenoble. Due anni dopo, Bonaparte è generale, ha messo su famiglia ed anche carriera a Parigi, grazie ai contatti politici giusti. Victor studia cartine con lui e sognano conquiste. Partono per affrontare piemontesi e austriaci nella pianura padana, alla testa di un’Armata d’Italia sbrindellata, senza divise e senza scarpe, che il nemico sottovaluta.
Cenciosi, sbrindati dice Vittorio Giacopini, alla sua maniera. Affamati ma coraggiosi, avidi delle ricchezze del Bel Paese e animati dal genio militare di quel condottiero minuto, però irresistibile.
Un mese e il Piemonte è battuto, i francesi cominciano a fare bottino e ad avere ristoro. Serge scopre di amare la battaglia, prova la febbre da cannone. Audacia e metodo sono la misura di Napoleone, che adatta sul campo le manovre studiate sulle carte del Bureau topografico parigino. Mai adagiarsi sulle vittorie, puntare sull’Adige, ostacolare i rinforzi austriaci, costringerli alle strade disagevoli del Tirolo, raggiungere e saccheggiare i depositi. Per questo, occorre conoscere perfettamente il territorio ed N. lo ha tutto in mente.
In missione spionistica dentro Mantova, assediata dai francesi, Victor si innamora di Zoraide, la Maga, bellissima zingara che fa l’attrice di strada in una compagnia di girovaghi. Chissà se in amore viene prima la mappa, poi l’azione, come in guerra? L’illuminista cartografo, il cinico romantico, vive un idillio a Milano con l’affascinante teatrante d’accatto.
In due anni scarsi di marce, manovre, assedi, battaglie, un generale di ventisette anni strappa l’Italia del Nord all’Austria e punta verso l’Oriente, come un novello Alessandro, l’Europa va stretta al piccolo Corso. La Francia repubblicana è popolosa, pretende nuovi spazi. Servono colonie, c’è un futuro da costruire al di là del Mediterraneo.
Una gita alle piramidi per Bonaparte, che volta le spalle all’Italia e alle speranze di libertà riposte in lui. Lo stivale è tradito. Si va in Egitto, una nuova avventura, che parte bene, prosegue con combattimenti inutili nel deserto, è ostacolata da un’orribile pestilenza e segnata da un’infruttuosa spedizione in Siria.
Serge e Zoraide sono rimasti a Milano, a soffrire per quel Paese abbandonato, esposto alla rivalsa austriaca. Un agguato. La Maga rapita. Victor ferito. Ripara a Parigi. Ora non è più un ragazzo, insegna all’Ecole Militaire, istruisce ragazzini per le nuove armate di Napoleone, fuggito al blocco navale inglese. Il Primo Console lo chiama alla Malmaison. È accigliato, pensieroso. Una grande carta sul tavolo. Serge riconosce le linee tracciate. Allora è deciso, torniamo in Italia? La risposta è l’indice puntato su Marengo. È qui che voglio ingaggiare battaglia. È qui che voglio batterli.
Prima la mappa, poi l’azione.
La mappa
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Libro che ho letto tutto di un fiato dopo la difficoltà delle prime pagine dovute ad uno stile non facile. La storia è scritta benissimo, il personaggio del cartografo è la sua storia mi ha appassionato e deve dire che lo considero uno dei migliori di quelli scritti da Giacopini di cui avevo già apprezzato molto Re in fuga e Al posto della libertà.