La reconquista
- Autore: Alessandro Vanoli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2022
Le parole a volte sono armi. Lo sono state nel corso della storia e lo sono tuttora, usate come strumenti a vantaggio di questa o quella Nazione, di questa o quella fazione e contro l’avversaria. Un esempio è l’argomento di un saggio storico di Alessandro Vanoli, esperto di storia mediterranea: la riunificazione della penisola iberica sotto la corona spagnola, completata nel 1492 con la caduta dell’ultima roccaforte araba, Granada. Si tratta di un breve volume per Il Mulino, La reconquista, riapparso in nuova edizione nella collana storica Paperbacks (giugno 2022, 237 pagine).
Il termine “riconquista” non è neutro e non risale nemmeno alla sua epoca. Non era affatto in uso mentre avveniva l’interminabile “confronto” tra mori e spagnoli, durato ottocento anni, fino a tutto il XV secolo. È un’invenzione molto recente anche rispetto al tardo 1400, in cui le truppe di Ferdinando D’Aragona e Isabella di Castiglia ebbero la meglio sul Regno di Granada ed estinsero ogni residuo di dominazione araba in terra iberica.
L’invasione dei mori era cominciata con la prima incursione di battelli berberi nella Spagna meridionale nel 710 e aveva portato all’espansione progressiva degli arabi nel territorio da loro ribattezzato “al Andalus”.
Intanto, dalla seconda metà dell’VIII secolo cresceva nelle Asturie quella che diventerà col tempo la monarchia spagnola. Due mondi diversi non potevano non entrare in conflitto: “reconquista” è il termine spagnolo con cui è conosciuta la riunificazione. Uno scontro proseguito a lungo, ma Alessandro Vanoli nel volume in questione aiuta a comprendere che la lettura di quest’argomento storico non può ridursi alla contrapposizione militare.
L’autore osserva che le ricerche suggeriscono di evitare schemi rigidi: perfino quella fra cristiani e musulmani è una distinzione che spiega poco delle relazioni quotidiane nella penisola iberica medievale, degli scambi commerciali, dei rapporti culturali. Sarebbe ancora meno corretto fermarsi alle sole tensioni conflittuali, visto che le identità religiose, politiche o culturali si confondevano spesso.
Per questo, tanti storici hanno dubitato dell’utilità scientifica di una categoria come la “reconquista”. L’ambiguità della parola è rivelata già dall’uso: scriverla con la “R” maiuscola rimanda alla vecchia concezione nazionalista, virgolettarla implica invece l’ammissione di non avere di meglio per indicare quel fenomeno storico. E c’è chi tenta di evitarla, ricordando che il termine non esisteva nel vocabolario dei tempi e che una pur tanto lunga routine militare andrebbe interpretata adottando altre categorie.
È del resto la tesi corretta, secondo Vanoli, che preferisce collocarsi in una via di mezzo, come tanti colleghi. Innanzitutto, non si può parlare solo di scontro fra cristiani e musulmani durato otto secoli e con caratteristiche di continuità. Inoltre, le differenze etnico religiose non bastano a giustificare tutte le contrapposizioni e le relazioni in quel lungo periodo in Iberia. Sviluppa perciò, nel saggio, la ricostruzione storica di un processo di aggregazione e trasformazione sociale e culturale che si legò esplicitamente allo scontro con il nemico musulmano. Un percorso che, volendo, si può anche chiamare reconquista, magari con la “r” minuscola.
Si diceva che l’invenzione della riconquista è recente, risalendo probabilmente a non oltre due secoli fa. Le fonti iberiche dei secoli XVI e XVII non conoscono la parola: parlano di conquista o di restauración de España.
Dopo l’occupazione francese e le guerre napoleoniche del primo Ottocento, il nascente nazionalismo spagnolo fece proprie le vittorie antiarabe, coniando la parola “Reconquista”, nello stesso contesto culturale patriottico in cui cresceva il concetto di Espana.
Perché gli storici cominciassero a premettere il prefisso ’re’ davanti a ’conquista’ era necessario che all’idea di sovranità si legasse una nuova percezione della patria e che l’identità spagnola si legasse alla sua storia, seguendo lo spirito che dominava altre nazioni europee.
Se l’idea andava definendosi, il termine impiegò ancora qualche decennio per affermarsi. Fu alla fine del secolo che l’idea nazionalista di una “reconquista” si impose come paradigma storiografico di uno sforzo collettivo degli spagnoli medievali.
Riconquista sì, ma non guerra in assoluto, ripetiamo. Quella di Vanoli non è una storia militare della costruzione unitaria della penisola iberica, ma un’analisi più completa e multidisciplinare. Guarda con occhi differenti ai rapporti sociali nella Spagna medievale (segnata da manifestazioni di violenza estrema) e, pur nel panorama già vasto di una storia complessa e spesso frammentata, cerca di cogliere:
Legami non scontati con altri luoghi e altri problemi, a partire dal dibattito scientifico in corso.
Alessandro Vanoli, bolognese cinquantatreenne, ha conseguito la laurea in storia della filosofia medievale a Bologna e il dottorato in storia sociale europea alla Ca’ Foscari di Venezia. Nei primi anni si è occupato soprattutto della Spagna medievale e dei rapporti tra cristiani e musulmani nel mondo iberico.
Dal 2002 al 2012 ha insegnato nell’Università bolognese - e in parte a Milano - specializzandosi in storia del Mediterraneo e dedicandosi in particolare alla storia della medicina araba e alla presenza islamica in Sicilia. Dal 2008, anche in collaborazione con Atenei di Buenos Aires, Città del Messico e Pennsylvania, ha approfondito il rapporto tra il Mediterraneo e lo spazio atlantico, in particolare la presenza islamica nel Nuovo Mondo nella prima età Moderna.
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