La strettoia della nostalgia
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- Fotografie di Carlo Maria Elia, Sergio Ferraro, Bonaventura Zumpano e testo di Corrado Iannino
Fotografie e ricerca storica documentano la devastazione del centro storico di Catanzaro e la distruzione di palazzo Serravalle. Un lavoro che è monito per ogni città che voglia continuare ad essere subalterna al mito di una falsa modernità.
La strettoia della nostalgia racconta le vicende di una città di provincia avvenute quarant’anni fa, ma è la storia della sopraffazione di un popolo, di un’intera città che è stata espropriata dal suo diritto alla memoria, alla conservazione del proprio patrimonio storico e culturale. In questo senso la testimonianza delle immagini e la ricostruzione storica che hanno per tema l’abbattimento di palazzo Serravalle a Catanzaro raccontano le profonde trasformazioni urbanistiche realizzate a Catanzaro a partire dal 1957, anno di adozione del Piano Regolatore Generale e diventano il paradigma di un’Italia devastata dall’invasione delle automobili a cui tutto viene sacrificato.
La mancanza di un vero e proprio PRG a Catanzaro da tempi più remoti, come evidenziato nella straordinaria ricerca storica, premessa al libro, dal dott. Corrado Iannino, ha determinato una selvaggia edificazione senza un disegno che desse una logica allo sviluppo della città. Ciò nonostante, l’amministrazione comunale individuava quale unico male della città il tessuto storico del cuore antico.
Una città che nel piano regolatore dimenticava di inserire le superfici per le aree scolastiche, e che perciò veniva bocciato, individuava nel comparto edilizio tra piazza Piazza Grimaldi e Largo San Francesco il mostro da abbattere, il vecchio fatiscente insalubre da distruggere. Una città e amministratori incapaci di pensare al nuovo, di bilanciare gli inevitabili interessi economici che ruotano attorno allo strumento urbanistico, distrussero quello che esisteva senza tener conto delle voci cittadine di dissenso e della storica dell’arte Emilia Zinzi che si opponeva.
Di fronte alla difesa portata avanti strenuamente dalla Soprintendenza nella persona del dott. Greci, del ministero ai beni culturali, con Ministro Spadolini, con un colpo di scena da film noir il palazzo Serravalle subì un incendio, sulle cui cause non è chiaro se si indagò, e che decretò il definitivo necessario abbattimento del palazzo Serravalle. Come nella Roma di Nerone, un incendio risolse il problema, ma nella Roma di Nerone si edificò la Domus Aurea, al Serravalle non si sostituì nulla, ed oggi ci sono dei giardinetti che, mai progettati, sono in qualche modo risemantizzati con la presenza di persone, per lo più anziani, che qui si fermano alle panchine (anche se piani speculativi erano nel cassetto, pronti ad essere messi in cantiere).
Gli autori delle foto sono oggi tre signori di mezza età (laureati in medicina, ingegneria, legge) che non sono fotografi professionisti e hanno scattato queste immagini con lo sguardo innocente, ma già severo, di adolescenti che documentando il tragico evento, lo hanno consegnato alla comunità con una forte carica espressiva. Le foto, infatti, sono eloquenti, c’è lo sfascio delle macerie che genera lo sguardo attonito dei passanti, le ruspe che attaccano i palazzi storici con i loro preziosi dipinti parietali, evocano il “piccone demolitore” del potere assolutistico.
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