La sposa bianca di Ousmane
- Autore: Mariama Bà
- Categoria: Narrativa Straniera
Nel 2014 Giovane Africa Edizioni ha pubblicato il romanzo La sposa bianca di Ousmane della scrittrice senegalese Mariama Bà, tradotto in italiano da Antonella Beri.
L’autrice è nata a Dakar nel 1925 da una famiglia benestante e istruita, rimasta orfana è stata cresciuta dai nonni, educata alla conoscenza della lingua francese e ai dettami della religione islamica. Come letterata, nei suoi 55 anni di vita, si è fatta conoscere per le sue battaglie contro la disparità tra i sessi e la poligamia, e ha sempre inteso la sua arte come strumento di lotta per i diritti femminili. Ciononostante l’intellettuale dakarese ha mantenuto un atteggiamento a tratti critico nei confronti del termine “femminista”, che riteneva distante dalla realtà africana e troppo legato al contesto “occidentale”.
Secondo le consuetudini del suo paese, Mariama avrebbe potuto interrompere gli studi in tenera età, ma scelse di continuare a coltivare il suo talento e ne diede prova in due libri che hanno ottenuto successo anche oltreconfine, col plauso di eminenti giurie internazionali. Tra questi La sposa bianca di Ousmane è stato pubblicato postumo, nel 1981, poiché l’autrice morì di cancro nei mesi precedenti alla sua uscita. In alcuni riassunti brevi la trama del romanzo è spesso semplificata come racconto dell’amore tra un africano e una ragazza francese, ma la struttura della narrazione è assai più complessa e ambiziosa: questo è uno scritto di denuncia, che smonta la cultura e i modelli sociali del Senegal con delle critiche intelligenti e sottili, che trafiggono come un fioretto.
I protagonisti dell’articolata storia d’amore sono Mireille, figlia di un diplomatico francese che lavora a Dakar, e l’autoctono Ousmane, nato da un invalido di guerra (reduce del secondo conflitto mondiale) e una casalinga analfabeta. I due giovani si conoscono durante i loro studi, ma una volta scoperta la relazione i genitori della ragazza la rimandano in Francia, nella speranza di separare per sempre la coppia. In questa prima parte del romanzo i principali temi sociali affrontati sono l’educazione tradizionale maschile nella cultura senegalese, che non prevede che i bambini vengano abituati ad aiutare le madri nelle faccende domestiche, e il razzismo dei colonizzatori.
Tornata controvoglia in patria, Mireille si tiene in contatto epistolare col fidanzato lontano e partecipa alle proteste del maggio del ’68, prendendo parte ai disordini e trasformandosi in una teppista, unendosi a insensati atti di violenza e di vandalismo. Contemporaneamente, anche Dakar è attraversata dalle rivolte degli studenti:
“Una cieca violenza si levò nell’aria: sindacalisti e disoccupati, delinquenti e nullafacenti, tutti uniti nella stessa battaglia contro le forze dell’ordine”.
Tuttavia, in questo periodo il personaggio di Ousmane pare compiere un percorso di crescita che lo porta ad assumere posizioni rigidamente conservatrici.
Intanto, la passione degli amanti non si estingue e i due innamorati riescono a ricongiungersi, Ousmane sposa la ragazza e la porta con sé in Africa, ma pretende che ella si converta all’Islam:
“Avrebbe dovuto seppellirsi viva per poi resuscitare nel corpo di un’altra donna che avesse preservato solamente le sue sembianze fisiche”.
La giovane “bianca” è da tempo atea e nel Cristianesimo vede troppe limitazioni, ma sceglie di avvicinarsi alla fede islamica senza alcuna convinzione e senza meditare sulle conseguenze delle sue scelte.
La nuova vita della sposa si rivela presto un disastro: quando era più giovane, infatti, vergognandosi della sua indigenza, il marito non le aveva fatto incontrare la sua famiglia e l’aveva tenuta lontana dall’ambiente da cui proveniva. Mireille, ingannata, ha di fatto sposato uno sconosciuto. La bianca non sa nulla dei musulmani senegalesi:
“Ousmane, intransigente, costrinse Mireille senza pietà a rispettare le loro usanze nei doveri religiosi”.
Così l’europea si trova improvvisamente immersa in una società in cui le donne sono serve dei loro sposi e in cui l’oppressione è giustificata con la religione. “Perché tradirla?” afferma senza problemi Ousmane:
“Oltre a mia moglie posso tranquillamente sposare una Nera, visto che sono musulmano”.
“Le donne dell’Eden celeste, incomparabili in bellezza e virtù” osserva la romanziera, “rinforzavano [nei maschi musulmani] il coraggio e confermavano le loro inclinazioni libertine”.
La sfortunata francese, invece, era cresciuta con un’altra concezione della famiglia, fin dall’infanzia era stata abituata a muoversi “in un mondo in cui si poteva accettare dagli altri solo ciò che era ammissibile” e il cambiamento del marito, sempre più maleducato, freddo e disattento nei suoi confronti, la sconvolge.
In questa seconda parte dell’opera le vicende si fanno drammatiche, qui la critica è rivolta al razzismo dei neri verso la donna bianca, alla società senegalese e alle degradanti abitudini diffuse anche tra i maschi scolarizzati e di condizione più agiata.
Ne deriva una supplica implicita per il raggiungimento di un maggior progresso sociale; la figura che indica la direzione da percorrere è quella di un senegalese emancipato che ammonisce Ousmane per la sua ottusità: un uomo libero e indipendente, che nessuno ha mai visto in moschea, che non indossa l’abito tradizionale, che beve vino e mangia maiale, che conserva i suoi guadagni per la famiglia anziché sperperarli nell’ozio con i suoi amici e considera le donne sue pari. Rispettare la propria moglie e lasciarla libera di scegliere non significa essere “colonizzati”, ma progredire verso un mondo più giusto. Le conquiste femminili non sono merce straniera, ma fondamenti di civiltà.
Non è il caso di rivelare altro al lettore, la sua curiosità non va rovinata e troverà certamente appagamento in questo volume così ben scritto e concepito, redatto con uno stile elegante e maturo, in grado di creare delle scene che emozionano per il loro assoluto realismo. L’educazione greve, l’ambigua promiscuità e la frusta della scuola coranica, i contesti familiari castranti, la povertà, il disincanto, l’allontanamento dalle utopie giovanili e il crollo delle illusioni affettive compongono un ciclo in cui la psicologia e l’evoluzione dei personaggi sono indagate magistralmente. Tra queste pagine la miseria morale, la superficialità, l’invidia, l’amore e l’odio sono resi in maniera eccezionale.
La sposa bianca di Ousmane non è un libro (banalmente) femminista, esso contiene delle analisi ben più trasversali, che scuotono sia gli uomini che le donne e spingono a interrogarsi seriamente: è un testo che parla dell’Africa, ma che può toccare la coscienza di tutti.
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