La più bella estate di Federico Pace

Nel suo La più bella estate. Storie di una stagione in cui tutto è possibile (Einaudi, 2022), l’autore Federico Pace mette in risalto, già dalla copertina, il tema saliente del libro: la stagione estiva che, più di ogni altra, è ricca di luce e di energia. Un momento dell’anno in cui, citando il titolo stesso, "tutto è possibile", o almeno così sembra.

Veniamo anzitutto alla struttura narrativa. Spesso sono i romanzi ad attirare l’attenzione del lettore: gli permettono infatti di immergersi in una trama da cui prendono vita personaggi e vicende che, di solito, si sviluppano nel corso di 150-200 pagine, o a volte anche più.
L’approccio ai racconti è totalmente diverso. Se una lettura di questo tipo può comportare un minore approfondimento della storia e dei suoi protagonisti, per contro, proprio perché si svolge nell’arco di poche pagine, ha la necessità di "arrivare" alla mente e al cuore del lettore con maggiore incisività e immediatezza. La più bella estate, in questo senso, non fa eccezione.

Colpiscono in maniera particolare i flash descrittivi che evocano i colori caldi, i profumi intensi e, in generale, le sensazioni tipiche della stagione estiva. Quest’ultima non si limita a fare da sfondo alle varie storie ma è molto di più: irrompe spesso nella narrazione come una pennellata di giallo acceso o di arancione su una tela, assumendo i panni della co-protagonista.
Al centro dei vari racconti, personaggi eterogenei che possono essere immaginari oppure reali ma poco conosciuti, fino ad arrivare a celebrità appartenenti ai più disparati ambiti ed epoche storiche (si passa per esempio da Vincent Van Gogh a Amy Winehouse, da Marilyn Monroe a Ingmar Bergman, solo per citarne alcuni). Ogni situazione diventa un mondo a sé dove lo scrittore concede ampio spazio ai pensieri e alle sensazioni dei protagonisti, con cui si entra subito in empatia.

Pur prediligendo normalmente altri generi, ho scelto questo libro di racconti in maniera istintiva, attirata dal suo titolo: un affascinante inno all’estate, definita "stagione delle illusioni e degli incanti". Intensa ma effimera, destinata inesorabilmente a scomparire ogni anno e, come dice l’autore,

quando essa finisce, sentiamo un vuoto dentro.

L’estate viene vista come sinonimo di sogni e di speranze che, se davvero lo vogliamo, possono tradursi in cambiamento:

Le idee che ci vengono nella stagione estiva ci promettono qualcosa di finalmente adatto a noi. Arrivando dalla nostra parte più profonda, riflettono meglio ciò che desideriamo e ciò di cui abbiamo bisogno.

Un libro stilisticamente interessante, di forte impatto a livello emotivo e sensoriale.