La musica della luce. Dal Flauto magico alla Nona sinfonia
- Autore: Giovanni Bietti
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Laterza
- Anno di pubblicazione: 2021
Giovanni Bietti è un musicista, un compositore, un divulgatore musicale che opera in diversi ambiti e ha già scritto altre pubblicazioni sulla musica e su famosi autori.
Prima di quest’ultimo interessante lavoro, La musica della luce (Laterza, 2021), che ha come sottotitolo di copertina: Dal Flauto magico alla Nona sinfonia, Giovanni Bietti ha pubblicato: Lo spartito del mondo, breve storia del dialogo tra culture in musica. In quest’ultimo lavoro, l’autore si adopera nel mettere insieme la sfera della musica in senso proprio con la sfera culturale in senso generale. Si mostra come le due sfere abbiano molti punti di congiunzione molto più di quanto si pensi. Si attribuisce alla musica spesso una forte carica sentimentale ed emotiva ma non sempre se ne riconosce la correlazione ideale e culturale.
Il libro di Bietti si distingue per la consueta agilità di lettura dello scrittore musicista in un testo seguito da una serie di apparati, quale un glossario ed esempi audio che consentono di ascoltare nell’immediato quanto esposto nel capitolo di riferimento. Il racconto, come è costume dell’autore, si accompagna al suono, o viceversa, e lo si rende così più fruibile e comprensibile anche ai non esperti del settore.
Il titolo dell’accattivante volume, La musica della Luce, rimanda al periodo dell’Illuminismo, “il secolo dei lumi” e si concentra su tre grandi autori, i massimi rappresentanti di quel periodo cioè Haydn, Mozart e Beethoven. Sono tre musicisti che vivono nella stessa città, a Vienna e interagiscono tra di loro. Questi tre autori vengono considerati la triade classica, la più famosa dei musicisti viennesi che hanno dei punti in comune, strettamente legati tra loro, esprimendo un tipo di linguaggio con simili caratteristiche.
Nel libro, in particolare, si prendono in esame cinque composizioni: Il flauto magico di Mozart, La Creazione, il grande oratorio di Haydn che venne eseguito per la prima volta nel 1799 e l’unica opera di Beethoven, Il Fidelio. Quest’opera ha una storia lunghissima, con una prima esecuzione nel 1805 e una terza versione nel 1814. In ultimo si trattano i i due pezzi sinfonici più famosi in assoluto della storia della musica, la Quinta e la Nona di Beethoven.
Vi è un capitolo introduttivo dove si tratta di come i musicisti operarono in quel particolare periodo dei lumi. Si esamina il linguaggio musicale adoperato, la forma e il singolare ruolo svolto dalla musica strumentale che agli inizi del Settecento ha un ruolo subordinato e secondario, mentre nell’Ottocento, sarà considerata la forma musicale più alta di espressione.
Si tratta della singolarità del linguaggio musicale di quel periodo legato a esprimere la novità illuminista, la metafora del passaggio dal buio alla luce, che nei suddetti tre compositori è esplorato attraverso un espediente tecnico preciso: il passaggio dal “modo maggiore” a quello “minore”. Si riconducono in tal modo i suoni a un diverso sentire, a emozioni contrastanti, da un senso di oscuro drammatico, di malinconia e di tristezza a sensazioni gioiose, luminose, trionfali; un percorso che si sviluppa principalmente nel teatro d’opera per poi passare nella musica strumentale.
La musica della luce. Dal «Flauto magico» alla «Nona Sinfonia»
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