La sconcia vita di Charles Bukowski
- Autore: Jim Christy
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
Jean Genet, drammaturgo e poeta francese fra i più discussi del Novecento, definì Charles Bukowski il miglior poeta d’America. Scritto qualche anno dopo la sua morte, questo piccolo volume di Jim Christy racconta la vita equivoca, sconcia, triste e allegra di Buk, e quanto, alla sua morte, in mezzo mondo sia stato lo scrittore più richiesto. Jim Christy, canadese nato negli USA, è uno scrittore eclettico che si occupa di saggistica, fiction e poesia.
Con La sconcia vita di Charles Bukowski rende un tributo sincero, crudo e divertente ad uno dei suoi scrittori americani più amati, arricchendolo di foto in bianco e nero.
Bukowski è ripreso in compagnia di chi lo ha amato, fotografato in una smorfia che sbeffeggia chi lo sta osservando o seduto in poltrona in mutande, alla guida della sua berlina, mentre fuma, beve caffè, suona il piano. Con il suo viso devastato dalle cicatrici di un acne giovanile, i denti rovinati dalla nicotina per le tante sigarette, i capelli sempre appiccicati in testa, le mani piccole e un addome rigonfio per le innumerevoli lattine di birra che amava bere, è stato un personaggio cinico, vitale e sporcaccione che ha saputo stregare e conquistare più di una generazione fino a divenire lo scrittore cult che è ancora oggi.
Viaggiare non gli piaceva e la sua lingua era una sola, la letteratura, scrive Christy. Non era un cosmopolita
ma ha scritto alcuni tra i migliori racconti e alcune delle migliori poesie mai scritte in inglese.
Bukowski aveva un talento così elevato nel comporre da far cambiare vita chi lo leggeva. Le donne lo hanno amato incondizionatamente, ha conosciuto e vissuto con barboni, prostitute, alcolizzati ed era felice di non possedere nulla. Un uomo solitario che chiamava teste d’uovo gli intellettuali, non volle mai far parte dei salotti letterari e non ebbe mai simpatie per i progressisti, anzi li detestò per tutta la vita. Prolifico nello scrivere, undici poesie a notte e un tra romanzo e un altro qualche sceneggiatura, eppure non aveva nulla dell’identità del romanziere che la letteratura fa immaginare. Uno dei soli tre scrittori della sua epoca che siano diventati modelli di vita.
Nato in Germania e vissuto in California Buk ebbe un’infanzia non facile. Il padre guidava con il cavallo il carretto del latte e con la depressione perse il lavoro. Sempre ubriaco picchiava il figlio e la madre. Adolescente, scoprì una piccola biblioteca nella zona e cominciò a sognare di fare lo scrittore. Andò via di casa presto, facendo qualsiasi lavoro. Tanti lavori senza pretese ma che gli permettessero di avere tempo per scrivere. Un biglietto per Los Angeles, New Orleans, Filadelfia, con una valigia di cartone, whisky e sogni. In quegli anni solo Kerouac, di due anni più giovane, avrebbe deciso, mollando tutto, di percorrere l’America da una costa all’altra del paese. Un po’ prima di compiere cinquanta anni si licenziò dall’impiego alle Poste, per mettersi a scrivere seriamente. Sarà il suo periodo più fecondo. Bukowski girava gli Stati Uniti per reading sempre più affollati e Lawrence Ferlinghetti iniziò a pubblicare i suoi libri consapevole di aver trovato una star. Lo si iniziò a conoscere fuori America, in Germania e nel resto dell’ Europa divenendo in breve tempo l’eroe letterario di tante persone.
Le letture e i libri che uscivano ogni anno avevano immancabilmente un effetto bomba. Nel salotto buono della letteratura lui era un toro scatenato, con la sua reputazione di un cane rabbioso arrivato dritto dritto dall’inferno. Nei circoli letterari per bene, Bukowski era considerato il peggiore degli incubi, un sogno orribile che nessuno avrebbe mai pensato potesse diventare realtà.
La prosa di Bukowski non è mai stata musicale, scrive infine Christy, ma forse proprio perché cruda, ridotta all’osso, senza artificiosità che lo ha reso un autore unico.
La sconcia vita di Charles Bukowski
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