La mia vita vicino a Padre Pio
- Autore: Cleonice Morcaldi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
Cleonice Morcaldi è stata la figlia spirituale più vicina al cuore immenso di Padre Pio, mistico e veggente, taumaturgo, finalmente riconosciuto santo nel 2002, dopo molte persecuzioni ricevute dal Vaticano.
Padre Pio chiamava Cleonice "la primogenita", forse per la modestia della ragazza che per decenni raccolse le confidenze del Padre, consistenti in dialoghi e bigliettini.
Morcaldi ha stilato questa bella biografia, La mia vita vicino a Padre Pio (Dehoniane, pp. 216, 1997) a beneficio di quanti desiderino percorrere la via di elevazione verso Gesù e verso Dio.
La scrittrice è stata una maestrina a Monte Rotondo, ha studiato con volontà e tanti sacrifici. Era la penultima di 9 figli, 4 fratelli maggiori morirono.
Cleonice nell’adolescenza ebbe un esaurimento nervoso e deperimento organico per denutrizione. Padre Pio la fece curare dal dr. Festa (giunto sul posto per esaminare le sue stigmate), che prescrisse fiale di sangue di cavallo e otto uova fresche al giorno.
Al di là dei numerosissimi aneddoti, tutti edificanti e scuola di vita, è importante sottolineare la natura della figliolanza spirituale, così come è raccontata dalla discepola, bisognosa di guida:
- Sono terra sterile, arida, senza frutti.
- Lo dici tu, ma non io che sono l’agricoltore.
Infatti il Padre spirituale può essere paragonato al divino seminatore della parabola evangelica, e lui in modo specialissimo, in quanto ha portato in sé nella carne i segni della passione e redenzione, compresa la corona di spine, invisibile. Durante le sue messe, che potevano durare anche tre ore, il santo andava in estasi e riceveva grazie su grazie, non per sé, per i fratelli bisognosi. Riviveva tutto l’orrore del Calvario, moriva simbolicamente ma con estremo dolore al momento dell’elevazione, resuscitava alla Comunione.
I riti di morte e rinascita sono millenari, pensiamo a Osiride, a Dioniso, ma Gesù ha rivelato i misteri segreti a tutti, agli ultimi, ha liberato l’umanità dall’ignoranza. Tutti siamo qui per trasformarci. Sappiamo comprenderlo oggi, nell’epoca del materialismo spinto? Chiediamocelo.
Il frate santo distingueva tra “amore compiacente” egoistico, mondano, e “amore compassionevole”, lo stesso di Cristo e Buddha.
L’incapacità di cogliere tale differenza, insieme alla malafede, ha fatto nascere sospetti sul tipo di relazioni che intratteneva con le figlie dell’anima.
Ha parlato anche di extraterrestri, ammettendone l’esistenza; di angeli ha detto sempre, in continuazione.
Purtroppo l’invidia si insinua dappertutto. Dal 1930 al 1933 il sant’Uffizio gli proibì l’esercizio delle funzioni sacerdotali, la celebrazione eucaristica e la confessione. Tenuto in carcerazione, non poteva vedere i suoi parrocchiani e nessun altro. Però cresceva con ferma volontà di non arrendersi il sogno di edificare l’ospedale, la Casa Sollievo, inaugurata oltre vent’anni dopo, nel 1956. È un’eccellenza sanitaria.
Sono venuti a lui a milioni, a chiedere un consiglio, un aiuto, una preghiera.
La grande fede del santo si sintetizza in questa sua sentenza, pensando al paradiso:
Saremo tutti come Gesù, per somiglianza.
Visione notevole, forse non gradita perché elimina ogni potere di qualunque natura.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La mia vita vicino a Padre Pio
Lascia il tuo commento