La rimozione. Storia di Giuseppe Tavecchio, vittima dimenticata degli anni di piombo
- Autore: Andrea Kerbaker
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2016
La toponomastica di Milano è tracciata anche dalle lapidi dei morti degli anni di piombo. I morti per politica negli anni Settanta. Un nome, un cognome e un epitaffio a futura memoria: Claudio Varalli (“militante del Movimento Studentesco assassinato il 16-04-1975 per mano fascista”), Giannino Zibecchi (“caduto partigiano nella nuova Resistenza”), Sergio Ramelli (“caduto per l’Italia”), Roberto Franceschi, Antonio Marino, l’agente Antonio Custra, Giuseppe Pinelli e ancora e ancora e ancora. Fantasmi della lunga stagione a mano armata. Si moriva così, tra il ferro e il fuoco di quel tempo sbandato, spesso si moriva da giovani: in un lampo, di corsa, di spranga, di agguato, di corteo trasformato in guerriglia, tra il fumo dei lacrimogeni e gli scudi della polizia, bandiere rosse e stivali militari che sfocano dal basso, ultima visione tra il cielo e il pavè su cui si è caduti, come cadono gli eroi delle rivoluzioni mancate. Se proprio si deve, meglio che morire “per caso”, senza nemmeno averla contemplata una fine così. Fuori tempo e fuori luogo, morti “per sbaglio” come è morto Giuseppe Tavecchio, sessant’anni tranquilli, senza quasi politica. Giuseppe Tavecchio morto ammazzato l’11 marzo 1972 - il giorno fatidico dell’assalto alla sede del Corriere della Sera, il giorno degli scontri violenti tra ultrasinistra e polizia nel cuore di Milano - mentre attraversa senza altro intento piazza della Scala. Giuseppe Tavecchio colpito da un lacrimogeno sparato altezza d’uomo. Come dire un morto di nessuno, un morto “sottaciuto”, persino dai giornali, immolato alla cronaca più eclatante di quei giorni. Una vittima dimenticata degli anni di piombo, secondo il sottotitolo de “La rimozione”, il romanzo no-fiction che Andrea Kerbaker gli dedica in controtendenza memorialistica per la collana “Gli specchi” di Marsilio. L’indagine pubblica e privata su e intorno Giuseppe Tavecchio finito per errore tra le pieghe della Storia rossosangue e subito ricacciato fuori in nome di ragioni di stato e/o “fatti” più preponderanti. In un crescendo saggistico-narrativo di media tensione, il libro inquadra prologo, snodo e contesto della vicenda, trascinando il lettore nel milieu della politica, degli slogan, delle auto, delle canzoni, della malagiustizia, dei sogni spezzati e dei sogni comuni degli anni di Piombo, e lo fa, in fondo, sulla scorta dell’aforistico filo rosso stampato sulla quarta di copertina:
“Quando una vittima non serve a nessuno non è più una vittima”.
Poche parole, una frase da brividi, tra le tante per antitesi di un romanzo molto umano, non nostalgico ma nemmeno predicatorio. Un romanzo che luccica di prosa puntuale, che commuove e fa pensare. Per esempio che non è vero quasi mai, come cantava qualcuno, che la storia siamo noi.
La rimozione. Storia di Giuseppe Tavecchio, vittima dimenticata degli anni di piombo
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