La terza (e ultima) vita di Aiace Pardon
- Autore: Alessandra Selmi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Baldini+Castoldi
- Anno di pubblicazione: 2015
A Milano, “era una di quelle giornate umide di fine novembre”. All’ufficio denunce del Commissariato Garibaldi Venezia si era presentata Bianca, una barbona di una certa età “infagottata in un piumino logoro e unto”. Ciò che contraddistingueva la barbona dagli altri clochard era il suo parlare forbito ed erudito che denotava un passato particolare. La donna voleva denunciare il probabile omicidio di un anziano barbone suo amico, Aiace detto Pardon, uomo mite e timido. Il clochard, soprannominato Pardon perché aveva l’abitudine di scusarsi in continuazione, aveva eletto come sua dimora la stazione Centrale di Milano dove chiedeva l’elemosina. La barbona era convinta che Aiace fosse stato ucciso dall’uomo che gli aveva lasciato i soldi, “l’uomo dalle scarpe lustre” come lo chiamava Pardon, che era riuscito a vedergli solo le scarpe perché ipovedente a causa della cataratta.
Degli agenti presenti al momento della denuncia, soltanto il simpatico e scanzonato vice sovrintendente Alex Lotoro, proveniente da una famiglia di gendarmi, era rimasto colpito dalla donna che parlava “come se avesse mangiato un dizionario”, con una leggera inflessione milanese molto elegante. Lotoro si domandava se la barbona avesse dichiarato la verità, perciò il giovane poliziotto aveva cercato la donna per due settimane senza trovarla in varie zone della città, Alex era preoccupato perché se quanto affermava la barbona fosse stato vero, forse “la vecchia poteva riconoscere l’assassino” e quindi era in pericolo. “Quando ormai aveva perso ogni speranza” suggerirono a Lotoro di andare a cercare la barbona alla chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, in Corso Magenta. La donna, habitué della chiesa, aveva descritto a Lotoro le bellezze degli affreschi. Dopo il sovrintendente l’aveva invitata in una pasticceria, dove Bianca aveva ordinato alcune varietà di dolci. Davanti alle ghiottonerie la donna gli aveva raccontato del probabile assassino.
L’uomo dalle scarpe lustre “alto, ben vestito, portava un impermeabile dal taglio classico” aveva donato ad Aiace la prima volta cinquanta euro, poi cento in un secondo incontro. In seguito il generoso donatore non si era più visto e l’ultima volta che la donna aveva incontrato il suo amico era stato la sera del ventidue novembre.
“Il corpo di Aiace Pardon fu rinvenuto alle sei e trenta della sera del 10 febbraio nel parco Forlanini”.
Quindi “la vecchia aveva avuto ancora ragione”. Alex non la vedeva da prima di Natale, quando aveva avuto voglia di regalarle una grande sciarpa di cachemire. A lui era spettato l’ingrato compito di dire a Bianca quello che era accaduto ad Aiace. L’improbabile coppia composta dal perspicace poliziotto e dalla colta e spiccia barbona sarebbe riuscita a dare un volto all’assassino, complice una Milano dai toni grigi, vividamente descritta.
La terza (e ultima) vita di Aiace Pardon è il felice debutto nella narrativa di Alessandra Selmi, nata a Monza nel 1977, la quale ha esordito nell’editoria giornalistica come redattrice per le testate “Vogue” Sposa e “Vogue Bambini”, che potrebbe avere un seguito interessante. L’autrice lombarda ha il merito di trattare un tema sempre più attuale com’è quello degli homeless, i cosiddetti “invisibili” che la nostra società sempre più distratta non guarda o fa finta di non vedere. Eppure, complice il perdurare della crisi economica, nell’Europa del Terzo Millennio i senzatetto sono diventati quasi due milioni, 50mila solo nelle grandi città. Un triste fenomeno in crescita del 45% rispetto agli anni precedenti soprattutto a causa della congiuntura economica sfavorevole.
È stata una senzatetto infagottata in un logoro piumino marrone, incrociata per caso alcuni anni fa alla stazione Termini di Roma, ad aver dato l’idea del romanzo all’autrice, che in quel momento stava leggendo “l’ennesimo Maigret” e ha dichiarato
“Osservandola pensai che quella sarebbe stata una detective ideale: non solo nessuno presta attenzione ai clochard, ma anzi la gente preferisce voltare la testa dall’altra parte, quando ne incontra uno. Quale investigatore potrebbe essere più discreto?”
La terza (e ultima) vita di Aiace Pardon
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