La storia di una bottega
- Autore: Amy Levy
- Anno di pubblicazione: 2013
“Perché non dare una svolta in base all’unica cosa che sappiamo fare e cominciare a lavorare come fotografe professioniste? Così resteremo unite. Può essere un rischio, ma se falliamo avremo ben poco da perdere”.
Nella tentacolare e innovativa Londra della fine del XIX Secolo quattro donne ardimentose cercavano la loro strada consapevoli delle loro capacità. Quella delle sorelle Gertrude, Lucy, Phyllis e Fanny Lorimer è una sfida alla rigida morale vittoriana e alle convenzioni sociali del tempo contrarie all’indipendenza femminile che favorivano piuttosto matrimoni di convenienza, con i quali le donne affidavano il loro futuro agli uomini. Ma i nuovi tempi avanzano e il progresso non si può fermare. Le donne devono e hanno il diritto di lavorare, anche quello di aprire una bottega, uno studio fotografico nel cuore della capitale dell’Impero Britannico.
Una repentina perdita di fortuna seguita nell’immediato dalla morte del padre debonnair (affabile) e brillante tanto quanto era stato manchevole, così poco capace di far fronte alle dure prove dell’esistenza quanto sconsiderato nell’attaccarle, aveva posto le figlie di fronte a una scelta. Le ragazze sapevano fotografare e avevano ereditato uno studio con attrezzature per la luce e tutto il resto. Nonostante il parere contrario di Mrs Septimus Pratt, alias zia Caroline che apparteneva a quella “dannata classe della comunità che faceva prevalere volontà e potere su intelletto e sensibilità”, le sorelle avevano dapprima venduto la vecchia casa di famiglia per trasferirsi nel cuore di Londra al 20 B di Upper Baker Street dove avevano affittato un negozio con relativo appartamento sopra allo studio.
“Sopra la porta che dava sulla strada fu sistemata una grande insegna nera, sulla quale era scritto a lettere d’oro: G. & L. Lorimer: Studio fotografico”.
Qui nelle adiacenze della stessa fittizia via nella quale Arthur Conan Doyle aveva fatto risiedere la coppia Holmes & Watson (Upper Baker Street) le Lorimer si erano accorte di non essere né “bambine disubbidienti, folli sognatrici” né “una banda di ragazze capricciose e sciocche”.
The Romance of a Shop: per la prima volta in italiano
La storia di una bottega (titolo originale del volume: The Romance of a Shop), che Oscar Wilde definì “una storia intelligente e brillante”, redatto nel 1888 da Amy Levy (1861 - 1889) scrittrice, poetessa, traduttrice dal tedesco, autrice di articoli e racconti dalla penna innovatrice e intuitiva, viene pubblicato ora per la prima volta in Italia nella collana Atlantide dalla Jo March Agenzia Letteraria, casa editrice fondata nel 2009. Le editrici Valeria Mastroianni e Lorenza Ricci, fedeli alla loro idea originaria (“andare in cerca di narrativa originale, in grado di dare espressione linguistica e poetica alla nostra contemporaneità, e riportare alla luce narrativa lontana, nel tempo o nello spazio, a torto dimenticata o mai tradotta in lingua italiana”), hanno tradotto questo romance con maestria e ricercatezza riuscendo a cogliere attraverso il lessico le trasformazioni sociali di una Londra in pieno fermento.
È singolare il fatto che Amy Levy, prima donna ebrea a essere ammessa all’Università di Cambridge nel 1879, morta suicida un anno dopo la pubblicazione di questo libro, abbia scritto i suoi tre romanzi The romance of a Shop, Reuben Sachs (entrambi del 1888) e Miss Meredith (1889) alcuni anni prima delle rivendicazioni femministe combattute dalle suffragette per ottenere il diritto di voto. Venti anni prima del grande corteo della Women’s Social and Political Union che nel giugno del 1908 avrebbe sfilato a Hyde Park quattro (non più) Piccole Donne anzi New Woman (New Woman Novel, romanzi di protesta sulla condizione femminile in voga negli ultimi anni dell’Ottocento) scommettevano contro un destino che le avrebbe volute insegnanti, governanti o istitutrici. Nell’introduzione Nel breve spazio di un momento, Silvana Colella riporta alcune frasi di un articolo di Amy Levy del 1888 dedicato alla vita culturale dei club femminili londinesi:
“non senza rimpianto osserviamo il vecchio ordine cambiare e lasciare spazio al nuovo”.
Mai reprimere le legittime aspirazioni femminili soprattutto nella Londra di fine Ottocento dove “grandi forze anonime” facevano girare la ruota della fortuna citata in un verso di una poesia di Tennyson che si trova nell’epigrafe del primo capitolo del volume.
“Fai girare, o Fortuna, fai girare la ruota e umilia l’orgoglioso; Fai girare la tua ruota selvaggia con il sole, la tempesta e la nebbia; Non abbiamo né odio né amore per te e la tua ruota”. Alfred Tennyson Idylls of the King: Song from the Marriage of Geraint
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