La morte mi guarda di Tina Orr Munro

Fino all’ultimo respiro, la suspense di questo libro La morte mi guarda (Neri Pozza, 2023, traduzione di Simona Fefé) di Tina Orr Munro, scrittrice inglese del Devon, coinvolge i lettori che non possono che empatizzare con la “crime scene investigator” Ally Dymond, protagonista del giallo a tinte fosche che vede in scena un serial killer che si cela sotto le apparenze morbide e gentili di un paramedico insospettabile, Simon Pascoe.

Femminicidi, violenze sulle donne, ossessione per rapporti intimi con le vittime dunque non sono solo tragico appannaggio della cronaca nera italiana, ma appartengono a tutte le comunità; in questo caso siamo nella provincia inglese, presso Exeter, nella Contea del Devon, lontani dalla capitale.
La giovane Ally è stata allontanata dal suo incarico di consulente della polizia locale perché aveva smascherato una falsificazione di prove del commissario frettoloso in una indagine.
La sua precisione professionale sulle scene del crimine la porta a una ricerca meticolosa dei dettagli che ostacolano la superficialità dei comandi di polizia che tendono a trovare il colpevole subito, senza dubbi o ulteriori indagini. Quando due donne, a poca distanza l’una dall’altra, trovano una morte violenta in circostanza sospette, Ally viene richiamata sul luogo degli incidenti, ma i suoi dubbi, gli indizi che trova, i sospetti che nutre la fanno propendere per l’ipotesi che si tratti di delitti da parte di una mano molto esperta, capace di costruire una scena accurata che storni i sospetti di un assassinio premeditato. Quando però viene aggredita selvaggiamente l’unica figlia di Ally, la quindicenne Megan, con cui la madre ha il rapporto difficile tipico dell’età adolescenziale, la sezione crimini violenti si mette in allerta e coinvolge la stessa Ally, che comincia a raccogliere prove, a esaminare i luoghi del crimine, violando anche le leggi, cosa che la porterà a essere sospettata e alla fine incriminata a sua volta.
Ma la sua testardaggine, unita alla volontà di fare luce su delitti da parte di chi certamente colpirà ancora, la sua sincera voglia di giustizia, avranno la meglio sugli infiniti ostacoli che incontra.

Il libro è costruito in modo efficace: mentre Ally parla in prima persona, nel testo si alternano lunghe parti in corsivo, quelle nelle quali la storia segreta dell’autore delle uccisioni perverse delle donne viene esaminata, affrontata, dettagliata. La costruzione dei diversi personaggi, le relazioni difficili tra Ally e la sua madre adottiva, Bernadette, il suo ex marito Sean Parker, l’amica cara Penny, tutti convinti che lei non sia stata una buona madre per Megan, che ora giace inerte in terapia intensiva in ospedale, dopo la violenta aggressione di chi la voleva morta, ci raccontano una società dura, difficile, violenta.
La presenza ossessiva dei social, account Instagram, cellulari collegati e manipolati, profili veri e falsi, ci raccontano ancora una volta come strumenti di comunicazione possono degenerare in armi vere e proprie, contando sulla dipendenza di giovani che sul cellulare impostano la vita e le relazioni affettive.

Un romanzo ricco di spunti di riflessione sui pregiudizi nei confronti delle donne che, oneste e professionali, rischiano il posto, sul potere dei maschi che non riescono a vedere con chiarezza ciò che si cela dietro le facili apparenze, e infine sui rapporti amorosi, che in questo libro appaiono tutti sbagliati e violenti: il patetico personaggio di Jackie ne è una ulteriore prova, il suo torturatore un abietto manipolatore.
Questo è il primo romanzo dedicato alla Csi Ally: ne aspettiamo altri.