La notte non esiste di Angelo Petrella

Non esita nel genere splatter, pulp, nello spargere sangue, ferite, occhi sanguinanti, tendini lacerati, spari in pieno petto di armi potenti, torture, sevizie e quanto il repertorio più violento della contemporanea narrativa a sfondo poliziesco possa esprimere.
Il poliziotto di "La notte non esiste", alla sua seconda avventura, è il napoletano Denis Carbone, commissariato di Posillipo, con un recente passato molto turbolento, oggetto d’attenzione dei superiori che aspettano il suo prossimo passo falso per disfarsene.

È stato alcolista, Denis, ora sta tentando di non bere più il whisky Macallan, ma soffre di ulcera e ingurgita pasticche anti acido per sopravvivere alla violenza che si trova ad incontrare giornalmente in una Napoli notturna, spettrale, ai cui margini si consumano delitti, riti magici violenti, uccisione di bambini i cui colpevoli non si trovano mai. Anzi, mentre Denis crede di avvicinarsi alla soluzione del caso, avviene un altro delitto e la ricerca del colpevole si allontana.
Un pick-up nero, una bambina nera di pochi anni seviziata ed uccisa, luoghi sempre più misteriosi, un antico casale nell’Irpinia, colleghi amici che in realtà sono dichiarati nemici, il tentativo di non bere più, ma anche il drammatico esito degli avvenimenti che lo costringe ad ingoiare qualunque liquido alcolico per darsi coraggio. Seguiamo Denis Carbone in una discesa agli inferi, che somiglia maledettamente all’incrocio di droga, malavita, corruzione, intreccio di responsabilità politiche, di poteri inattaccabili che sta occupando in modo sempre più le cronache meridionali, di Napoli e del suo entroterra criminale in modo particolare.

Angelo Petrella è un bravo narratore, non è retorico, anzi la sua lingua è serrata, efficace, incisiva. Le vicende messe in scena nel suo romanzo però mi sembrano talvolta eccessive: troppo sangue, troppe ferite, troppa violenza. La realtà che affronta è “purolenta”, ma le parti del libro in cui affronta il passato, l’amore per Laura, l’amicizia per Teresa, il rimpianto per non aver trovato il colpevole della morte presunta della sorella Alice, scomparsa oltre venti anni prima, sono quelle più riuscite. Gli intrecci malavitosi, il coinvolgimento di tutti i poteri dello stato, poliziotti, giudici, procuratori, servizi segreti, doppiogiochisti, in certe pagine mi sono apparsi eccessivi. Per gli amanti del genere, il libro è efficace e molto ben scritto. Senza speranza di redenzione.