La memoria dei fiori. Il diario
- Autore: Rywka Lipszyc
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2015
“Litzmannstadt domenica 3 ottobre 1943. All’indomani della prima festa dell’anno (il Rosh haShana). Nel complesso è stata una bella giornata”.
Sono le prime parole scritte sul suo diario da Rywka Lipszyc. La ragazzina di 14 anni viveva nel ghetto di Lodz con la sorellina di 10, Cipka, alla quale doveva provvedere ed essere di conforto, uniche superstiti della loro famiglia.
“Mi sembra di volerle bene ogni giorno di più”.
Suo padre era morto nel 1941 per le ferite riportate a causa della brutale aggressione subita dai tedeschi, sua madre era scomparsa l’anno seguente probabilmente a causa della malnutrizione e dello sfinimento. I parenti sopravvissuti si erano presi cura degli orfani ma nel settembre del 1942 in seguito alla famigerata “szpera” (coprifuoco in polacco), quando le autorità tedesche avevano intimato agli abitanti del ghetto di selezionare quindicimila persone da deportare, anche il fratello Abramek e la piccola Tamarcia erano stati allontanati.
In pochi anni la famiglia di Rywka era stata decimata. La ragazzina e la sorellina erano andate a vivere con le cugine in un piccolo appartamento, dove regnava tensione e povertà. L’unico conforto Rywka l’aveva trovato nella redazione di un diario, scritto a mano in polacco su un quaderno di scuola, al quale affidava tutti i suoi pensieri.
“Il mio compito è scrivere”.
Rywka lavorava in un laboratorio, dove imparava a usare la macchina da cucire e a fare gli orli, inoltre seguiva lezioni di ebraico, Yiddish e matematica. La giornata di Rywka era scandita da varie incombenze quali fare il bucato, cucinare, prendere il carbone e rifare i letti. Il poco tempo libero era riservato alla lettura “sto leggendo un libro bellissimo, si intitola I miserabili”. Scopriamo che Surcia era la sua amica del cuore “è l’unico scampolo di luce e calore in questo mondo freddo e ostile”. La fede in Dio aveva nella vita della giovane un ruolo importantissimo:
“Ho la certezza che lui si prenderà cura di me”.
Inoltre Rywka soffriva immensamente per ciò che era successo alla sua famiglia.
“La morte dei miei è la tragedia della mia esistenza. Sono sempre con me. Mi seguono ovunque io vada, passo dopo passo”.
La fame acuta e persistente riempiva quotidianamente i suoi pensieri.
“La fame ci divora, ci consuma”.
In quelle pagine la ragazza “lottò per capire ed esprimere se stessa, riuscendo a catturare le sofferenze fisiche della vita nel ghetto e lo stravolgimento emotivo di un’adolescenza vissuta durante l’Olocausto”. Così nell’Introduzione del volume, la scrittrice e ricercatrice Alexandra Zapruder spiega che cosa significava il diario per Rywka redatto dall’ottobre del 1943 fino all’aprile del 1944, quattro mesi prima che i tedeschi chiudessero il ghetto di Lodz nell’agosto del 1944 e deportassero la popolazione che era rimasta ad Auschwitz. Qui il diario, testimonianza sulla vita del ghetto s’interrompe bruscamente.
Il diario era stato ritrovato nella primavera del 1945 tra le rovine dei crematori di Auschwitz dalla dottoressa russa Zinaida Berezovskaya che lo tenne con sé in Russia fino alla sua morte. Grazie alla nipote Anastasia, che ne intuì il valore, è giunto fino a noi.
È importante sottolineare che il ghetto di Lodz fu uno dei primi istituiti dai nazisti e il più longevo, era completamente isolato e sigillato e mancava di un sistema fognario. Inizialmente concepito come un campo di raccolta per gli ebrei, il ghetto venne in seguito trasformato in un importante centro industriale di manodopera a basso costo per l’esercito tedesco. Nel Giorno della Memoria, le parole di Rywka risuonano come monito, affinché non si ripetano gli errori del passato. Purtroppo a tantissimi bambini e adolescenti come l’autrice di questo commovente libro è stato impedito di diventare adulti e di realizzare i propri sogni. Rywka continua a vivere attraverso le sue intense parole, anche questo è un modo per vincere sul male, perché la più grande vendetta era sopravvivere nei confronti di chi voleva annientarli.
“Ieri c’era nell’aria profumo di primavera. Ora è tempo di vivere. Vivere!”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La memoria dei fiori. Il diario
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