La memoria di Elvira
- Autore: Non disponibile
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2015
I piccoli volumi della Sellerio sono sempre stati importanti e imperdibili per me. Eleganti con la copertina ruvida, color blu intenso da renderli visibili al primo sguardo su uno scaffale di una libreria, con i preziosi riquadri di bellissime foto o di opere d’arte che la adornano, e la carta, che dire, pregiata e di qualità delle famose cartiere di Fabriano. La memoria di Elvira raccoglie i ricordi di alcuni scrittori e autori sulla grande editrice siciliana, che l’hanno voluto omaggiare: Luisa Adorno, Antonino Buttitta, Andrea Camilleri, Luciano Canfora, Masolino d’Amico, Daria Galateria, Alicia Giménez-Bartlett, Salvatore Silvano Nigro, Adriano Sofri ed altri. È il numero mille della collana ed è dedicato solo a lei, a Elvira Sellerio, unica donna nell’editoria italiana, da tutti chiamata la Signora. Memorie, ricordi e pensieri che delineano un ritratto inedito di una delle donne più affascinanti della seconda metà del Novecento, che amava Proust e Stendhal, coraggiosa ed indimenticabile nella storia della nostra editoria.
Una donna coltissima e attenta alle cose d’Italia
scrive Andrea Camilleri, con un’impressionante capacità di lettura, piena di fascino e che possedeva, tra l’altro, un dono naturale: un gran fiuto per i libri. Mentre gli altri editori erano, e sono, alla ricerca del bestseller, lei coltivava un amore donchisciottesco per le cause perse, ricorda Giuseppe Scaraffia. Non cosniderava il successo metro di misura nel valutare la qualità di uno scrittore e chi tra i suoi scrittori, possessivamente amati, vendeva di più veniva trattato in egual misura a chi vendeva poco o niente.
Figlia del prefetto Giorgianni, laureata in Giurisprudenza, nel 1969 la signora Elvira fondò la casa editrice con il marito Enzo Sellerio, famoso fotografo e, insieme a Leonardo Sciascia e altri comuni amici, diedero vita alla collana La Memoria, simbolo oggi della storia del catalogo Sellerio. Una delle collane più belle che siano state pubblicate, i saggi e i romanzi di alcuni divenuti poi autorevoli scrittori italiani Gesualdo Bufalino, Antonio Tabucchi, Andrea Camilleri, Luisa Adorno, Carlo Lucarelli, Gianrico Carofiglio e Gimènez-Bartlett. Era una lettrice instancabile e amava collezionare libri, tanti, anche la narrativa dell’infanzia. Una donna di grande intelletto che non amava la mondanità, convinta com’era che il suo mestiere appartenesse ad un mondo silenzioso e nascosto.
L’appartamento di Elvira era ovviamente un animato tempio del libro
ricorda Daria Galateria,
e il suo viso triangolare era un teatro; le rughe erano le tende che si aprivano sui sentimenti … rughe di sole, non di tempo, e occhi nocciola, per guardarti meglio. A scompaginare il rapporto di forza dei suoi tratti, si apriva il bagliore dei denti, il riso spezzato della difesa, lo scintillio dell’acume, l’apertura del credito del fascino. Le sigarette erano, in quel volto, il sacrosanto puntello di una vita piena evidentemente di tensioni.
Il luogo di lavoro doveva essere accogliente e bello come i suoi libri, un mobilio ottocentesco arredava le stanze e gli uffici della sua casa editrice. Esaminava personalmente i manoscritti che riceveva, voleva conoscere gli autori e spesso li incoraggiava, sicura delle sue scelte. Ogni libro edito era per lei innanzitutto una storia. E poi le sue sigarette, le Benson, immancabili sulla sua scrivania sepolta da pile di libri, manoscritti e fogli. Un piccolo aneddoto riguarda il suo piacere di fumare: aveva raccolto negli anni pacchetti senza le scritte che considerava intimidatorie sui pericoli alla salute, e ogni volta che ne apriva uno nuovo lo svuotava nel suo vecchio pacchetto, custodito gelosamente.
Era piena di ironia e anche di affetto per chi lo meritasse
scrive Sofri, e detestava l’ipocrisia. Era una signora che trovava piacere nel condividere, con i suoi amici più cari, il cibo, i libri, le storie e la sua amata casa a Marina di Ragusa, un luogo che considerava d’elezione, un luogo della sua fuga e del suo esilio fisico. Una signora generosissima era Elvira Sellerio: sapeva che i detenuti leggevano e che spesso scrivevano e in una volta sola volle regalare 64.000 volumi alle biblioteche delle prigioni. Una generosità ripetuta più volte. La letteratura era per lei
inscindibilmente connessa al divenire delle infinite trame della vita.
Una donna che sapeva guardare dentro e con la quale non si aveva la necessità di spiegarsi o di giustificarsi, una donna che andava d’accordo più con gli uomini che con le donne e solo perché le altre donne sono rimaste indietro. Una donna appartenente ad una rara categoria, di una innata classe che non doveva dimostrare nulla.
Pisa noir. Delitti. Dalla bella Elvira a Roberta Ragusa. Nuova ediz.
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