La ragazza che leggeva nei cuori di Teri Brown

“Signore e signori! Spero gradirete lo spettacolo di stasera, ma soprattutto vorrei che imparaste qualcosa sul mondo degli spiriti. Può essere un luogo oscuro e pericoloso”.

New York, Anni Venti del XX Secolo. Presso il Newmark Theater situato sulla Quarantaduesima Strada vicino a Broadway, Madame Marguerite Estella Van Housen alias Meggie Moher di Eger in Ungheria “medium e mentalista d’eccezione” stava per dare inizio al suo spettacolo accompagnata dalla figlia sedicenne Anna.

“Questa è mia figlia nonché mia assistente, Anna. Vi intratterrà con alcuni giochi di prestigio mentre aspettiamo che gli spiriti sentano la mia presenza”.

“Ho cominciato a fare da spalla a mia madre per necessità, semplicemente, non avevamo i soldi per pagare una vera assistente”

diceva la ragazza. Anna era un’abile illusionista che aveva ricevuto in dono la capacità di leggere nella mente e di predire il futuro “incantare gli spettatori è la parte più bella, quella che amo”. Nel corso degli anni madre e figlia avevano avuto alti e bassi, c’erano stati impresari servili e imbroglioni che si erano approfittati di loro ma Madame Van Housen non aveva mai perduto la sua ostinata eleganza. Marguerite Estella sia che si fosse trovata in una squallida pensione del Midwest o nei salotti bene dell’alta società, era sempre la stessa: “regale, misteriosa, e assolutamente a suo agio”. Nella scintillante New York della mitica Età del Jazz le leggi sui chiaroveggenti stavano diventando sempre più restrittive, erano consentiti solo spettacoli di magia e mentalismo, perché considerati una forma di intrattenimento innocua ma le sedute spiritiche non erano permesse. Eppure tra la crème della società newyorkese non mancavano i clienti ai quali spillare soldi e agli spettacoli di Madame Van Houser c’era sempre la fila composta di uomini con cappotti neri a coda di rondine che facevano tristezza in confronto “alle spregiudicate maschiette con le pellicce corte alla moda e gli abiti di chiffon con le frange”. Se Marguerite Estella, diversamente da altre medium e mentaliste, spiazzava il pubblico usando humour e malizia, Anna avrebbe desiderato essere una ragazza normale con una vita normale, perché le ragazze normali non avevano visioni agghiaccianti del futuro come accadeva a lei in quei terribili istanti nei quali Anna aveva la visione del volto di sua madre “con gli occhi spalancati dal terrore e le labbra strette nello sforzo di non gridare...”. Forse tutto ciò era il retaggio dell’eredità paterna, di quell’uomo che non “ha mai alzato pretese su di me in quanto sua figlia” e che “non sa nemmeno che esisto”.

Anna non poteva fare a meno di chiedersi se le sue abilità fossero state la croce che la ragazza doveva portare per essere la figlia illegittima di Harry Houdini (1874 – 1926), uno dei più famosi illusionisti ed escapologi (la capacità di un mago di liberarsi da costrizioni fisiche) di tutti i tempi, la cui vita leggendaria ha ispirato questa storia.

“GLI SPIRITI ESISTONO? HOUDINI DICE DI NO E LO DIMOSTRA!”.

La ragazza che leggeva nei cuori (titolo originale del volume: Born of Illusion, Corbaccio, 2014, traduzione di Elisabetta De Medio) è il suggestivo e appassionante romanzo di Teri Brown da sempre innamorata dei libri di Francis Scott Fitzgerald. E sono proprio gli Anni Ruggenti quando visse e compose opere memorabili il grande autore americano, nei quali l’autrice statunitense ambienta la storia di una giovane donna in cerca di successo e amore, fama e felicità attraverso la magia.

“In realtà mia madre non è una mentalista, né una medium, né una maga. È solo un’attrice capace di far credere alla gente quello che vuole. E alla fine dello spettacolo, quando sulla ribalta ci prendiamo gli applausi fragorosi del pubblico e lo ringraziamo con un inchino, ha parecchie centinaia di nuovi appassionati sostenitori”.