La parmigiana di Bruna Piatti

Essere soli, soprattutto col cuore. Essere giovani e belle a volte non è una fortuna.
Anzi, sovente è vista come una colpa.
La ragazza protagonista di questa storia, La parmigiana appunto, di Bruna Piatti, vagherà tra lande fredde e desolate alla ricerca di quel sorriso che la vita sembra volerle ostinatamente negare.

In fuga da un parente fin troppo stretto, nemmeno maggiorenne capisce come va il mondo e decide di spegnere la propria anima per conservare quel briciolo di purezza che le permette di guardarsi allo specchio, ogni giorno.
Il suo corpo verrà ammirato e profanato da molti uomini che la vedono come un oggetto affascinante da possedere con caparbietà e cattiveria.
Un corpo alla mercé di mani sporche e avide che in realtà non è mai stato di nessuno, perché la parmigiana sa bene come destreggiarsi in un mondo che vuole soltanto insozzarla per poi lasciarla lì, più morta che viva.

Ma la parmigiana ha ben più di una freccia al proprio arco e riuscirà a guardare in faccia la vita e a dirle due o tre cose che ha sulla punta della lingua…
Bruna Piatti scrive una storia che potrebbe essere attualissima, una storia che è ancora in grado di sconvolgere la mente.
Se consideriamo che ha scritto questo libro nel 1962, possiamo soltanto immaginare l’impatto che ha avuto sulla società molto meno permissiva dell’epoca, la gente era molto meno smaliziata e storie come queste erano a dir poco sconvolgenti.
Un libro lasciato per troppo tempo a prendere la polvere sugli scaffali a beneficio di altre storie che si sono stampate nell’immaginario collettivo, un libro da rileggere e da valorizzare per come merita.
Senza puntare il dito e senza falsi perbenismi, sarà un piacere intenso conoscere e capire la storia di una ragazza che voleva soltanto una vita felice.
Come tutti noi, del resto…