La nostalgia. Quando dunque si è a casa?
- Autore: Barbara Cassin
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2015
Nostalgia è uno stato d’animo “sottile”: è una mancanza che sai e non sai, un tipo di vuoto, un dolore che sa essere soffice e crudele, e si consuma più o meno a livello dell’anima. Sotto l’aspetto linguistico nostalgia è una crasi discendente dal greco: la commistione dei termini νόστος (ritorno) e άλγος (dolore), appunto. Starebbe a indicare, in altre parole, il sentimento di tristezza e/o rimpianto per la lontananza da luoghi o persone, in un modo o nell’altro, lasciati alle spalle. Le coordinate teoriche della definizione sono molto più sfumate di quanto non appaia a prima vista. Ad inquadrare la condizione psicologica (ma, perchè no, anche antropologica) dell’esule attraverso il focus sfaccettato di epica, letteratura e filosofia, viene in soccorso l’ultimo lavoro della ricercatrice Barbara Cassin “La nostalgia. Quando dunque si è a casa?” (Moretti & Vitali, 2015), che mediante le vicende-paradigma di Ulisse, Enea e Arendt definisce ambiti, meandri e declinazioni del “senso” di nostalgia. A partire dalla domanda-cardine che segue e che parafrasa il sottotitolo del libro: quando è davvero possibile sentirsi a casa? Era davvero Itaca l’approdo ontologico che Odisseo stava cercando?, sdradicato dalla patria certo per capriccio degli dei ma anche in quanto divorato da un’incessante brama di scoperta? (fatto finalmente ritorno a Itaca non vi trascorrerà che una notte prima di veleggiare di nuovo, attratto da altri lidi). Enea, dal canto suo, è classicamente “pio” e da tale si comporta anche rispetto alle radici, facendosi carico sullo sfondo di Troia in fiamme, ciò che gli resta della patria perduta, il vecchio padre Anchise, il cui peso gli grava letteralmente sulle spalle. Fuori dall’epica, la filosofa Hannah Arendt scompagina ancora di più le prospettive, assimilando il suo senso di appartenenza non già al luogo geografico abbandonato quanto, piuttosto, alla propria lingua madre. Come specifica con acutezza l’autrice, a introduzione del suo saggio
“Questo libro interroga, con la “nostalgia”, il rapporto tra patria, esilio e lingua materna. L’Odissea, che racconta le peripezie di Ulisse e del suo ritorno incessantemente differito, è il poema per eccellenza della nostalgia (…) La patria, Enea la porta con sé quando fugge da Troia in fiamme con il padre Anchise e gli dèi lari sulle spalle (…) nei tempi bui in cui vive, Hannah Arendt, ’naturalizzata’ nel suo esilio americano, sceglie di definirsi non rispetto a un paese o a un popolo, ma soltanto rispetto a una lingua, la lingua tedesca. È questa lingua che le manca e che vuole udire”
Il libro, smilzo ma molto denso e di accattivante lettura, è tradotto dal francese da Anna Chiara Peduzzi.
La nostalgia. Quando dunque si è a casa? Ulisse, Enea, Arendt
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La nostalgia. Quando dunque si è a casa?
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