La scatola di cuoio
- Autore: Gianni Spinelli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2019
Un piccolo paese della Basilicata fa da sfondo alle vicende de La scatola di cuoio (Fazi, 2019) il nuovo romanzo di Gianni Spinelli, giornalista conosciuto e apprezzato.
La Basilicata era una regione invisibile e San Clemente non era indicata nella cartina geografica: si nascondeva pigra e rassegnata nell’abbandono.
A San Clemente era giunto, proveniente non si sa da dove, don Pantaleo, un tipo ormai anziano, smilzo, pochi capelli lunghi e grigi, rughe ampie sulla fronte e dall’aria misteriosa tanto quanto la casa in cui aveva deciso di abitare:
una casona circondata di mistero che dava adito alle voci più disparate: riti, malefatte…
Le vicende partono dalla morte di Marta Fontiuzzi, il cui marito aveva ereditato i beni del sopracitato don Pantaleo e scorrono in un alternarsi di passato e presente narrando una “Dinasty” di paese dove la famiglia Fontiuzzi appunto cerca di accaparrarsi beni materiali e proprietà. La cupidigia ed altre bramosie sono le vere protagoniste del racconto e vengono, volta per volta, impersonate da questo o quell’erede Fontiuzzi, dai fratelli, dalle nipoti e da donna Marta stessa. La scatola di cuoio null’altro è che la quintessenza del desiderio
…era sistemata da sempre su un cassettone di legno massiccio nello studio di don Pantaleo, a San Clemente. Dal giorno di Natale del 1968 aveva colpito Antonio Forini, trentasei anni, magro, un po’ curvo, quasi calvo, lenti spesse da miope, strampalato, un tipo che fra centomila lire e un portachiavi di metallo, sceglie il portachiavi senza pensarci due volte.
Zia Marta, la zia della moglie Margherita, gli aveva detto: - In quella scatola c’è un aggeggio. Si accende e appaiono cose strane…- Era bastato: da allora Antonio non aveva pensato ad altro. Così, quando ci furono da raccogliere le briciole di un’eredità enorme, alla morte della zia, Antonio non ebbe dubbi: - a me la scatola. A me
L’ignoto e l’immaginifico nascondono i desideri più inconfessabili, ma, in realtà, estremamente umani. Dietro i rosari recitati dall’anziano don Pantaleo, da zia Marta, da Lina, fedele donna di servizio e dalle nipoti stanno altri pensieri ben più terreni, ma comprensibili. Nell’alternarsi di “si fa ma non si dice” si svolgono tante delle vicende familiari che alla fine risultano un quadro forse un po’ grottesco, ma certamente gradevolissimo della media borghesia.
Gli accadimenti sono raccontati in maniera piacevole e lieve: non c’è nulla di esasperato nelle narrazioni anzi, i personaggi e i fatti sono più vicini alla normalità di quanto si possa immaginare. Si tratta solo di vedere, nel romanzo, quella “normalità” vista e narrata, però, attraverso occhi puritani o, forse, solo sotto una lente d’ingrandimento.
La scatola di cuoio è una narrazione che merita davvero d’esser letta sia per lo stile assai scorrevole, sia per i personaggi comuni, ma allo stesso tempo unici. Attraverso una storia familiare, Gianni Spinelli ha ritratto vizi e virtù, in fondo null’altro che peculiarità di tanti esseri umani.
La scatola di cuoio
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