La musica dei misteri
- Autore: Pasquale Gianno
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
È un libro che si manifesta con una scrittura saggistica colta e nel contempo affabulatoria, mentre viene raffigurato un ampio mosaico. Si intitola “La musica dei Misteri. Bande, canti e suoni nella Settimana Santa a Trapani” (Edizioni Depranum, Trapani, 2017), e l’autore è Pasquale Gianno che, con estrema lucidità espositiva, si immerge in uno dei riti più imponenti della civiltà mediterranea. Sa coinvolgere il suo approccio socio-storico, a partire dall’uso che l’uomo fa della musica: uno dei tanti elementi, scrive l’autore, che dà vita al teatro del sacro. Egli, avvalendosi anche di una documentazione attinta da studiosi del passato, racconta la processione dei Mistreri utilizzando tipici termini dialettali ad essa inerenti (“vara”, “annacata”, “ciaccole”, “abbanniate”, “vutata”, “scinnute”...). Egli sin dall’inizio stuzzica la curiosità, ponendo problemi e li risolve via via che sgomitola il filo della matassa.
Nell’excursus storico, ricco di dati, si sofferma a considerare la dimensione sonora: quella dei cantori e delle bande musicali all’interno della processione. La narrazione si snoda lungo i giorni della settimana santa, a partire dal martedì. Ciascuno, gestito da un ceto sociale, ha una propria ritualità presentata da uno sguardo attento a cogliere i plurimi dettagli di una tradizione che annualmente si rinnova. Ecco un brano che, del tutto iacoponesco, introduce allo svolgersi del ciclo pasquale. Il personaggio è la madre di Gesù, vale a dire la donna trafitta dal dolore che va in cerca del proprio figlio. La scena è accorata, struggente. Lei è una creatura accompagnata dal proprio dolore; emoziona il suo cammino ed esprime un dramma visionario:
“La cultura del luogo ha elaborato la storia del rapporto tra Maria e Gesù, ovvero tra madre e figlio, ovvero mediante l’intreccio di più processioni che, tra l’altro, si legano ai caratteri socio-economici della città. Nelle giornate di martedì e mercoledì si reca in processione la figura della Madonna in lutto chi cera u Signuri, u figghiu mortu, quel figlio dal quale Maria si era separata e che ritroverà crocifisso, “dopo averlo cercato tra le vie della città” spiegano in città i più anziani. Il motivo della separazione s’incontra nel primo gruppo scultoreo della processione dei Misteri, gruppo d’ispirazione popolare e non evangelica, nel quale si raffigura il congedo di Gesù, consapevole del suo destino di morte, da Maria. La stessa processione dei Misteri si conclude con la statua di Maria Addolorata, avvolta in un gran manto di velluto nero e che segue l’Urna contenente il Cristo morto”.
I luoghi del rito e la folla, i gesti e le tristi melodie della banda caratterizzano lo stare insieme per assistere ad una manifestazione che ha del sacro e del profano. La generosa Madre mediterranea rivive così nella Madre della Pietà, ed è come se si chiudesse il cerchio con la conclusione dei riti del Mercoledì santo. Ma soltanto apparente è la sosta di un solo giorno colmo di preparativi: il Venerdì Santo il mito vivente raggiunge il culmine più misterioso. Tutti i gruppi scultorei, portati faticosamente a spalla, vengono mostrati alla città, ne percorrono le strade; si dà vita a una perfetta macchina dello spettacolo religioso di grande effetto emotivo e affettivo che fa trattenere il respiro. Ma Pasquale Gianno va oltre i segni immediatamente percepibili e situa l’andamento cronachistico-narrativo nell’ambito degli studi più aggiornati di etnoantropologia, riportando il tutto nell’ottica della rigenerazione del cosmo, dell’uomo e di Dio e indicando nel simbolismo della porta il passaggio da uno stato di essere ad un altro di livello superiore. Suggestiva, poi, questa annotazione:
“Se il momento dell’uscita in processione significa condurre il sacro nello spazio vissuto dall’uomo al fine di ristabilirne i rapporti, quello dell’entrata assume il compito di ricondurre il sacro alla sua dimora”.
Il sacro, quindi: si svela e si vela; si offre e si nasconde, perché possa essere cercato con sempre maggiore insistenza da una stagione all’altra della vita. L’opera di Pasquale Gianno ripropone l’immagine di una Sicilia esoterica ed essoterica, ne segue le tracce e le analizza scrupolosamente nel contesto della sua città che, nutrendo il vincolo tra il noto e l’ignoto, sa coltivare l’enigma.
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