La pelle del toro
- Autore: Antonio Perrella
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Lo chiamavano el Italia i miliziani antifranchisti che dividevano con Antonio Perrella i pericoli della guerra civile in Spagna, tra il 1936 e il 1939. Le vicende di quel conflitto senza pietà e la vita stessa di questo italiano tosto come pochi alimentano un romanzo che la casa editrice chietina Solfanelli, del gruppo editoriale Tabula Fati, ha pubblicato a gennaio 2019, col titolo La pelle del toro (408 pagine 25 euro), a firma dello stesso Antonio.
Si tratta di una prova d’affetto delle figlie nei confronti del padre, morto nel 1969, ad appena 61 anni, dopo una vita non poco avventurosa, ispirata sempre ai valori della libertà e della dignità dell’uomo.
Tiepido nei confronti del fascismo all’affermarsi del regime negli anni ‘20 e decisamente antifascista una volta conclusi i sei anni di arruolamento volontario in Marina, Perrella è sempre stato “contro”. Non sopportava la prepotenza, le regole ingiuste, la stupidità di atteggiamenti stolidi controproducenti. Lo spirito ribelle che ebbe modo di manifestarsi anche nel lungo servizio in mare. Nella Regia Arma navale aveva voluto entrare volontario, dalla gavetta, da marinaio semplice, ad appena 16 anni. Di famiglia agiata napoletana, aveva sfidato la volontà del padre, che lo avrebbe preferito ufficiale d’Accademia o almeno sottufficiale, ma il ragazzo aveva voglia di andare e si riprometteva di studiare da capitano di lungo corso strada facendo. Progetto mai concretizzato, per cui si ritrovò a fare il silurista, con pochi galloni sulla divisa, in giro per il mondo, tra il 1924 e il 1930.
La disciplina rigida, il regolamento inflessibile, molte abitudini gli sembravano cocciute e assurde. Lo si apprende nel capitolo del volume che rievoca la sua esperienza militare, raccontata anche questa in forma di romanzo, ma in realtà ricostruita pazientemente sempre delle figlie Nydia e Sol, che dopo la sua scomparsa hanno ricucito le memorie paterne fino ad allora rimaste incompiute, mettendone a fuoco gli episodi grazie ai particolari ricordati da mamma Carmen. Gran donna la spagnola Estellès, nata ad Algeri, sette anni più giovane del marito, aveva seguito il più possibile le avventure di Antonio, condividendone gli ideali libertari.
La parte principale del romanzo biografico è dedicata alla guerra civile spagnola. Il titolo evoca dopotutto la terra iberica: Perrella sosteneva che i contorni della Spagna fanno pensare ad una pelle di toro distesa.
Spagna per Antonio significava Barcellona, dove arrivò nel 1931, esaurita l’esperienza marinara. Il fascismo non gli andava giù e aveva scelto di riparare ancora prima a Marsiglia, precisano le figlie in una breve presentazione, attenta a puntualizzare momenti chiave della vita paterna, che vengono resi narrativamente nel libro.
In Catalogna, il nostro entra in contatto con i circoli anarchici e sostiene la rivolta aragonese del 1934.
Si ha modo di verificare il radicamento perverso degli aspetti “neri” di un cattolicesimo rigoroso e intollerante, che caratterizzavano negativamente la Chiesa spagnola. Il clero entrava pesantemente nella vita della gente, interferiva in tutti gli aspetti, politici, sociali, familiari, esercitava una presenza cupa, intransigente, asfissiante. Molti spagnoli erano portati a prendere in odio tutto quanto avesse a che fare con la religione, preti e monache compresi, anzi, per primi.
Gli effetti negativi di questo anticlericalismo esploderanno nella guerra civile seguita alla sollevazione militare guidata dal generale Franco e contrastata con tutti i mezzi dal governo madrileno del Fronte Popolare, le sinistre. Nacque un conflitto sanguinoso, spietato, tre anni di lutti e barbarie indicibili. Antonio vi prese parte combattendo contro nazionalisti e franchisti, sul fronte d’Aragona.
A Barcellona e dintorni, il 19 luglio 1936, anarchici e sindacati dei lavoratori avevano scatenato una rivoluzione scontrandosi d’allora in avanti con le truppe dei generali Mola e Sanjurio. Antonio Perrella era ovviamente con i comunisti. Fucilazioni, regolamenti di conti e rappresaglie si ripetevano spietatamente da una parte e dall’altra. Pietà l’era morta nella Spagna della controrivoluzione franchista e della guerra civile.
Alla fine di marzo 1939, la vittoria dei fascisti vide Perrella prigioniero ad Alicante, rilasciato dal campo di concentramento di Elcite sotto falso nome, grazie alla fureria gestita dagli stessi prigionieri. El Italia varcò i Pirenei, riparò ad Andorra, ma nel 1940 la sua natura irrefrenabile lo ricondusse in Spagna, dove fu quasi inevitabile finire nelle mani della polizia e affrontare torture, carcere, lavori forzati nei battaglioni disciplinari operai.
Finì per godere di una specie di amnistia forzata, le autorità erano costrette a liberare i detenuti per inserirli nel tessuto produttivo di un Paese economicamente in ginocchio. Per Antonio e Carmen furono anni duri, di stenti e fame. Non per questo l’italiano cessò la sua attività clandestina. Circolava sempre sotto nomi di fantasia, anche come agente di collegamento della resistenza spagnola con l’estero.
Dopo la sua morte, Carmen aveva raccontato alle figlie molti episodi di guerra e dopoguerra, che uniti ai documenti e appunti personali hanno consentito di sviluppare questo romanzo dal vero.
La pelle del toro
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