La presunta storia vera di Giulia e Giulio
- Autore: Giovanni Follesa
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
Un “egoista di merda, egocentrico e snob, vanitoso come una subrettina sculettante”: il giudizio della figlia non è affatto lusinghiero nei confronti del giudice Saccherio. Eppure è un uomo di potere nell’Italia del 2032, stagione politica futura direttamente legata alla presente e alla passata, in cui si muove il romanzo di Giovanni Follesa, La presunta storia vera di Giulia e Giulio , edito dalla casa editrice cagliaritana Arkadia nell’estate 2018 (204 pagine, 15 euro).
Il giornalista e attivo scrittore sardo, ci presenta una realtà distopica, ma non troppo, rispetto alla nostra. Solo frutto di fantasia, ma non è detto. “Subrettina” è l’esatto contrario del papà di Giulia, uomo forte dello Stato da decenni, uno che la gente la usa, non si fa usare e le starlette le sciupa, non si fa sciupare. La giovane riconosce di avere subìto fin dall’infanzia l’autorità del padre. Il fratello gemello Giulio la definirebbe invece autorevolezza, di questo è sicura, ma entrambi hanno imparato ad avere paura del genitore, come avrebbero dovuto averne tutti, soprattutto i lacchè, disposti a tutto pur di stare accanto al potere.
Ciarpame, così considera i cortigiani l’ex magistrato, che ha consacrato la vita ad arginare il degrado socio morale in cui i leccapiedi rischiavano di gettare il Paese.
Il dott. Saccherio è un uomo onnipotente, anche se lo rivela più dietro le quinte che davanti, a metà tra un Andreotti e un’eminenza grigia, ma con qualcosa di più sinistro.
Attraverso la sua figura, in questo romanzo di fantapolitica c’è tutta l’Italia degli anni ’90: la fine della prima Repubblica, la politica in crisi, la religione in crisi, la nazione in ginocchio, gli italiani eticamente a pezzi. C’è anche l’Italia dei nostri giorni e di quelli prossimi venturi, nel confitto sordo all’interno della Chiesa che vi si manifesta. E questo aspetto è sorprendente, perché anticipa i contrasti nel Vaticano e dintorni che oggi sembrano evidenti, ma che fino a poco fa restavano sottotraccia. Occorre considerare che Follesa ha completato la prima stesura del romanzo nel 2012-2013 e comunque ha previsto quello che ora si sta verificando, punto per punto.
Giulia ha finito gli esami universitari e chiede la tesi in diritto all’anziano prof. Bozzolo. Il docente gliela nega, insensibile al cognome e alla bellezza della ragazza, tuttavia le suggerisce di affiancare il gemello nel difficile elaborato che gli ha invece assegnato tempo prima. La ragazza cade dalle nuvole, sa della visione poetica del diritto da parte del fratello, ma ignorava i progressi negli studi.
Ed ecco entrare in scena Giulio. I due sviluppano il romanzo alternandosi in prima persona nei capitoli. Sono due io narranti, vicini, ma diversi, uniti alla nascita, ma separati dal modo di elaborare la perdita della mamma, stroncata da un cancro dopo due anni di dolore. Giulia attribuisce al padre la causa della malattia, l’addossa al carattere e al ruolo di Saccherio. Lui è meno severo.
Con determinazione, rovesciando addosso al fratello la rabbia per non essere stata messa al corrente del progetto di laurearsi in diritto con Bozzolo, la giovane si impone come partner di una tesi a quattro mani, sulla storia politica d’Italia a cavallo del Duemila. Dovranno consultare l’archivio paterno, che la contiene tutta nelle carte segrete che vi sono custodite. Dovranno avere a disposizione le meraviglie documentali chiuse nel “bunker”, dove c’è tutto sugli ultimi quarant’anni di vicende inconfessabili di un intero Stato.
L’idea di chiedere il permesso al padre è di Giulia, perché Giulio per parte sua non si rivolgerebbe mai al severo genitore, a costo di scartabellare per anni i fascicoli di tutte le Procure del Paese. E il papà acconsente, sorprendentemente. Avranno accesso alle sue “sacre memorie”, potranno accedere al bunker, strapparne tutti i segreti. Lascia a loro la scelta di distinguere quanto può servire ai fini della tesi da quello che sarebbe inopportuno rivelare. Saccherio aggiunge d’essere consapevole che i figli potrebbero anche decidere di usare gli atti a suo danno, ma si rimette al loro libero e ragionevole arbitrio.
In quelle carte troveranno la sua vita, apprenderanno segreti sulla storia del Paese, sui misteri della politica, sui potenti, sui servi, sui laici e sui credenti sedicenti osservanti.
“Aconfessionali” e “confessionali”: Stato e Chiesa si sono scontrati per secoli nelle vicende italiane, fino a stringere un patto di non aggressione, prima dell’avvento delle toghe al potere. A questo punto, nel terzo decennio del duemila, prelati e Massoneria dovrebbero riprendere il dialogo se vogliono riscattare l’Italia del 2032 dal grigio tran tran di un Paese che ha rinunciato alla democrazia per consegnarsi nelle mani di uomini “affamati di potere, vanitosi come pavoni”, incuranti della libertà altrui. “Spregiudicati egolatri”, li chiama Follesa, che li vede (è fantapolitica, no?) come uomini che hanno “stuprato la privacy di chiunque intralciasse i loro piani”: tanto i rappresentanti dello Stato che le più alte cariche ecclesiastiche sono stati intercettati, ricattati, manovrati.
Nessuno ha capito quanto stava cadendo, dopo è stato troppo tardi.
Ma siamo in un in romanzo e nelle fiction a volte arrivano “i nostri”: Chiesa e Massoneria hanno deciso di dialogare, come accadeva prima della dittatura togata.
“L’esilio dell’Italia dai salotti buoni” può finalmente terminare. Dall’orizzonte di una nazione si dissiperà la nebbia fitta e scura che la soffoca.
La presunta storia vera di Giulia e Giulio
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