La sorellina di Raymond Chandler

Una ragazza di provincia alla ricerca del fratello scomparso tra le strade di Hollywood, un medico che è stato radiato dall’albo capace di mediare la fuga di clienti esclusivi verso paradisi artificiali, due attrici rovinate dal successo, cadute nel vortice della corruzione e del vizio. Per finire, Philip Marlowe, l’ultimo degli investigatori privati, senza una morale per sua stessa ammissione.
Nemmeno questa varietà di personaggi eccentrici e squinternati riescono a far decollare il libro “La sorellina” del pur celebrato Raymond Chandler (Chicago 1888-1959).

Pur riconoscendogli le capacità di dialoghista/sceneggiatore che lo portarono a lavorare a lungo per la Paramount, sono rimasto abbastanza perplesso davanti alle atmosfere non sempre godibili di questo suo racconto lungo, che resta costantemente sul punto di decollare, senza peraltro riuscirci.

Forse l’autore cerca troppo la battuta facile, per strappare la risata al lettore. Forse non riesce a caratterizzare fino in fondo i singoli personaggi. Forse la trama è un po’ esile. O tutte queste cose insieme. Strada facendo, il rischio è quello di perdere il filo del discorso, il senso della storia.

Di cosa stupirsi? Le librerie sono piene di libri così, che lasciano un retrogusto amaro. L’importante è sempre e comunque leggere, per individuare gli scrittori più vicini alla propria sensibilità, senza stancarsi di cercare.

- Raymond Chandler, La sorellina, Feltrinelli (traduzione di Ida Omboni), pagg. 226

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