La profezia di Einstein
- Autore: Roberto Masello
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2016
Di nuovo in testa alle classifiche dei bestseller: Roberto Masello è recidivo. Il nuovo romanzo, un altro thriller storico, è stato a lungo il più venduto in un mercato editoriale smisurato come quello degli Stati Uniti. La circostanza non deve sorprendere più di tanto, visto che si tratta di uno scrittore americano, nonostante il nome e cognome sulla copertina italiana (Roberto invece di Robert, per un vezzo della casa editrice romana). Laureato a Princeton, vive a Santa Monica, è giornalista e sceneggiatore televisivo, autore di romanzi e saggi di successo. “La profezia di Einstein”, nella traduzione di Tullio Dobner, è uscito a marzo 2016, per gli eleganti tipi Newton Compton (pp. 328, euro 12,00), come i precedenti (“333. La formula segreta di Dante”, 2012 e “La croce esoterica dei Romanov”, 2013).
Nel settembre 1944, a secondo conflitto mondiale ancora in pieno corso, il giovane Lucas Athan è già un reduce di guerra, congedato con onore per una ferita invalidante. Sottotenente dell’Esercito, oltre ad avere guadagnato una cicatrice da shrapnel sulla fronte, ha perso l’occhio sinistro nell’esplosione di una mina. È accaduto in Europa, nella miniera di ferro nei pressi di Strasburgo, dove il segretissimo OSS (Ufficio dei Servizi Strategici) lo aveva inviato a recuperare un prezioso sarcofago, trafugato dall’Africa Korps in una tomba egizia e custodito tra l’ingente materiale nascosto in Alsazia. Lucas era un ufficiale di fanteria, ma per le sue competenze in storia dell’arte era stato trasferito nella Commissione di recupero culturale, un piccolo gruppo speciale di esperti, sulle tracce dei beni culturali razziati dai nazisti nei Paesi occupati.
Il reperto antichissimo, per il quale ha rischiato la vita, stava per essere avviato verso il Nido d’Aquila sulle Alpi bavaresi, la residenza inaccessibile di Hitler. Ora è in viaggio su una nave ospedale statunitense, diretta a New York. A bordo ci sono anche un archeologo egiziano laureato a Oxford e la figlia Simone, per metà inglese, per parte di madre. In tutti i modi clandestini possibili, si sono assicurati un passaggio sulla Seward, l’hospital ship che trasporta il sarcofago. I Rashid sperano che gli angloamericani non conoscano il segreto del feretro, ma è sorprendente che un oggetto così importante venga trasferito verso gli Stati Uniti in un mare infestato dai sommergibili tedeschi in agguato, sebbene su una nave protetta dalla Convenzione di Ginevra.
In effetti, un cacciatorpediniere di scorta viene affondato e solo miracolosamente la Seward approda al porto di New York, nonostante uno squarcio a prua. Dicono che solo la mano di Dio abbia potuto tenerla a galla e guidarla al sicuro. Qualcosa di soprannaturale.
Quel reperto, un ossario, secondo Lucas o l’Arca come la chiama correttamente Simone, è avviato al magazzino del museo d’arte di Princeton. È l’università in cui Athan è occupato come docente di arte antica e che ospita Albert Einstein ed altri scienziati profughi dalla Germania nazista. Le autorità militari statunitensi sanno che il manufatto era diretto verso la residenza del Führer, ma non riescono a capire cosa avesse di tanto importante da interessarlo, sottraendolo al saccheggio di Göring e alle sue collezioni nella Carinhall? Arrivano a considerarlo un’arma, sebbene non abbiano la minima idea di una qualche utilità. Per Lucas, invece, resta una specie di bara, probabilmente vecchia di duemila anni. Si fa comunque coinvolgere dall’OSS nel progetto di aprirla, per verificare il contenuto.
L’Arca è una grande cassa bianca di alabastro, oblunga, coperta di incisioni a mano. Irradia una forza misteriosa e inquietante, l’ex ufficiale ricorda ancora la sensazione provata nella miniera. Sembrava attirare la luce e l’energia d’intorno. Di certo, porta una gran sfortuna: ha causato tragedie e sventure dovunque sia andata.
Una ragazza bionda dall’aspetto esotico avvicina Lucas e lo avverte:
“se aprirà quel sarcofago senza di me, lo rimpiangerà per tutta la vita”.
È Simone e il monito sembra più un avvertimento che una minaccia.
Cadenza da pellicola per il romanzo di Masello, da film di Indiana Jones, con un po’ di avventura in meno e più esoterismo, più atmosfera “maledetta”.
E badate al professore coi capelli e baffoni bianchi che si aggira nel libro. Non dimenticate soprattutto il suo ultimatum all’umanità. In un messaggio affidato al filosofo Bertrand Russell, Einstein ha predetto cosa potrebbe accadere se i popoli non trovassero nel futuro il modo di superare le guerre.
“Vi si presenterà il rischio della morte universale”.
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