La notte delle ninfee. Come si malgoverna un’epidemia di Luca Ricolfi

Un titolo che suscita curiosità e interesse quello de La notte delle ninfee. Come si malgoverna un’epidemia (La nave di Teseo, 2021), ultima opera di Luca Ricolfi, sociologo e docente di Analisi dei dati, che adopera la similitudine dello stagno e delle ninfee per spiegare la crescita esponenziale, una crescita molto veloce senza controllo. Nello stagno, inseritane una, l’aumento delle ninfee in una sola notte, si implementa notevolmente tanto che nel giro di pochi giorni riempiono l’intero stagno con l’occupazione dell’intera sua superficie; lo stagno diviene un ambiente sporco, malsano, soffocante dove la vegetazione non cresce e i pesci muoiono.

Questa è la metafora che motiva il titolo che si adatta bene all’epidemia diffusasi in maniera esponenziale. Il custode dello stagno, che fuor di metafora è il Governo, ha rimandato di notte in notte il suo intervento, tanto da rendere ingestibile la situazione sempre più compromessa. In ragione dell’assenza di un repentino intervento, il contagio si è esteso e si è dovuto fermare l’intero sistema, l’economia e la vita sociale, anche per lunghi periodi, con evidente nocumento.

L’autore sostiene che sin dall’inizio si poteva intervenire, come si era pronunciato il Comitato tecnico scientifico, e questo specie sulla base dell’esperienza conosciuta dei paesi orientali dove il virus si era già manifestato ed esteso. Ma delle informazioni e delle conoscenze possedute non si è fatto tesoro e da parte della politica si è temporeggiato senza prendere iniziative concrete e immediate.
Non si è agito dovutamente nella prima fase, sia sul versante dei tamponi che nel tracciamento. Ma quello che, secondo l’autore, appare imperdonabile, è l’atteggiamento di insistere ostinatamente negli stessi errori dopo l’estate, nel momento in cui si è manifestata la prevista seconda ondata. E questo per salvare il turismo, essendo stata diffusa la falsa notizia che l’epidemia quasi si fosse addirittura estinta.

Ma aldilà della cattiva gestione dell’estate, l’errore maggiore si è manifestato dopo, a settembre, con elezioni e aperture delle scuole. Ma si è aspettato ancora e si è arrivati a metà novembre con interventi leggeri e con chiusure parziali, reiterando ancora una volta l’errore di non aumentare il numero dei tamponi, anzi riducendolo quasi della metà. Si è invero sostenuto da parte di alcuni studiosi che fare i tamponi era poco utile, essendo più proficuo il tracciamento e la ricerca dei positivi presunti o asintomatici, ma non si è operato né nell’una né nell’altra direzione. Ricolfi in questa sua opera intende:

"Ricostruire la visione dell’epidemia e della società che ha condotto i nostri governanti a non agire (o a non agire per tempo), identificare gli errori e le omissioni che da quella visione discendono, provare a misurare i costi dell’inazione".

Le autorità sanitarie più che il Governo e il mondo scientifico, non quello asservito al potere politico, hanno assunto posizioni diverse e si è persa malamente una battaglia. Quando vi è un’epidemia come quella attuale, sostiene Ricolfi, si può agire con obbiettivi diversi, come quello di sradicare il virus cioè combatterlo fino a portare il numero di infetti a un livello minimo. Se si opera invece su un piano europeo, si rimane coinvolti nelle logiche del principio della libera circolazione delle persone e della “Privacy”, che in situazioni eccezionali sono di ostacolo alla limitazione del contagio.
L’obbiettivo primario delle maggiori nazioni europee è stato quello di evitare il collasso del sistema sanitario, volendo parimenti salvare l’economia. Nell’agile volume di Ricolfi, si fa una comparazione con quanto operato negli altri Paesi, arrivando a conclusioni critiche su quanto si è fatto in Italia, ma evidente appare come non sia possibile fare riferimento a un modello unico per diversi contesti.