La via degli eroi
- Autore: Antonio Melis
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
Krock! Un sasso ruzzola colpendone un altro e un altro e un altro ancora. Clickc!! Clicklilllliclick, spariAAAAAAmo nel mucchio, spariAAAAAAmo nel vuoto, spAAAro senza puntare.
C’è una cadenza futurista in questi testi, sembra di leggere Marinetti (Zang Tumb Tumb) nella prima testimonianza incontrata nel volume di Antonio Melis “La via degli eroi. Gli arditi sul monte Grappa”, prima edizione nel marzo 2018, per i tipi dell’Editoriale Programma di Treviso (191 pagine 9.90 euro).
È un lavoro dedicato alle straordinarie imprese dei reparti d’assalto dell’esercito italiano nell’ultimo anno della Grande Guerra. È stato ispirato all’autore, militare di professione, da una visita al grande Sacrario sul Monte Grappa ed ai luoghi degli epici combattimenti sul massiccio veneto, che tra fine 1917 e l’estate 1918 consentirono alle truppe grigioverdi di fermare l’avanzata austroungarica dopo Caporetto e ad ottobre di ricacciare le divisioni dell’imperatore dietro il baluardo del Grappa, verso i vecchi confini ed oltre, fino all’armistizio del 4 novembre ’18.
Melis, trevigiano, classe 1965, ha frequentato la Scuola Militare Alpina di Aosta ed è stato impegnato in operazioni sul territorio nazionale e nei teatri d’azione esteri dove si sono svolte le missioni di pace italiane in questi anni. È un eccellente pubblicista, ha pubblicato numerosi libri e tantissimi articoli di contenuto storico-militare. È appassionato di storia, fotografia, podismo e montagna, tutto trasferito in questo libro, corsa compresa. Non a caso, gli arditi erano assaltatori velocissimi, celebrati per le loro imprese, ammirati per il coraggio, invidiati per qualche privilegio, temuti dal nemico per la condotta di guerra “diversa”, difficile da affrontare.
L’ufficiale che con prosa futurista descrive lo scontro contro i soldati che montavano drappi neri sulle canne dei fucili, è un “nemico”, il colto capitano H. Lang, dell’esercito austriaco, in linea sul Col Moschin assaltato all’alba del 14 giugno 1918 dai nostri arditi (sarà conquistato il 16).
Vede una massa grigioverde risalire arditamente la collina presidiata dal suo reparto. Gli italiani avanzano senza sparare. Le lame dei pugnali scintillano. La prima linea è presa senza esplodere un colpo. Sono inarrestabili. I suoi fanti vacillano di fronte a questi aggressori senza paura, che si fanno avanti con un atteggiamento tanto sprezzante del pericolo da sembrare scanzonato.
Gli austriaci si arrendono, almeno quelli che non sono stati sopraffatti e uccisi o hanno scelto la fuga. Il capitano Lang è prigioniero.
Da una parte mi interrogano gli sconfitti. Mi sfidano i vincitori dall’altra. Un canto ci riporta tutti alla realtà, un canto di vittoria. Un drappo nero con un teschio svetta sopra la collina.
Così si conclude la brillante narrazione che apre il lavoro di Melis, ispirato dall’ammirazione per quei combattenti speciali, nata qualche anno fa, dice. Salendo in compagnia del figlio nell’area monumentale realizzata sulla sommità della Nave del Grappa, ebbe modo di esaminare con attenzione i quattordici cippi in granito che sulla “Via Eroica” ricordano le località di battaglie cruente. Dal Brenta al Piave, ripercorrono l’intero fronte locale: Col Moschin, Col del Miglio, Col della Berretta, Monte Asolone, Monte Pertica, Ca’ Tasson, Monte Prassolan, Col dell’Orso, Monte Salarolo, Monte Fontanasecca, Monte Valderoa, Monte Spinoncia, Porte di Salton e Monfenera.
Nel volume splendidamente illustrato, dopo una ricostruzione storica della creazione dei reparti d’assalto, l’autore si sofferma antologicamente su ognuna delle cime del massiccio e sui relativi combattimenti. È un libro scattante come gli arditi, la confezione grafica è vivace, molto curata. Un andamento mosso, tendente al molto agitato. Un gran bel lavoro. Originale, imperdibile per gli appassionati di storia.
Per ciascuno dei luoghi, un’agile scheda fornisce le informazioni geografiche e stradali che consentono di progettare una visita. Vengono suggeriti finanche i sentieri, per un’eventuale passeggiata. Utile anche l’indicazione dei punti di ristoro.
Non resta che andare sul Grappa, guidati da Antonio Melis, a immaginare l’azione di quei giovani robusti dall’aria fiera e “ribalda”, che vediamo ripresi nelle immagini d’epoca mentre marciano inquadrati, a torso nudo, pantaloni grigioverdi e fasce gambiere. Sembrano più alti degli altri fanti. Più gagliardi. Bella gente.
Ma torniamo al capitano Lang. Il suo punto di vista è esemplare: è quello del nemico.
I reticolati crollano sotto il peso di un’orda animale. Il nemico dilaga nel corpo a corpo. Clickclillllllcklick senza colpi.
Imbraccia il fucile, le mani tremano, fatica a innestare la baionetta. Due suoi soldati si armano… di un fazzoletto bianco. Furioso, li vede tremare con le mani incrociate sopra la testa. Urla “vigliacchi” ed uno gli salta addosso, deve liberarsene colpendolo al volto con una mazza. A 50 metri, un soldato lo sta guardando con aria spregiudicata, l’italiano lascia il moschetto, sfodera il pugnale, lo sfida.
L’ardito ha la meglio, ma risparmia l’ufficiale nemico.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La via degli eroi
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