La notte della menta di Marika Campeti

La romana Marika Campeti, già autrice di successo, ha dato alle stampe un racconto lungo dal titolo La notte della menta. Da sempre dalla parte delle donne, la scrittrice ha scelto proprio la giornata simbolo contro il femminicidio, ovvero il 25 novembre, come data di pubblicazione.
Si tratta di un cartaceo dal formato tascabile, inserito nella collana “Passepartout” e molto ben curato, in un’edizione dalla copertina accattivante, non priva delle utilissime bandelle. Merito della casa editrice Sette Chiavi, specializzata nel proporre al pubblico prodotti di qualità, dal formato maneggevole e a prezzi vantaggiosi.

Il racconto si snoda interamente nell’arco di una notte e ha per ambientazione Terracina, comune laziale in provincia di Latina, località molto cara all’autrice. In una gelida notte di dicembre, Laura si risveglia ferita in fondo a una scarpata, mettendosi a lottare strenuamente per risalire e avere così salva la vita. Ma come è arrivata lì? Perché nella sua memoria c’è un buco temporale, talmente grande è stato lo shock. Un minuto prima stava facendo spese nel centro di Terracina, e poi?
Cercare di ricostruire cosa sia successo diventa quindi il suo principale obiettivo, una sfida di cui il lettore avverte tutta la fatica. La mente di Laura è confusa, come potersi fidare? La verità fa paura, meglio restare anestetizzati. Sì, ma ancora per quanto?
Salvata da un poliziotto, ci sarà quindi una sorta di resa dei conti. Un interrogatorio dettagliato, al fine di redigere un verbale che contribuirà a fare affiorare i dettagli. Su tutti, quell’odore di menta che la donna continua ad avvertire. I profumi hanno il grande potere di evocare le situazioni, di far riaffiorare la memoria quando si presenta gravemente danneggiata. Di inserire l’essere umano nel preciso contesto, dovesse anche voler dire tornare indietro, a una realtà che si rifugge e che si vorrebbe abolire. Una sorta di ritorno alle origini, per poi ricominciare.
Laura è timorosa, viene assalita da mille dubbi. Dov’è la sua famiglia? Suo marito e suo figlio sono in pericolo? Un senso di disagio arriva dritto al lettore, perché in questa storia si fatica a comprendere quale sia la verità.
L’autrice è abile a instillare dei sospetti, si finisce per diffidare di tutti. Del poliziotto, di Laura stessa. Chi di loro dice il vero? Si galleggia in un limbo, voluto e orchestrato con perizia, per poi approdare al gran finale, che irrompe di botto: un colpo al cuore.

La prosa di Marika Campeti è ricca di sensazioni, di descrizioni e di sentimenti. Di sicuro non si risparmia e così il "noir" mette in scena personaggi ben definiti, caratterizzati nel particolare, una cosa che pochi scrittori di genere fanno. Il confine tra realtà e incubo è labile, la storia rapisce nella sua totalità.
Senza rivelare nulla, per non togliere la sorpresa al lettore, come si era detto all’inizio la tematica della violenza perpetrata alle donne viene tenuta in largo conto, affinché nessuna si senta più colpevole di comportamenti maschili che non sono normali, bensì malati. In modo che ciascuna di noi possa perdonarsi e concedersi di meritare un’esistenza serena, diversa dalla spirale di violenza a cui si era a torto abituata. Anche l’uomo reo, nella visione di Campeti, può redimersi; quasi che vittima e carnefice unissero le forze per cercare di rendere le loro esistenze costruttive, per niente inutili.
Un concetto che rende la storia estremamente originale. Un messaggio di speranza, da lasciare a questo mondo che sta andando a rotoli. Sarebbe bello se così fosse. E infatti ci crediamo, per il tempo breve della lettura. Un racconto consigliato.